Mika Hakkinen ha vinto due mondiali in F1, per poi dedicarsi ad altri tipi di competizione. L’ex pilota è sempre legato alla McLaren.
Uno dei piloti più acclamati della F1 moderna è stato Mika Hakkinen, acerrimo rivale di Michael Schumacher e della Ferrari a cavallo tra fine anni Novanta ed inizio del nuovo millennio. Il finlandese ha legato la sua carriera alla McLaren, squadra a cui è stato legato sin dal 1993 dopo il debutto avvenuto in Lotus due anni prima.
Dopo l’addio di Ayrton Senna per quello che sarebbe poi stato il fatale approdo in Williams, Mika iniziò a diventare il leader del team, catturando anche diversi podi e buoni risultati, anche se il team di Woking era ben lontano dall’essere sufficientemente competitivo per sfidare i top team.
Nel 1995, la McLaren passò dai motori Peugeot a quelli Mercedes, propulsori che avrebbe mantenuto sino al 2014. L’annata di Hakkinen fu funestata da un terrificante incidente avvenuto ad Adelaide, durante le prove del Gran Premio d’Australia. Il pilota finì in coma per diversi giorni, restando segnato da un problema di udito all’orecchio destro. Il danno fu causato da una frattura della base cranica.
Nonostante la terapia intensiva e lo shock per quanto avvenne, a dicembre fu lo stesso Mika ad annunciare la sua volontà di restare nel Circus. Di questa scelta non si sarebbe pentito. Nel 1996 arrivò al suo fianco il giovane David Coulthard, con il quale formò una coppia che sarebbe entrata nella storia.
Hakkinen ottenne la sua prima vittoria a Jerez nel 1997, in quel Gran Premio d’Europa che consegnò il titolo a Jacques Villeneuve, facendo guadagnare la fama di scorretto a Schumacher. Il canadese decise di cedere la vittoria a Mika, che felice come un bambino poteva dire di avercela fatta: era entrato tra i grandi di questo sport.
Tutto questo era solo un antipasto, visto che il 1998 ed il 1999 lo avrebbero reso il più forte di tutti. Grazie all’arrivo del geniale progettista Adrian Newey in McLaren, il team di Woking divenne in un baleno il team di riferimento, superando la concorrenza di Ferrari e Williams.
Con una serie incredibile di vittorie ad inizio stagione, Hakkinen divenne il favorito numero uno per la conquista dell’iride, ma Michael Schumacher è duro a morire. Il tedesco, facendo i salti mortali considerando l’inferiorità tecnica della sua Ferrari, riuscì a portare la contesa iridata sino in Giappone. Il Kaiser fu costretto al ritiro da una foratura, consegnando il titolo allo straordinario finlandese.
Nel 1999, fu ancora Mika a portare a casa il titolo, ma contro un avversario diverso. Eddie Irvine sfiorò l’impresa dopo l’infortunio occorso a Michael al GP di Silverstone, ma la Ferrari riuscì ad imporsi nel campionato costruttori. Per quello piloti servì aspettare Suzuka 2000, quando il tedesco riuscì finalmente a piegare la resistenza del bi-campione del mondo della McLaren.
Dopo un 2001 vissuto in sofferenza e con appena due vittorie, il grande Hakkinen annunciò un prematuro ritiro, ad appena 33 anni di età. Il nativo di Vantaa giustificò la sua scelta con la voglia di passare più tempo in famiglia, per godersi la vita lontano dai riflettori. La fama di gentleman ha sempre contraddistinto la figura del nordico, che viene ricordato con grande affetto da tutti gli appassionati del Circus.
Dopo il ritiro dalla F1, Mika Hakkinen ha continuato a correre. La sua esperienza principale riguarda il DTM, dove ha corso tra il 2005 ed il 2007 a bordo della Mercedes, centrando anche tre vittorie. Indimenticabile l’impresa costruita al Mugello, quando si impose partendo quindicesimo in una giornata di metà luglio dove si sfiorarono i 50 gradi.
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Dopo il ritiro ufficiale dalle competizioni, Mika è rimasto all’interno del mondo dei motori. Dal 2017 è ambasciatore della McLaren, ma spesso lo troviamo anche come commentatore per la televisione finlandese. L’ex campione del mondo è un insospettabile esperto del mondo social, ed è co-fondatore dell’applicazione iNZDR, utilizzata da molti personaggi famosi per la cura delle loro raccolte fondi. Il buon vecchio Mika si fa vedere spesso nel paddock del Circus, un ambiente che avrebbe dannatamente bisogno della sua presenza fissa.
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