La MotoGP è un mondo dove la tecnologia ha fatto passi da gigante, in diverse parti dei prototipi. Ecco quanto valgono.
In inverno, la carovana della MotoGP approfitta di questi mesi per ricaricare le batterie in vista della nuova stagione. Quest’anno, si tratta di un periodo di grande speranza per l’Italia, che nonostante il ritiro di Valentino Rossi sogna qualcosa di importante per il campionato 2022.
La Ducati è infatti la favorita numero uno per il prossimo mondiale, dove Pecco Bagnaia scatterà con i galloni di capitano della casa di Borgo Panigale. La Desmosedici GP21 progetta dall’ingegner Gigi Dall‘Igna si è dimostrata incredibilmente veloce nel Motomondiale appena concluso, ed i primi aggiornamenti sulla GP22 fanno ben sperare.
I test di Jerez hanno confermato gli ottimismi, ed i problemi sulla gestione delle gomme che si erano palesati nella prima parte di stagione sembrano essere scongiurati. Il corretto utilizzo delle mescole è un qualcosa di fondamentale al giorno d’oggi, e questo vale sia per la MotoGP che per la F1.
La lotta tra costruttori ha visto protagonisti Bridgestone e Michelin dagli anni Duemila in avanti, cosa che si è vista anche nella massima serie automobilistica. La casa francese ha dominato la scena fino al 2007, quando il marchio nipponico ha equipaggiato la Ducati di Casey Stoner portandola al trionfo. Valentino Rossi, che correva sulla Yamaha equipaggiata dalla Michelin, si lamentò più volte dell’inferiorità delle sue coperture, e la situazione migliorò già dall’anno seguente.
La Bridgestone è poi diventata fornitore unico dal 2009 al 2016, per poi cedere nuovamente il passo ai transalpini che sono, tutt’oggi, coloro che detengono il monopolio del monogomma. Lo sviluppo degli pneumatici negli ultimi anni è stato impressionante, aiutando le moto ad aumentare le loro prestazioni preservandone la durata. Andiamo a scoprire qualcosa in più riguardo a questo aspetto.
MotoGP, Yamaha furibonda con Vinales: le parole sono durissime
MotoGP, ecco quanto possono valere queste parti
Una moto per un team cliente può valere ben 2 milioni di euro, ma il prezzo è totalmente comprensibile visti i costi che ci sono dietro a determinati aspetti. L’elettronica che c’è dietro ad una MotoGP viene a valere oltre 100 mile euro, se inclusa di cavi, cruscotto e sensori. Il motore è il pezzo più costoso, e non scende sotto ai 250 mila euro come prezzo minimo.
Il problema è che il propulsore è una delle poche parti che resta congelata per tutto l’anno, dal momento che viene letteralmente sigillato ed i team non sono autorizzati ad apportare modifiche. Un kit di freni va oltre i 70 mila euro, mentre il prezzo incredibile è quello che riguarda le cadute. In media, uno scivolone di lieve entità costa all’incirca 15 o 20 mila euro. Inoltre, un singolo treno di gomme vale circa 4 mila euro.
Tragedia nel mondo dei motori: il famoso personaggio si è spento
La MotoGP è diventata, proprio per motivi simili, costosissima e meno accessibile ai piccoli costruttori rispetto al passato. Gli investimenti, nonostante la crisi economica, proseguono ed attualmente ci sono diverse case ufficiali impegnate: Ducati, Honda, Yamaha, KTM, Suzuki ed Aprilia, le quali, ogni anno, fanno importanti sacrifici per lottare al vertice. Da non sottovalutare anche i team privati, spesso in grado di fare meglio di quelli legati direttamente ai costruttori.