Anche Valentino Rossi ha vissuto degli anni di difficoltà, ecco cosa ne dice, chi lo ha conosciuto da molto vicino.
Sembrerà uno scherzo, ma non lo è. Dopo ventisei anni, Valentino Rossi non sarà in pista per una categoria del motomondiale, eppure, indovinate per chi sarà una stagione memorabile: per lui. Perché la VR46 esordirà in MotoGP, con Marini e Bezzecchi. Accanto a quest’ultimo, ci sarà Matteo Flamigni.
Flamigni sarà infatti, il team manager del ventitreenne. Il Mooney VR46 Racing Team adesso ha le sue moto nuove di zecca e deve soltanto mettersi in pista con tutte le altre. Flamigni si dice soddisfatto dei test a Sepang e Mandalika, calcolando anche che Bezzecchi è un esordiente e le due ruote della MotoGP, non sono uguali a quelle di altre categorie. C’è certamente da lavorare, spiega l’italiano, ma si può avere moderato ottimismo.
Il cambio ruolo e soprattutto, con un altro pilota. “Quando Vale ha comunicato a tutti la sua decisione di ritirarsi, dopo essere stato il suo operatore di telemetria per 18 anni, difficilmente mi sarei visto in questo ruolo con un altro pilota”, dice Flamigni a corsedimoto.com. “Sono un romantico: questa storia era così bella che non volevo ripeterla con nessun altro, quindi doveva finire così. Allo stesso tempo ho iniziato a pensare a quale potesse essere la situazione ideale per ritrovare quello stimolo e quella passione che mi ha sempre contraddistinto, e l’ho trovata con questa soluzione”.
Sul suo nuovo lavoro, il nuovo assistente di Marco Bezzecchi, spiega quanto sia importante il lavoro di ingegnere capo. Per un team è molto importante ed oltre a gestire tutta la parte elettronica, ora c’è anche il lavoro della squadra da coordinare. L’elettronica è sempre da controllare, ma non lo si fa e basta, ora, spiega Flamigni, c’è da coordinare tutti gli ingegneri che ogni volta lavorano ad un pezzo. E parla benissimo degli anni in cui ha lavorato in Ducati, il cinquantunenne, che dice di essersi sentito a casa ed aver conosciuto ragazzi molto intelligenti.
Ma qualcosa, proprio in quel biennio, non andrò: “In quegli anni Valentino si lamentava che fosse una moto molto particolare e difficile – spiega il romagnolo – Ad un certo punto chiese la realizzazione di un telaio, che allora la Ducati non aveva: così è stato creato questo telaio, ci hanno lavorato, in quei due anni abbiamo fatto tante modifiche e prove”. Le Desmosedici di oggi, conclude l’ingegnere, potrebbero essere figlie di quelle creazioni chieste dal Dottore.
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