L’asino, ormai da anni mascotte della squadra del Napoli, era destinato a non accompagnare gli azzurri: ecco prima cosa c’era.
Come tante altre, anche questa storia nasce dall’immortale ironia dei napoletani, che riuscirono persino a cambiare la mascotte della loro squadra di calcio, trasformandola da un regale quadrupede, ad un suo “parente”, ben più mansueto.
I tifosi azzurri, che hanno ricevuto da Amazon Prime una bellissima notizia su Maradona, conosceranno già la storia di come il simbolo della squadra del Napoli, sia effettivamente divenuto un asinello, “‘O ciuccio”, che tuttora è legato agli azzurri. Ecco come mai.
Niente asino: chi rappresentava il Napoli
Nel 1926, quando fu fondata l’Associazione Calcio Napoli al centro dello stemma c’era un simbolo della città, che ad oggi è rimasto, il cavallo rampante che ricordava il Regno di Napoli. Ma sapete quanto durò quel simbolo, sulle maglie da calcio della società? Meno di una stagione. Alla prima apparizione in Prima Divisione il Napoli racimolò davvero pochi successi e qui nacque tutto.
Su un giornale satirico dell’epoca, un giornalista, a proposito di quella squadra, scrisse: “Ato ca cavallo sfrenato, a me me pare ‘o ciuccio ‘e fichella, trentatré chiaje e a coda fraceta!”. Tralasciando l’etimologia della parola fichella, il ciucco citato è ovviamente l’asino, animale ben meno scatenato del cavallo rampante. A quanto pare, mascotte all’epoca molto azzeccata per quel che riusciva a far di buono (poco), la squadra napoletana.
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