Adrian Newey è il geniale papà delle vetture della Red Bull Racing. Le strade avrebbero potuto prendere altre direzioni nel corso del passato.
In molti avrebbero voluto vederlo in azione sul tecnigrafo di Maranello, ma il matrimonio tra la Ferrari e Adrian Newey non si è mai consumato. L’inglese, come molti suoi connazionali, ha sempre vissuto la possibilità di trasferirsi in Italia come impraticabile. Troppo lontane le due culture. Troppo radicata l’idea che nel Bel Paese tutto sia più complicato, politico e polemico.
Eppure, nel 2014, anno del debutto dell’era ibrida e dei motori V6, le due parti si stavano per incontrare. A raccontarlo è stato lo stesso 63enne imputando il suo desiderio di partire per altri lidi alla mancanza di competitività del motore Renault.
Newey – Ferrari: perché non si sono incontrati
Nelle sua storia recente la Red Bull se l’è presa numerose volte con il marchio francese, perlopiù proprio per la sua presunta incapacità di fornire una power unit all’altezza della lotta iridata. Ma che un appunto del genere potesse arrivare anche dal mite ingegnere nessuno se l’aspettava.
“Non avrei voluto spostarmi da Milton Keynes, ma con una PU tanto scarsa avevo valutato l’idea”, ha confidato a The Race.
Che le trattative fossero a buon punto è provato dal fatto che l’allora team principal del Cavallino Stefano Domenicali incontrò il tecnico in aeroporto per discutere della chiusura del contratto. A motivare il britannico la frustrazione per la mancata comprensione della nuova sfida motoristica da parte della Losanga, al contrario di quanto era avvenuto fino a quel momento con il V8 termico che ben si amalgamava con il diffusore soffiate studiato dal geniale designer.
“Sembravano più interessati agli aspetti del marketing che della prestazione“, ha attaccato. Descritto dall’indimenticato Frank Williams come un vero stacanovista amante della vittoria senza sé e senza ma, davanti ad un simile comportamento Adrian faticava a stare a guardare.
“Se si lavora con un fornitore che ti propone un propulsore evidentemente inferiore a quello della concorrenza, ma dimostra di essere desideroso di sistemarlo e migliorarlo, riesci ad accettare la situazione. Al contrario, se il tuo partner non riconosce di essere in difetto e non è interessato a correggere o intervenire, tutto diventa più complesso. A me aveva causato un crollo della motivazione. Pur amando lo sport, non avevo più voglia di farne parte“, si è aperto in maniera inedita, lui che di solito è taciturno e poco presente nel paddock se non in quel breve tragitto dall’hospitality al box armato di quaderno e appunti.