Niki Lauda, il campione nato due volte: l’incidente che l’ha segnato

Niki Lauda è stato uno dei più grandi piloti della storia e la sua incredibile abilità alla guida lo ha reso uno degli immortali della F1.

L’automobilismo ha regalato nel corso di ogni epoca una serie incredibile di piloti che hanno avuto modo di scendere in pista almeno per una volta, alcuni rimanendo dei comprimari, pochi campioni e pochissimi leggende, e in questa ultima categoria è davvero impossibile non far rientrare anche Niki Lauda.

Niki Lauda (GettyImages)
Niki Lauda (GettyImages)

La F1 è sempre stato un mondo spietato e che ha dato la possibilità solamente a pochissimi di poter emergere e di realizzare un sogno che troppo spesso viene accantonato quando ancora si è molto giovani.

La corsa e la velocità sono una grande passione per molti, anche per chi ha avuto una vita molto agiata e nel lusso, come chi ha avuto modo di nascere in una delle famiglie più ricche d’Austria e d’Europa.

Niki Lauda però non aveva in mente di gestire solamente i soldi di famiglia, non aveva in mente di vivere di rendita o di entrare a far parte dell’azienda che suo nonno aveva reso grande, il ragazzo volevo solamente salire su una monoposto e diventare il più veloce di tutti.

La storia di Lauda è davvero molto affascinante e avvincente, tanto è vero che non furono pochi i suoi sotterfugi per poter diventare un pilota professionista, nascondendo il tutto alla sua famiglia, rischiando addirittura di essere diseredato.

Ma una passione, quando è vera e genuina, non può essere smussata da nessun tipo di ricatto morale e psicologico e così, a inizio anni ’70, abbiamo potuto assistere a uno dei più grandi piloti che sia mai visti su una pista automobilistica.

Niki è stato un vero e proprio computer umano, tanto è vero che qualcuno pensò che il suo vero ruolo fosse quello di collaudatore, perché l’austriaco era in grado di percepire qualsiasi minimo problema della vettura e capire quando questa poteva essere modificata per migliorare le prestazioni.

In gara non fu mai uno che portava la macchina oltre le proprie potenzialità perché provava un enorme e sincero rispetto per essa, quasi come se fosse parte della sua vita, come se fosse una persona che meritava di essere considerata molto di più di una semplice vettura.

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Per questo Niki Lauda ci mise del tempo per convincere tutti del suo valore, per questo quando era in March tutti ritenevano Ronnie Peterson, altro grandissimo pilota, il vero numero uno perché in grado di portare la monoposto oltre il proprio potenziale, ma c’era qualcuno che amava la vettura tanto quanto Niki: Enzo Ferrari.

Niki Lauda, il trionfo in Ferrari e la grande paura del Nurburgring

Niki Lauda arrivò in Ferrari nel 1974 tra lo stupore generale, ma Enzo Ferrari aveva visto in quel giovane ragazzo un talento sopra la media e fin dal primo anno, nonostante un clamoroso calo della macchina che nelle ultime gare continuò a rompere, dimostrò ampiamente tutta la sua qualità e il salto per diventare un campione del mondo era dietro l’angolo.

Nel 1975 infatti Niki divenne entrò a far parte dell’albo d’oro più ambito di tutto il mondo automobilistico e con la grande potenza della Rossa, erano in tanti a essere sicuri che quel ragazzo viennese sarebbe stato in grado di aprire un vero e proprio impero, ma il Fato sa essere crudele e beffardo.

Il circuito del Nurburgring è sempre stato considerato uno dei più pericolosi del mondo e l’1 agosto del 1976 rischiò davvero di completarsi la tragedia.

La Ferrari dell’austriaco iniziò a diventare inguidabile e questo causò uno scontro della monoposto con l’esterno della pista e la vettura in un attimo prese fuoco, con Lauda impossibilitato a uscire e la sua grande fortuna, dato che i soccorsi arrivarono con tremendo ritardo, furono i colleghi Edwadrs, Ertl, Lunger e soprattutto Merzario, quel ragazzo che per tutti avrebbe dovuto prendere il posto alla Rossa nel 1974 proprio al posto di Niki.

Le ustioni furono gravissime e per molti giorni non si seppe molto sulle sue condizioni che rischiarono di peggiorare ogni momento sempre di più, ma alla fine l’ottimo lavoro dei medici e una straordinaria scorza d’acciaio di Lauda riuscirono non solo a mantenerlo in via, ma anche a tornare protagonista per il finale di stagione.

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Le tre gare perse per quell’incidente e la clamorosa e incredibile pioggia che si abbatté su Suzuka in occasione dell’ultima gara dell’anno, permisero a James Hunt, suo grande rivale in pista ma amico quasi fraterno all’esterno dei circuiti, di vincere il suo unico titolo iridato della storia.

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Dopo quell’incidente furono in molti i dirigenti della Ferrari a credere che Niki non fosse più lui e le voci di corridoio infastidirono e non poco l’austriaco che, dopo aver vinto il Mondiale con due gare d’anticipo, decise di andarsene dando così al giovane Gilles Villeneuve l’occasione di mettersi in mostra in quel finale di campionato.

Iniziarono anni molto duri per lui, con la Brabham che non poteva rappresentare un’alternativa valida per un due volte campione del mondo e così arrivò la decisione di ritirarsi per qualche anno, prima di tornare in pista sulla McLaren assieme al suo erede: Alain Prost.

I due rappresentarono probabilmente la più grande coppia mai vista in una Scuderia di F1, perché non ci fu mai rivalità, ma solo sana competizione, con il francese che coronava il sogno di gareggiare al fianco del suo grande idolo e l’austriaco che poteva insegnare i trucchi del mestiere a quel giovane fenomeno.

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Nel 1984 fu una stagione pazzesca con i due che lottarono colpo su colpo per il primo posto e alla fine fu Lauda a vincere solamente per mezzo punto di vantaggio sul compagno, con una rimonta da leggenda e da tramandare di generazione in generazione in quel di Estoril, portandolo dall’undicesimo al secondo posto che voleva dire gloria eterna.

Morì nel maggio 2019 a Zurigo e nonostante qualche dissapore, decise di farsi seppellire con addosso la tuta che lo aveva reso grande e leggendario, quella Ferrari che tanto lo aveva amato e che gli aveva permesso di dare vita e luogo a un mito senza età e senza tempo, un mito assoluto come Niki Lauda.

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