Nel Paddock e nella vita privata Sergio Perez è chiamato da tutti Checo. Il messicano, alla prima stagione in Red Bull Racing, spiegò in passato il motivo del suo soprannome.
Sergio Perez Mendoza, per tutti Checo, è nato a Guadalajara in Messico il 26 gennaio 1990. L’ex pilota della Racing Point è tornato ai vertici della F1 con il passaggio in Red Bull Racing nel 2021. Ha contribuito alla causa, anche se da un ex baby prodigio del circus ci si poteva attendere anche di più. Nel 2013, dopo due ottime stagioni con la Sauber, fu selezionato da Ron Dennis per non far rimpiangere in McLaren un certo Lewis Hamilton. Il paragone con un campione del mondo era una eredità troppo pesante per il messicano, specialmente su un’auto non all’altezza di un marchio come McLaren.
La prima stagione in un top team, almeno di nome, fu una disfatta. Il Checo ottenne soli 49 punti, chiudendo la stagione con zero podi e all’undicesimo posto in graduatoria. Per esemplificare il concetto, nel 2012, al secondo anno di F1 con la Sauber Sergio aveva ottenuto 66 punti, calcando il podio in tre occasioni. Il team di Woking attraversava un periodo complicato, ma decise di non confermare il nativo di Guadalajara per la stagione successiva. Perez è sempre stato un potenziale top driver a cui è mancato sempre quel pizzico di costanza che caratterizza i campioni.
In carriera è riuscito a mettersi in mostra, sin dalle categorie minori, per lampi di talento puto che lasciavano presupporre solo una carenza di esperienza. La piena maturità il Checo non l’ha mai raggiunta. Dopo la pessima esperienza in McLaren, Sergio passò alla Force India nel 2014. Dopo delle inevitabili difficoltà di adattamento, ritrovò sicurezza e determinazione. Dopo due discrete annate, il classe 1990 riuscì per la prima volta ad andare in tripla cifra in classifica piloti. Nel 2017 ottenne 101 punti e l’anno successivo 100 punti, arrivando in entrambi i casi al settimo posto della graduatoria.
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Il soprannome di Sergio Perez
Il messicano si esaltò con delle belle battaglie con il giovane Esteban Ocon. Il francese era desideroso di battere l’esperto teammate e nacquero degli screzi. L’arrivo successivo del nuovo proprietario cambiò lo scenario della Force India e dei compagni di squadra. Il team passò nelle mani di Lawrence Stroll e, dopo due anni in Williams, Lance Stroll, figlio del capo, sostituì Ocon nel 2019. Nonostante un’auto non troppo performante, il messicano riuscì a portare a casa un buon bottino di punti.
Nel 2020 Sergio Perez, al volante della contestatissima RP20, conquistò la sua prima vittoria in F1 nel Gran Premio di Sakhir. Il successo, condito da un finale di stagione top, attirarono le attenzioni della Red Bull Racing che era stanca dell’inesperienza dei giovani driver che provenivano dallo junior team. Il Checo fu scelto da Helmut Marko per affiancare Max Verstappen, al posto di Alexander Albon. Una volta trovato il feeling con la RB16B, il trentaduenne è riuscito a conquistare punti pesanti.
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Perez ha chiuso la sua prima stagione nel team austriaco con cinque podi complessivi. Il successo di Baku aveva fatto sognare i tifosi del Messico, ma non sono arrivate altre vittorie né doppiette. La Red Bull Racing ha chiuso la stagione alle spalle della Mercedes in classifica costruttori, arrivando almeno a giocarsi il titolo fino all’ultima gara di Abu Dhabi. Il messicano ha comunque potuto festeggiare il trionfo mondiale di Max che all’ultima corsa lo ha definito una leggenda per la difesa estrema nel confronto con Lewis Hamilton.
Il pilota più famoso del Messico ha risposto alla domanda sul suo noto nickname “Checo”. Sergio, in passato, ha spiegato che non c’è dietro una storia particolare, ma una tradizione secolare messicana. Tutti i bambini di nome Sergio sono automaticamente chiamati “Checo”. Non c’è alcuna motivazione interessante o complicata. E’ lo stesso principio che spinge in inglese ad abbreviare in Jim una persona chiamata James, oppure Robert in Bob. Checo è la versione breve del nome Sergio per tutti i messicani.