A Monaco l’uno due Perez-Sainz ha fatto gridare alla rivincita dei numeri 2. Ma la realtà racconta anche due situazioni diverse.
Una gara pazza, come spesso capita a Monaco quando piove. La F1 ha vissuto un altro weekend ricco di sorprese tra le curve del Principato. Dopo le qualifiche, si prospettava una doppietta Ferrari in grande stile, come nell’epoca d’oro. Abbastanza netta la differenza stavolta con la Red Bull, che però, ancora una volta (come a Barcellona), ha saputo approfittare delle mancanze della Rossa per portare a casa la vittoria (con record) di Sergio Perez e il terzo posto con Max Verstappen.
In mezzo ai due del team anglo-austriaco Carlos Sainz Jr, con il povero Charles Leclerc ai piedi del podio e furibondo per quanto accaduto in occasione del pit stop in casa Ferrari. Dunque un weekend perfetto o quasi per le due seconde guide dei team che si giocano il Mondiale. Anche se la storia racconta un finale decisamente diverso.
Sainz-Perez, una rivincita “differente”
Infatti dopo quanto accaduto nelle scorse gare, quanto visto a Montecarlo sembra essere la trama di un film hollywoodiano dal titolo “La rivincita degli eterni secondi”. Sergio Perez, dopo aver dimostrato sempre di essere una buona spalla per Verstappen, a Barcellona ha vissuto un weekend frustrante, dove poteva giocarsi le sue chance di vittoria, cancellate dalla tattica del muretto Red Bull, che ha preferito dare spazio al campione del mondo affinchè ottenesse il massimo di punti possibili in una gara che aveva visto andare ko Leclerc.
Perez al Montmelò non ha nascosto tutta la sua delusione, ma proprio a Monaco ha ottenuto quanto voleva, ossia semplicemente la sua occasione. Ma se l’è cercata e portata a casa con merito, anche con il benestare Red Bull. Per tutto il fine settimana, il messicano infatti è andato meglio di Verstappen e in gara si è creato l’occasione giusta per andare a prendersi quanto sognato. Anche perché l’olandese, dalla terza piazza guadagnata, poteva fare ben poco.
In casa Ferrari invece, Sainz è da inizio stagione che sta vivendo weekend complicati. Oltre ai due zeri rimediati tra Australia e Imola, lo spagnolo ci ha messo del suo con degli incidenti che non gli hanno permesso di avere quella confidenza giusta con la F1-75 che invece sembra avere il compagno di box. Tutto questo ha naturalmente creato un grande senso di frustrazione da parte del numero 55, che in casa a Barcellona ha sofferto come matti il non aver avuto realmente la sua occasione. E questo ha inciso nella sua condotta nel Principato.
La logica voleva che dopo il pit di Perez, ci fosse subito la reazione Ferrari con Sainz. A seconda guida si risponde con una marcatura con la seconda guida. Invece l’iberico ha sconvolto le carte in tavola, rifiutando le intermedie per rientrare poi dopo qualche giro per mettere direttamente le slick. Una scelta che ha portato al doppio pit che ha penalizzato invece il leader Leclerc. Tutta colpa, con ogni probabilità, di una mancata gestione del caso Sainz fin dal principio. A partire dalla mancata chiarezza di chi sia la prima guida. Leclerc lo è nei fatti? Va bene, ma il comportamento di Monaco rivela tutt’altro nella mente dello spagnolo.
Ed è questa la differenza ora tra Red Bull e Ferrari: da una parte c’è una scuderia che, nonostante tutto, ha chiarito le gerarchie in campo, dall’altra questa limpidezza nelle “funzione” non c’è. Così però ne paga le conseguenze in primis il team. Il team principal Mattia Binotto ha ammesso che a Monaco un paio di errori ci sono stati, ma forse non si vuole guardare più a fondo in una situazione che non doveva neanche nascere. Che, oltretutto, sta premiando oltre i propri meriti la Red Bull. Che ringrazia.