Il mancato accordo con l’australiano Piastri porterà amare conseguenze in casa Alpine. Ecco la decisione estrema del team legato a Renault.
Lì per lì era sembrata semplicemente una brutta figura, poi però quanto avvenuto con Oscar Piastri ha acquisito tratti molto più seri. Facendo un breve riassunto dei fatti, tutto è partito ad inizio agosto, quando la F1 era appena andata in vacanza. In quel frangente la scuderia Alpine comunicò via social la promozione a ufficiale per il 2023 del pilota di riserva.
Un passaggio quasi scontato vista la partenza di Fernando Alonso verso Aston Martin e il notorio talento del figlioccio di Mark Webber. Ma è proprio qui che c’è l’inghippo. L’interessato non sarebbe stato informato.
Dunque, a distanza di poche ore il giovane aussie smentiva via Twitter qualunque trattativa o firma. Una vicenda del genere, ovviamente, soprattutto perché consumata davanti ai media, non può esaurirsi a tarallucci e vino. Ed infatti la squadra si è appellata al Contract Recognition Board federale per tentare di avere giustizia, uscendone però alla fine con le ossa rotte.
Il ragazzo, pur provenendo dalla scuola Reanult non aveva alcun obbligo di permanenza ed infatti, come suo diritto, in men che non si dica si è legato alla McLaren, reduce dal licenziamento di Ricciardo.
Alpine verso lo stop al programma Junior
Scottata dall’episodio, l’equipe di Enstone ha quindi cominciato a pensare ad una rivoluzione all’interno della propria organizzazione. E a porsi principalmente una domanda. Vale davvero la pena investire denaro su qualcuno che, ad un certo punto, in piena libertà e senza penali, può andare a portare la sua competenza acquisita altrove? In altre parole, è giusto aiutare la concorrenza?
L’amministratore delegato Laurent Rossi e il responsabile del muretto Otmar Szafnauer hanno vissuto l’intera faccenda come una mancanza di integrità e lealtà.
“Gran parte della gente del paddock prova lo stesso“, lo sfogo del manager francese a The Race. “Certe cosa non sono positive per lo sport. La ferita non è stata inferta solo a noi, ma in parte anche allo sport“.
Dunque, alla luce di tale accadimenti potrebbe calare il sipario sulla Driver Academy. “Non sono più sicuro di voler formare dei corridori che poi possono essere ingaggiati da chi non spende per farli crescere“, ha puntato il dito contro gli avversari.
Di certo le promesse delle quattro ruote attualmente sotto contratto proseguiranno nel vivaio. Poi probabilmente si chiuderà.
Per quel che possa valere, anche Toto Wolff si è schierato dalla parte dei transalpini “derubati”.
“I costruttori dedicano somme ingenti nelle risorse umane, andando a pescare i più capaci nel karting, quindi li accompagniamo nelle formule minori. Per alcuni si tratta di somme basse, ma per altri no. Ad esempio noi abbiamo finanziato l’intera carriera di George Russell ed Esteban Ocon“, ha spiegato l’austriaco in riferimento alla Mercedes, preoccupato perché l’australiano ha creato un precedente.
“Sapere che se sei intelligente abbastanza riesci a tirarti fuori dai vincoli, non è positivo per la categoria. A questo punto dovremo fare riferimento a dei legali per avere regole più severe“, ha avvisato il 50enne.