F1, alcuni piloti non vogliono correre: quali saranno le conseguenze?

L’attentato che ha colpito l’Arabia Saudita a 20 km dal circuito di F1 ha spaventato tutti i piloti e qualcuno ha pensato a un ritiro dal GP.

La situazione mondiale in questo momento è davvero sempre più tesa e complicata, infatti non bastava solamente la bombe lanciate dalla Russia in territorio ucraino, ma ora ci si sono messi anche i problemi tra lo Yemen e l’Arabia Saudita che stanno preoccupando e non poco tutto il mondo della F1 che questo weekend si trova nella nazione mediorientale per svolgere il GP.

In questo momento stanno continuando però ad arrivare rassicurazioni sul fatto che non sarà in alcun modo toccato il circuito e che tutti stanno lavorando in maniera estremamente attenta per far sì che non nascano problemi organizzativi, con Stefano Domenicali che ha voluto rassicurare tutti i piloti nonostante i vari dubbi di molti di essi.

Piloti F1 Arabia Saudita (Ansa Foto)
Piloti F1 Arabia Saudita (Ansa Foto)

Il Gran Premio di Jeddah in Arabia Saudita si farà, nonostante la grande preoccupazione per l’esplosione di ieri a 20 km dal circuito che ha messo in allerta gran parte dei piloti, con qualcuno che era decisamente intenzionato a lasciare la nazione perché non si sentiva al sicuro, primo su tutti il messicano Sergio Perez.

La situazione ha portato a un ritardo della seconda uscita nelle prove libere del venerdì, ma alla fine tutto è stato svolto regolarmente, anche se la Federazione ha dato vita a una lunghissima e infinita riunione che ha portato a ben 4 ore di commenti e di confronto per capire quello che stava accadendo.

Chi ha voluto esprimere più di tutti il suo pensiero per cercare di rassicurare tutti, dai piloti ai meccanici che in questo momento stanno vivendo ore davvero particolari, è stato Stefano Domenicali che ha il compito di dover essere il più chiaro possibile riguardo alla situazione che sta attraversando in questo momento il Paese saudita.

Abbiamo ricevuto assicurazioni totali che, per il Paese, la sicurezza è al primo posto, indipendentemente dalla situazione: la sicurezza deve essere garantita. I funzionari locali sono qui con le loro famiglie, in realtà qui in pista, quindi hanno messo in atto tutti i sistemi per proteggere quest’area, la città e i luoghi in cui stiamo andando, quindi ci sentiamo fiduciosi e dobbiamo fidarci dell’autorità locale al riguardo. Pertanto, ovviamente, andremo avanti con l’evento”.

Dunque tutto sembra essere rientrato e potrebbe essere visto solamente come una situazione momentanea e temporanea, con l’intento dei terroristi che è quello di colpire un punto sensibile della nazione come appunto una raffineria petrolifera e sfruttare il Gran Premio di F1 solamente per creare maggiore clamore mediatico.

Indubbiamente da questo punto di vista sono riusciti decisamente nel loro intento, ma bisognerà capire in che modo i vari funzionari di gara saranno in grado di garantire la sicurezza di tutte le persone, compresi i tifosi presenti sugli spati, che hanno l’unica intenzione di godersi a pieno titolo uno straordinario evento sportivo.

La grave situazione tra Yemen e Arabia Saudita che sta preoccupando i piloti di F1

Troppo spesso si tende a dimenticare in maniera totale il fatto che le guerre purtroppo siano una costante del nostro assurdo e contraddittorio Pianeta e la situazione non è certamente iniziata solamente con l’ingresso della Russia in Ucraina, ma sono tanti anni che il Medio Oriente sta vivendo condizioni drammatiche.

Da diverso tempo l’Arabia Saudita è a tutti gli effetti la nazione dominante di quella fetta di Terra, grazie in particolar modo alla sua immensa quantità di petrolio e al fatto che ha potuto creare grandi accordi con gli Stati Uniti a discapito di diversi stati confinanti con lei, tra cui lo Yemen che ha sempre avuto un pessimo rapporto con i vicini sauditi.

Sono stati diversi i casi che di recente hanno portato i ribelli Huthi a creare non pochi problemi al Paese saudita, con questi miliziani che si sono sempre definiti come i “Partigiani di Dio”, una definizione davvero molto particolare che però ha aiutato solamente a creare sempre più morte e distruzione in quelle zone della Terra.

Gli Huthi sono una costola dell’Islam zaidita, con questo tipo di religione che è presente solamente in Yemen e che hanno una vicinanza netta con la forme più estremiste di Iraq, Libano e Iran, chiamata Imamiti, con alcune piccole differenze, ma una forte vicinanza nel considerare posizioni giuridiche e liturgiche simili alla maggioranza islamica dei sunniti.

La differenza però con questi ultimi sta nel fatto che secondo gli Huthi dovrà nascere un Imamato, ovvero qualcuno che possa essere in grado di portare al dominio sul mondo la cultura e la religione islamico con il verbo di Allah che dovrà essere quello più ascoltato e più seguito in tutto il Pianeta.

Lo Yemen ha sempre condannato gli Huthi come dei criminali che hanno avuto accordi con gli estremismi dell’Iran, mentre i ribelli hanno accusato il governo locale di avere degli interessi economici con Arabia Saudita e Stati Uniti, situazione che non può essere in alcun modo accettata per portare avanti il nome di Allah.

Dunque è chiaro come agli Huthi non interessa minimamente il Gran Premio di F1 e tutto sommato si può affermare con quasi la totale certezza che non accadrà niente, ma la sicurezza è fondamentale in certe situazioni e dunque è il caso di non abbassare mai la guardia.

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