Gli avvenimenti dell’Arabia Saudita hanno sconvolto gli animi del paddock di F1 e ora i piloti chiedono di essere ascoltati. E’ tempesta.
Quanto successo una settimana fa a Jeddah non si è sciolto come neve al sole, ma ha lasciato un segno profondo nei protagonisti del Circus. Se già nel 2021, all’inserimento della gara in calendario, i vari Hamilton e Vettel avevano protestato a causa della notoria mancanza di rispetto dei basilari diritti umani dell’Arabia Saudita, l’attentato missilistico avvenuto ad una ventina di chilometri dal tracciato venerdì scorso, nel bel mezzo delle prime prove libere, ha rappresentato la classica goccia che fa traboccare il vaso.
Accettato di proseguire come nulla fosse sulla base del principio che lo spettacolo deve sempre e comunque andare avanti, i corridori avrebbero comunque manifestato un certo dissenso, reclamando una maggior voce in capitolo, essendo loro i primi a rischiare.
A quanto pare, il loro grido è stato ascoltato e in occasione di uno dei prossimi appuntamenti, quando non si sa, dovrebbe svolgersi un incontro tra le parti per discutere dei pericoli affrontati dalla carovana.
Stando a quanto confermato da Sky Sports UK i driver vorrebbero essere inseriti nel dialogo per la definizione dei piani strategici e fornire il loro input in merito alle nazioni visitate.
“Il loro maggiore coinvolgimento era in programma, ma i fatti del weekend saudita hanno accelerato le tempistiche“, ha affermato il reporter Craig Slater. “Credo che da quell’episodio la categoria debba trarre un insegnamento“.
Il desiderio di prendere parola degli atleti, sarebbe dunque stato originato dalla maggior esposizione degli stessi, sia a livello sociale, sia mediatico a causa del web o di serie Netflix come Drive To Survive, che li hanno evidentemente proiettati ben al di fuori del ristretto campo sportivo.
In soldoni gli attori della F1, consapevoli di essere sotto gli occhi del mondo, vorrebbero assicurarsi di non fare figuracce e convogliare il giusto messaggio.
Nelle ore calde post esplosione, era rimbalzata tra le hospitality l’indiscrezione di una richiesta, sempre da parte di chi le monoposto le guida e intrattiene il pubblico, di non rinnovare il contratto con i sauditi. Ma su questo punto gli interessati avrebbero già ricevuto un due di picche.
Sul Mar Rosso si continuerà a gareggiare a lungo malgrado le lamentele o le alzate di sopracciglio, anche perché le risorse finanziarie che la classe regina può incamerare in Paesi del genere, in Europa non sono contemplabili.
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