Il cosiddetto “push or fold” è una modalità di gioco spesso obbligata: in certi contesti fa una grande differenza in termini di profit, più di tutto il resto.
La modalità push or fold ha molteplici funzioni nel gioco del poker. Può essere una strategia finalizzata ad uscire da una fase disperata in un torneo o sit and go, mentre in alcuni tornei non troppo giocabili è la conclusione ovvia per pressochè tutti i player rimasti in gioco. Talvolta ancor prima delle posizioni a premio. Per questo motivo saper padroneggiare adeguatamente questa fase ha di certo, in questi casi, un peso di molto maggiore rispetto a tutto ciò che abbiamo fatto prima di quel punto.
Sfruttando nel modo corretto quello che vedremo oggi, ci aiuterà a limitare eventuali errori potenzialmente fatali. Ci verrà magari incontro quando siamo in una fase di grande difficoltà e ci stiamo giocando tutto il torneo in un giro di bottone, ma saranno concetti utili in mille altre occasioni.
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Nel poker ogni giocatore ha essenzialmente tre tipi di azioni disponibili. Il call, il fold e il raise. Per quanto riguarda il raise, c’è anche la libertà, entro certi limiti, di decidere anche l’importo di questo. La modalità di gioco Push or fold essenzialmente consiste nel giocare esclusivamente pre flop, escludendo dal nostro ventaglio di possibilità tutte qulle azioni che non siano il fold o il raise all in.
Ad ogni mano andremo quindi a decidere solo se fare un raise all in con la starting hand che ci viene servita, oppure un fold (o check, naturalmente, se non ci sono rilanci prima di noi e ci troviamo sul grande buio).
La modalità push or fold è un’ottima strategia in quelle situazioni in cui siamo short stack in un torneo o un in sit and go per ottenere ben tre obiettivi.
Se siamo molto corti, la cosa peggiore che possiamo pensare di fare è azzopparci ancora di più facendo rilanci e magari passando strada facendo nella mano. Se siamo molto short, non abbiamo neanche margine di manovra per giocare adeguatamente tutte le strade della mano. Per short intendo (con i dovuti margini in base a posizione e field di giocatori al tavolo) con meno di 10 bui. Se ad esempio ho 9 blind di stack faccio un raise pre flop, anche basso tipo 2,5 big blind, e trovo un solo call, il piatto che viene a crearsi sarà di minimo 5,5 grandi bui e il nostro stack è di soli 6,5 bui. Come pensiamo di giocare le altre strade?
Molto più profittevole, invece, metterle tutte subito. In tal modo andremo a lasciare tutti i pensieri e le decisioni scomode al nostro avversario, inoltre potendo far conto molto spesso su di una maggior fold equity sugli avversari. Ipotizziamo che nello stesso scenario di prima, il player sul grande buio avesse una mano tipo T-9s o simili. Nel caso di un rilancio x 2,5 non avrebbe certo dubbi a investire un buio e mezzo per vedere il flop su un piatto di almeno 4 volte e passa l’investimento. Se invece dovessimo metterle tutte subito pre flop, beh forse non lancerebbe le sue fiche in mezzo con tanta spensieratezza.
Se siamo short, quindi con uno stack inferiore ai 10 big blind, se vogliamo rubare i bui con un raise e non giochiamo proprio con gente che dorme al tavolo, chiunque farà call saprà benissimo che non abbiamo molto margine di manovra dopo.
Pertanto, un grande buio con stack di molto superiore al nostro, potrà facilmente fare call pre flop con più o meno qualsiasi coppia di carte e, nel caso in cui hitti qualcosa al flop, metterci resti. A quel punto ci troveremmo nella simpatica situazione di dover chiamare quasi sempre anche da sotto, o comunque fare un fold trovandoci con il già misero stack dimezzato, pronti all’imminente colpo di grazia.
In buona sostanza, se invece di metterle tutte facciamo un raise normale, il grande buio può comodamente guardarsi il flop quasi gratis e decidere lui se metterci ai resti o meno dopo aver ottenuto le informazioni che gli servivano. Un buon atto di generosità, non c’è che dire, ma se siamo seduti lì per vincere e non per fare beneficenza, beh questa sembra una motivazione più che ragionevole.
Quale modo più bello di tornare in gioco come si deve aumentando il nostro stack del doppio o anche di più? Specialmente quando siamo corti, ma non è una condizione generale tra quasi tutti gli altri player in gioco, rimettersi in pista dotandosi di uno stack che permetta un gioco più agevole è una condizione necessaria per puntare a non venire eliminati e scalare le posizioni o i premi.
Certo, macinare chips senza dover rischiare di andare a casa ad ogni mano che decidiamo di giocare, sarebbe molto più salutare per le nostre coronarie (e il nostro fegato, quando dopo quattro carte blank, il river regala al nostro avversario la carta per noi maledetta), ma se siamo rimasti così corti, purtroppo non è una scelta quella del push or fold, è decisamente una necessità.
Nel momento in cui abbiamo meno di 10 bui di stack, l’unico modo di raddoppiare è proprio questo. Se poi siamo in tavolo di fifoni o il dealer ha tolto dal mazzo assi e figure, magari raddoppiamo pure senza trovare dei call che potrebbero sancire l’ultima nostra mano del torneo. Già che c’è da rischiare, che almeno ne valga la pena.
Per non fare errori grossolani, è fondamentale che quando si gioca push or fold, ci siano le condizioni adeguate. Teniamo quindi a mente questi quattro punti.
Se le nostre conoscenze degli altri giocatori lo permettono, possiamo tentare anche in presenza di un limp precedente, ma solo se sappiamo essere un giocatore che fa spesso quel call pre flop per poi passare su un rilancio. Chiaramente se abbiamo una monster e vogliamo il call da parte di qualcuno, va benissimo, anzi meglio, se non siamo i primi a rilanciare.
Molto banalmente, più la nostra posizione è favorevole, meno saranno gli avversari che parleranno dopo di noi e potranno quindi chiamare il nostro all in. Meno saranno gli avversari dopo, più basse saranno le chance che questi abbiano ricevuto una starting hand che gli permetta di fare call. Di conseguenza, possiamo tranquillamente bilanciare in proporzione l’ampiezza del nostro range di mani con cui andare all in.
Questo giocatore sarà proprio la chiave della riuscita o meno del nostro tentativo di all in per rubare il piatto. Il giocatore sul grande buio sa che chiamando i nostri resti non rischia di trovarsi dietro qualcun altro che giochi la mano o che gli rilanci sopra a sua volta.
Questo non farà che spingerlo ad aumentare il numero di mani con cui verrà a vedere il nostro all in. Se si tratta poi di un player che ha dato a vedere di adottare uno stile di gioco prevalentemente loose e/o ha uno stack molto abbondante, tanto che un’eventuale perdita del colpo risulti quasi ininfluente. Beh, evitiamo di provarci con in mano proprio il nulla.
Consideriamo anche che ancora per molti player non molto razionali, il fatto di aver messo dei soldi in un piatto rende più fastidioso passare, questo in quel caso allargherà ancora di un pochetto il range di call da parte sua.
Questa naturalmente è una cosa che già dovremmo fare di default ogni volta che siamo seduti a tavolo da poker. Me durante una fase in cui giochiamo push or fold diventa ancor più importante. Per valutare adeguatamente le probabilità che qualche avversario che parla dopo di noi ci chiami in un eventuale tentativo di all in da parte nostra, la dimensione dello stack è quasi sempre uno degli aspetti maggiormente tenuti in considerazione in un torneo.
PER UN APPROFONDIMENTO LEGGI ANCHE >>> ICM: saperlo calcolare darà una svolta al tuo gioco
Un discorso a parte circa la modalità di gioco push or fold di cui stiamo parlando, riguarda la fase di bolla di un torneo.
La bolla è la fase di gioco di un torneo di Texas Hold’em nella quale manca una sola eliminazione all’inizio delle posizioni a premio. Questo significa che la tensione tra chi non ha stack enorme salirà inevitabilmente alle stelle e i giocatori con deep stack più aggressivi inizieranno a fare i bulli al tavolo per sfruttare il momento e fare razzia di chips.
Qui la questione si fa delicata. In altri momenti del torneo molto meno, ma la differenza di equity tra uscire in bolla e andare a premi è letteralmente colossale
LEGGI QUI>> Come superare indenni la bolla e sfruttare il momento cruciale).
Il fatto quindi che ci sia questa abissale differenza, ci fa subito capire come dovremmo avere qualche motivazione un po’ più valida per rischiare l’eliminazione proprio adesso. Diciamo che se immaginiamo di andare all in e in caso di call avversario non abbiamo più di un coin flip, che significa una volta su due alzarsi mestamente dal tavolo, in mezzo a tutti i sopravvissuti esultanti perchè non è toccato a loro, magari è meglio aspettare che ci venga servita una starting hand migliore.
Abbiamo visto come sia di cruciale importanza saper giocare come si deve la modalità push or fold. Sappiamo che le condizioni “ambientali” sono importanti ora più che mai. Le informazioni sullo stile di gioco avversario che abbiamo pazientemente raccolto via via nelle ore o giorni precedenti, adesso possono fare la differenza tra il tornare in gioco e puntare ad arrivare in fondo e il tornarsene a casa, con le tasche più leggere di quanto avremmo sperato.
In ogni mano quindi, prima di lanciarci nell’ennesimo all in più o meno automatico a questo punto, soffermiamoci sempre a guardare bene tutto ciò che riguarda gli avversari che parleranno dopo di noi. Se abbiamo uno storico circa il loro stile di gioco, ma soprattutto la dimensione del loro stack. Come abbiamo visto questa è una delle discriminanti più importanti che li spingeranno a venirci a vedere o a passare. Magari non in tutte le sfumature della vita, ma almeno quando giochiamo a poker e siamo in push or fold, le dimensioni contano.
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