Rally Appennino: doveva essere una giornata di sport. Doveva essere un momento dove l’adrenalina pura dell’agonismo si fonde con la passione per i motori.
Rally Appennino: una tragedia inattesa
Invece la luce e il calore del divertimento, della sana competizione, hanno lasciato il posto alla nuvola nera, al buio di una tragedia inattesa. Terribile. Erano anni che un rally italiano non si macchiava di sangue: invece è accaduto nell’ultimo sabato di un agosto che nessuno dimenticherà.
Rally Appennino: lo sport si macchia di sangue
Alle 10 del mattino, in piena gara, accade l’impensabile. In località Riverzana (comune di Canossa, Reggio Emilia), uno dei piloti partecipanti ha travolto e ucciso due spettatori. Doveva essere la prima sessione di prove ufficiali. Al momento il rally è sospeso fino a tempo indeterminato per consentire le indagini delle forze dell’ordine. E soprattutto comprendere la dinamica di una tragedia che chissà, forse si poteva evitare. Distrazione fatale del pilota o responsabilità diretta? Lo stabiliranno gli inquirenti. Mentre oggi c’è l’amara realtà di due famiglie distrutte. Le vittime sono giovanissime. Due tifosi, due apppassionati, due ragazzi amanti dei motori, che volevano solo assistere da vicino alle prove.
Travolti e uccisi due giovani tifosi
Davide Rabotti, 21 anni di Reggio Emilia, e Cristian Poggioli, 35 anni, della provincia di Modena, hanno perso la vita. Una vettura ha perso il controllo e li ha travolti. Non lasciando loro alcuna speranza. I ragazzi non hanno colpe, non hanno rischiato pericolosamente, come accaduto in passato in determinate gare, avvicinandosi troppo alle auto. Una Peugeot 208 intorno alle 10 perde il controllo: la vettura aveva preso velocità. Un terrapieno ha fatto da trampolino e l’auto è piombata su questa montagnola che distava circa 20 metri dalla strada. Alta 3-4 metri. Non c’è stato nulla da fare per i due tifosi. Inutili i soccorsi. Illesi però i due piloti a bordo dell’auto.
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Il sindaco di San Polo d’Enza, Franco Pelù, non nascondendo l’amarezza, il dolore, per una tragedia che colpisce al cuore una intera comunità, denuncia la mancanza delle barriere tra la strada e questa famosa montagnola. Ma ammette anche che quello non è mai stato, nell’ambito del rally emiliano, un tratto pericolosissimo. Dalla sua bocca inoltre emerge che su quella collinetta non c’erano altri tifosi al di fuori dei due ragazzi deceduti.