All’Hungaroring un nuovo ko che fa male per la Ferrari. E Red Bull e Mercedes, ancora una volta, gli hanno mostrato come si deve correre.
Il GP d’Ungheria non era una semplice gara di F1. Era l’ultimo appuntamento prima della pausa estiva, una sorta di punto di svolta prima della seconda e ultima parte di campionato. E, per la Ferrari, è stato una sorta di recap di quanto vissuto finora in questo 2022, vissuto davvero sulle montagne russe e che ha lasciato più amaro in bocca che altro. Una pole solo sfiorata e andata ai rivali che non ti aspetti nel momento in cui c’era da sfruttare il problema tecnico di Max Verstappen, solo decimo. Poi una testa della corsa presa dopo il primo pit stop, la strada spianata verso la vittoria ma il flop di strategia a cui si è unita una prestazione incomprensibile della F1-75, che ha subito più di ogni altra vettura di testa le temperature basse in pista. E la conseguenza è stata il podio mancato da entrambe le Rosse.
Ma non è tutto. Perché infatti la Ferrari, oltre al danno, ha subito la beffa. La vittoria è andata proprio a quel Verstappen che nonostante la qualifica no e il testacoda in gara è riuscito comunque a viaggiare indisturbato verso il trionfo. E dietro le due Mercedes di Hamilton e Russell, che poi si sono presi il lusso, insieme all’olandese, di prendere in giro la strategia Ferrari dietro al podio (e tutto davanti alle telecamere).
Ferrari, che lezione da Red Bull e Mercedes
Come detto, la gara all’Hungaroring è stata una vera debacle per la Rossa, che ora può dire addio ai sogni iridati. Verstappen infatti viaggia con 80 punti di vantaggio su Leclerc, mentre in classifica costruttori la Red Bull ha un vantaggio di 94 punti sulla Ferrari: un’enormità. E la scuderia italiana ora deve anche guardarsi le spalle dal ritorno della Mercedes. Ma c’è un motivo per tutta questa situazione.
La casa di Maranello infatti ha subìto una vera lezione in Ungheria, non solo da Red Bull ma anche da Mercedes: non basta avere la macchina più veloce per vincere un Mondiale. Magari può bastare per vincere qualche gara, ma per portare a casa un titolo iridato serve che tutto giri alla perfezione. A partire dal muretto box, che deve essere capace di leggere la gara e rispondere in maniera immediata a quanto accade in pista e a tutte le insidie che le si pongono davanti. E su questo la Ferrari ha sempre pagato pegno: quando c’è stato da cambiare strategia in corsa, le decisioni sono state sbagliate o comunque sono arrivate in ritardo, mentre gli avversari hanno mostrato una reattività che a questi livelli è fondamentale.
E dire che i campanelli d’allarme c’erano tutti. Già lo scorso anno Binotto e compagnia avevano fatto vedere problemi di gioventù. Con una Ferrari terza forza del campionato, la Rossa non ha mai sfruttato pienamente le rare occasioni in cui qualcuno tra Red Bull e Mercedes ha sbagliato lì davanti. Solo qualche podio, ma quando c’è stata l’opportunità di portare a casa l’intera posta, sono stati altri, vedi Ocon e Alpine in Ungheria e McLaren a Monza. Si doveva crescere, imparare dai propri errori, invece la scuderia di Maranello da questo punto di vista è rimasta ferma al palo.
La Red Bull è sempre sul pezzo, così come la Mercedes, che pur nell’annata peggiore per colpa di una W13 non all’altezza della concorrenza, ha mostrato che al muretto sanno ancora farci in termini di attenzione. Alla Ferrari mancherà pure l’attitudine a giocarsi certi traguardi, è vero, ma è altrettanto vero che poi a certi livelli ci si deve arrivare in fretta. Allora cosa non va? I piloti? Loro danno il massimo. Il muretto box? Centro! Allora è bene cominciare sul serio a fare mea culpa e a cambiare ritmo. O così non si diventerà mai grandi.