Dopo l’attacco del boss Red Bull nei suoi confronti, Ricciardo replica deciso, definendosi soddisfatto della carriera che si è creato.
Giusto qualche giorno fa Christian Horner lo aveva quasi deriso sostenendo che aveva completamente sbagliato momento per andare via dalla Red Bull. A poche ore dall’inizio del weekend dell’Australia, terzo appuntamento del mondiale di F1 2022, Daniel Ricciardo ha voluto rispondere a tono.
Non è certo la pima volta che i vertici del team austriaco punzecchiano il driver di Perth. Già alla firma con la Renault nel 2018, il talent scout Helmut Marko lo aveva messo sull’avviso, dichiarando che mentre loro avrebbero continuato a vincere e a calcare il podio, lui si sarebbe trovato nella palta, a lottare per le ultime posizioni.
E in effetti il severo manager di Graz non è andato tanto lontano dalla realtà. Anche per questo l’aussie ha preso fatto le valigie per trasferirsi in McLaren, dove pur con molta fatica, è riuscito a tornare a sorridere lo scorso anno in quel di Monza.
Ricciardo non si pente di aver lasciato la Red Bull
Sebbene anche questa nuova stagione non sia partita esattamente con il piede giusto, visto che la scuderia di Woking potrebbe essere benissimo inserita tra le sorprese in negativo finora, il 32enne sente di non avere nulla da recriminare. Al contrario si è detto molto felice di aver interrotto la collaborazione con l’equipe che ha base a Milton Keynes.
“Mi piacerebbe conquistare il titolo e poi affermare “ve lo avevo detto”“, ha dichiarato all’Herald Sun. “E sono consapevole che finché non accadrà la narrativa continuerà ad essere quella che ho commesso un errore. Comunque non c’è problema. Sapevo che sarebbe stato così. In quel periodo partire mi sembrava la scelta migliore“.
E dopo tutto, come dargli torto? Dopo aver ben figurato nel confronto con Sebastian Vettel, sarebbe stata dura convivere con il cocco di casa Verstappen, particolarmente apprezzato e amato da Marko.
“Non è certo una mossa a cui guardo con rimpianto o pensando che avrei dovuto agire diversamente“, ha ripetuto, conscio che ora che l’auto è forte, sono in molti a guardare alla sua decisione come ad un fallimento.
Lui però, questa storia non la vuole sentire. “Non si tratta solo di avere una macchina competitiva per restare. Ci sono anche molti fattori interni“, ha infine sottolineato quasi a sostenere che è stata proprio la preferenza sfacciata nel confronti dell’olandese ad incentivarlo all’addio.
Che abbia fatto male o bene, poco importa. Quello che pare chiaro e limpido è che malgrado un innegabile talento, molto difficilmente riuscirà a raccogliere qualcosa di sostanzioso da qui al suo ritiro.