Dopo il quarto posto conquistato in Emilia Romagna Russell nega di essere diventato il punto di riferimento interno alla Mercedes.
Nonostante anche il weekend di Imola sia stato denso di grattacapi e frustrazioni per il team di Stoccarda, domenica pomeriggio qualcuno è riuscito a sorridere. Stiamo parlando di George Russell. Il talento di King’s Lynn è stato capace di tenersi fuori dai facili guai creati dalla pista umida rivelandosi il migliore di casa Mercedes e mancando di una sola posizione il podio, mentre il suo blasonato compagno di box Hamilton naufragava in tredicesima.
Se per adesso tra Brakcley e Brixworth le idee sono piuttosto confuse dal punto di vista tecnico, lui, il #63 ha una certezza. Il suo compito resta quello di portare punti pesanti, senza pensare alle gerarchie interne.
Russell non vuole la promozione
Probabilmente agevolato dall’età anagrafica che gli fa patire di meno gli scuotimenti dovuti al porpoising che indebolisce la W13, il 24enne non nasconde di sentirsi sollevato.
“Questo risultato è un’iniezione di fiducia per me e per tutta la squadra“, ha affermato consapevole però di quanto ci sia ancora da lavorare per trovare il bandolo della matassa. “Ho fatto una ottima partenza, non so cosa sia successo a Lewis, ma abbiamo sofferto entrambi. Se la monoposto non è nella giusta finestra di utilizzo delle gomme è davvero difficile da guidare. Ad esempio venerdì quando c’erano 13 gradi, è stato un incubo”.
Al di là dell’aspetto tecnico, l’ex Williams si augura che nelle gare a venire la macchina patisca meno sobbalzi. “Per la prima volta ho sofferto di dolori alla schiena e al petto“, ha denunciato.
Probabilmente convinto di arrivare alla Stella e fare da spalla ad Ham, il giovane britannico sta dimostrando di essere più in forma del pluricampione iridato. Una situazione inattesa che lo ha colto impreparato. “Effettivamente non mi sento a mio agio. Comunque sono certo che tornerà davanti, perché so di cosa è capace“.
Tornando sulla corsa, Russell ha rivelato un retroscena relativo al pit stop al momento del crossover. “Avevo chiesto di rientrare tre giri prima rispetto a quando lo abbiamo fatto, però nessuno si era ancora fermato e a quel punto mi sarei ritrovato a centro gruppo“, ha raccontato colpito dalla mancanza di coraggio da parte dagli avversari.
Infine qualche parola sull’episodio decisivo, ovvero quello avvenuto durante la sosta, con i meccanici incapaci di operare i dovuti aggiustamenti sull’ala anteriore. “Da lì ho cominciato a patire il sottosterzo. Ad ogni modo mi sono adattato e sono stato in grado di difendermi“, ha sottolineato.