Seguendo i principi della filosofia buddista tibetana, devolve in beneficenza tutto quello che guadagna al tavolo verde.
Spesso l’immaginario collettivo vede il giocatore di poker come un cinico e abile stratega che impegna tutte le sue energie a spennare i malcapitati che sfidano la sua superiorità tecnica e strategica. Ma non sempre è così.
Il player canadese Scott Wellenbach, classe 1952, ha scritto il suo nome nella storia del poker in un modo davvero insolito e assolutamente ammirevole. Scott di professione si occupa di tradurre dal sanscrito e dal tibetano i testi buddisti. Non ha mai vissuto il poker come un modo per arricchirsi, ma come un’attività che svolge nel tempo libero esclusivamente per divertirsi e restituire qualcosa al mondo come ringraziamento per la vita agiata e soddisfacente che ha sempre vissuto.
Come raccontano alcuni suoi amici, per Scott il poker è stato solo un hobby che lo ha aiutato molto dopo la morte di sua moglie e da allora periodicamente partecipa a diversi tornei.
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Scott Wellenbach: la passione per il poker e la filosofia buddista
L’interesse di Scott per il poker ebbe inizio nei primi anni ’60, quando la sua famiglia affittò una casa di villeggiatura nel Jersey Shore. Scott, ancora bambino, andava in spiaggia ogni giorno, e nelle giornate piovose i bagnini si riparavano nelle casetta di legno in spiaggia e passavano il tempo giocando a poker, lasciando assistere il piccolo alle loro partite. Non lo lasciavano sedere al tavolo, ma il suo interesse per il gioco ebbe inizio in quel momento. Le prime partite durante gli anni dell’università alimentarono la sua passione che lo accompagnò poi per tutta la vita.
Quando aveva 16 anni, invece, Scott iniziò a seguire un corso sulla storia e la cultura delle popolazioni africane e asiatiche, in un periodo in cui era decisamente attivo e schierato politicamente. I suoi interessi per l’Oriente lo portarono ad approfondire la cultura di quei popoli e grazie al contatto con i tanti insegnanti che ruotavano nel suo ambiente universitario, ebbe modo di sperimentare anche varie tecniche di meditazione e iniziò a studiare le lingue dei testi religiosi e filosofici tibetani.
Diplomatosi nel 1976, stava per iniziare la scuola di medicina, ma durante quell’estate pensò di provare a studiare seriamente buddismo. Si trasferì quindi in Colorado, a Boulder, e iniziò gli studi di lingua sanscrita e tibetana. Per 8 anni fece il volontario come traduttore e insegnante.
2019: ‘l’eroe della gente’ dona più di 1,2 milioni di dollari in beneficenza
La figura pubblica di Scott Wellenbach venne abbondantemente sdoganata al grande pubblico quando nel 2019 conquistò il terzo posto nel ricchissimo torneo Pokerstars Caribbean Adventure disputato alle isole Bahamas. In quell’occasione il player canadese decise di donane in beneficenza l’incredibile somma appena vinta di 671,240$.
Sempre nel 2019 il giocatore collezionò un altro ricchissimo piazzamento al Caribbean Poker Party, con un quarto posto che gli fruttò altri 650,000$, anch’essi devoluti in opere benefiche. A quel punto la notizia del giocatore, soprannominato a quel punto “L’eroe della gente“, rimbalzò su tantissime le testate mainstream che portarono la sua storia anche al di fuori delle riviste di settore.
Perché dona tutto? Il gioco come hobby o disgrazia
L’abitudine di devolvere ogni dollaro vinto al tavolo risale però a molto prima del 2019: dai registri dei vari tornei si può si evincere come già dal 2015 Scott Wellenbach abbia raccolto piazzamenti in competizioni più o meno importanti, e in ciascuna di queste occasioni non ha mai voluto trattenere nulla per sé.
Durante un’intervista rilasciata a USAToday, il giornalista chiese a Scott Wellenbach come nacque la scelta di donare tutte le sue vincite a poker. Scott confermò come avesse maturato la sua decisione già ai tempi in cui giocava a cash game, quando le cifre che giravano non erano certo alla portata dei tornei maggiori. Riuscendo tranquillamente a sostenersi con il suo lavoro e con alcuni investimenti oculati, il denaro delle vincite a poker gli sollevava non poche riserve morali:
Il poker può essere un hobby appassionante o una disgrazia
Quando vinci del denaro giocando a poker – raccontava Scott nell’intervista -, lo stai facendo a discapito degli avversari meno preparati tecnicamente e più deboli di te. Questo può portare alcune persone ad avere un peggioramento nella propria qualità di vita, addirittura gettarle in preda a dipendenze come alcool, droghe o gioco d’azzardo. Scott ha trovato quindi un compromesso: donare le vincite ai più bisognosi è un modo per riportare equilibrio, secondo la sua visione buddista del mondo.