Ayrton Senna è stato uno dei più grandi piloti che si siano mai visti in un circuito di F1 e la sua morta è stato un vero e proprio dramma.
La F1 è sempre stata vista come un luogo magico, incantato e sensazionale, dove tutto poteva accadere, tutto era possibile e con l’estro, la genialità e la tecnica tutto diventava realizzabile perché tante volte basta un Mago per poter cambiare l’esito della storia.
Ayrton Senna è stato a tutti gli effetti un vero e proprio Prestigiatore, un pilota che ha potuto rendere possibile ciò che nessuno avrebbe mai potuto realizzare, diventando un essere superiore rispetto a tutti nel momento in cui la tensione si alzava e la pioggia iniziava a bagnare tutto la pista ed è proprio in questi momenti che si vede l’eccellenza di uno dei più grandi di sempre del mondo unico della F1.
Parlare di Ayrton Senna non è cosa semplice, si rischia infatti di cadere sempre nel banale, nel ripetitivo e in quelle frasi fatte che purtroppo accompagnano sempre di più i ricordi di uno dei piloti che è stato in grado di cambiare per sempre la percezione della velocità e della F1 e per questo motivo non basta un articolo per esaltarne la grandiosità.
Il brasiliano è stato l’ultimo tassello di una serie di piloti di livello eccezionale arrivati proprio dalla nazione verdeoro, che in precedenza aveva già potuto esultare grazie a Emerson Fittipaldi e al Nelson Piquet, due personaggi tra di loro molto diversi, con il primo che è stato in grado di essere il più giovane di sempre, fino a Fernando Alonso nel 2005, a vincere un titolo Mondiale, mentre il secondo è stato un vero e proprio sciupafemmine.
La figura di Senna è stata un po’ una via di mezzo tra O’ Rato e Nelson, dato che il suo carattere non è mai stato per nulla facile da gestire per nessuno, tanto è vero che il Mago del volante ha sempre avuto molta difficoltà a relazionarsi con i suoi compagni di Scuderia e ne sa qualcosa il nostro De Angelis quando i due correvano in Lotus nel 1985.
Le prestazioni del brasiliano erano assolutamente strepitose in qualifica, tanto da poter essere all’altezza della McLaren di Alain Prost e della Ferrari di Michele Alboreto, peccato che la Scuderia inglese non fosse in grado di mantenere costanza e stabilità in pista e per questo motivo a fine anno, la spericolatezza di Senna e la razionalità di De Angelis, portarono i due a essere divisi soltanto da cinque punti e l’italiano non ha mai nascosto il fatto che fosse stato fuori proprio per volere del sudamericano.
Il sospetto divenne sempre più chiaro a tutti quando nei suoi due successivi anni in Lotus ebbe come compagni prima Johnny Dumfries e poi Satoru Nakajima, non certo dei fulmini di guerra che poterono mai mettere in difficoltà Ayrton che però voleva iniziare a vincere e così passò alla McLaren del suo grande rivale Alain Prost.
Non fu immediato lo scontro tra i due, ci vollero diverse gare, ma alla fine non si poteva proprio pensare a una lotta senza scorrettezze e infatti i due finirono per combinarle di tutti i colori, con Senna che vinse solamente grazie alla regola dello scarto dei punti dei cinque peggiori Gran Premi, ma a fine anno il fatto che Prost avesse fatto più punti lasciò a tutti il sospetto che sarebbe stato meglio chiuderla lì.
Invece la McLaren scelse di continuare con i due e nel 1989, le scorrettezze furono davvero all’ordine del giorno, con il francese che vinse solamente a Suzuka nel modo più incredibile possibile, tamponando volontariamente la vettura del rivale e scendendo dall’abitacolo quando ancora non era sicuro che il brasiliano non sarebbe stato in grado di ripartire.
Ayrton Senna e la rivalità con Prost, fino alla tragica morte
La situazione divenne insostenibile a Woking e si doveva dunque prendere una decisione con la Scuderia che spinse per mantenere Senna, anche perché il motore Honda era davvero perfetto per le caratteristiche del brasiliano, con Prost che andò alla Ferrari, dando così vita a un altro memorabile scontro.
Il Giappone continuò a essere la terra degli incidenti e anche il 1990 venne deciso da un tamponamento tra i due, con Ayrton che alla partenza ricordò perfettamente ciò che era accaduto solo dodici mesi prima e deliberatamente decise di andare contro la vettura del francese, decretando un doppio zero che permise al sudamericano di vincere il secondo titolo iridato della carriera.
Il 1991 fu un grande trionfo, ma la McLaren stava iniziando a perdere i colpi e soprattutto c’era una Williams di livello straordinario e pronta a crescere sempre di più e a dominare la concorrenza con Nigel Mansell nel 1992 e proprio Prost nel 1993 e dunque Senna, che si riteneva a tutti gli effetti il migliore, voleva guidare la vettura migliore e nel 1994 passò proprio a Grove.
Con i ritiri del Leone d’Inghilterra e del transalpino il nuovo rivale era un giovane tedesco che guidava la Benetton, quel Michael Schumacher che avrebbe dovuto dare vita a un altro scontro leggendario e da tramandare nella storia, ma purtroppo non ce ne fu il tempo.
A Imola era il terzo appuntamento della stagione e fu anche l’ultimo della sua straordinaria carriera, con Senna che al settimo giro ebbe un cedimento del piantone dello sterzo che gli impedì di svoltare e alla Curva Tamburello si schiantò contro il muretto, rendendo vano il suo tentativo di frenata.
Alle ore 14.17 dell’1 maggio 1994 finì non solo la carriera, ma anche la vita di uno dei più grandi piloti della storia della F1, un pilota che è stato in grado di rivoluzionare per sempre il mondo delle corse perché con lui non ci sono state davvero più bandiere, tifi per nazionalità o per Scuderia.
Senna è stato uno di quei piloti che ha potuto rendere tutto più bello, tutto più magico e il soprannome, The Magic, non è mai stato utilizzato nel migliore dei modi, perché alla fine tutti avremmo voluto vedere una lotta al titolo tra il Mago e il Kaiser, magari con un bell’acquazzone a rendere il tutto più divertente, perché per loro il bagnato era solo un modo per far vedere a tutti chi era che comandava.
Non ne abbiamo mai avuto modo e ogni volta che si avvicinano il 21 marzo, giorno della sua nascita, e l’1 marzo, giorno della morte, il ricordo va sempre verso di lui e verso quello che è stato in grado di fare a bordo di una monoposto di F1, perché in pochissimi sono stati in grado di entrare nella storia come ha fatto Ayrton Senna.