Ayrton Senna non ha mai guidato per la Ferrari, anche per il fatto di non averne avuto il tempo. Eppure esisteva una possibilità.
Quello di Ayrton Senna è un nome che resterà per sempre impresso nelle pagine di storia della F1. Il tre volte campione del mondo brasiliano ha segnato l’epoca che va da metà degli anni Ottanta sino al 1994, quando trovò una tragica morte nel corso del Gran Premio di San Marino, sul tracciato di Imola.
Le imprese di “Magic”, come venne soprannominato per le sue doti di guida, sono ancora impresse negli occhi degli appassionati che hanno potuto ammirarlo. La sua carriera lo ha visto debuttare con la piccola Toleman–Hart nel 1984, conquistando uno strabiliante secondo posto a Monaco sotto il diluvio. Dal 1985 al 1987 sono arrivate le prime pole e le prime vittorie con la Lotus, prima del passaggio alla McLaren–Honda.
Con il team di Woking, Senna portò a casa i suoi tre mondiali, nel 1988, 1990 e 1991. Mitologiche le sfide con Alain Prost ed i contatti che hanno assegnato i titoli sul tracciato di Suzuka, prima da compagni di squadra e poi da acerrimi rivali anche quando il francese decise di passare in Ferrari.
Senna, i motivi del suo mancato arrivo in Ferrari
I rapporti con la McLaren si fecero difficili già dal 1992, quando la vettura britannica iniziò ad essere surclassata dalla Williams–Renault, prima guidata da Nigel Mansell e poi, proprio da Prost. Senna non riuscì mai a digerire la decisione di Sir Frank di preferirgli “Il professore”, ma resta una grande mancanza nella carriera del brasiliano: non ha mai guidato per la Ferrari.
All’epoca, il Cavallino stava vivendo un momento terribile, e neanche Mansell e Prost riuscirono a guidarla verso il mondiale. Nel 1993, a Cesare Fiorio subentrò Jean Todt come team principal, proprio colui che l’avrebbe portata alla gloria ai tempi di Michael Schumacher.
L’attuale presidente della FIA ha rilasciato un’intervista al canale francese beIN sports, dove ha raccontato i motivi del mancato arrivo in rosso del grande Senna: “Poco dopo il mio arrivo a Maranello, incontrai Ayrton in un albergo sul lago di Como. Era il 1993, ed io gli proposi di venire in Ferrari due anni dopo. Lui spingeva per il 1994, ma noi avevamo già i contratti con Alesi e Berger“.
“Nonostante il mio tentativo di spiegargli la situazione, lui insisteva dicendo che i contratti non contano nulla. Io risposi che per me si trattava di un impegno che andava rispettato. Così ci stavamo mettendo d’accordo per il 1995, perché come Ferrari avevamo bisogno di un pilota forte, in grado di riportarci in alto. Purtroppo, sappiamo tutti come andò a finire“.
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Riguardo a chi sia stato il più forte della storia, Todt ha aggiunto: “Non ho mai considerato Michael Schumacher come il migliore di sempre. Ogni epoca ha avuto i suoi fenomeni, come Clark e Fangio nel passato, ma anche Hamilton oggi. Sono confronti impossibili da fare, ma credo che per ogni sport valga questo ragionamento“.