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Squeeze: la mossa giusta per far mollare i tuoi avversari

Come “schiacciare” in certe situazioni gli avversari l’uno contro l’altro, spingendo entrambi a lasciarci il piatto.

Una volta che abbiamo ben presenti le dinamiche dei vari vantaggi che possiamo acquisire grazie alla posizione al tavolo, quanti e che tipo di avversari parleranno dopo di noi, i loro stack e tutto il resto, possiamo iniziare a “manipolare” il gioco anche quando una mano è stata già impostata preflop dagli altri player.

Per comprendere fino in fondo la tecnica che analizzeremo in questo articolo, andremo anche ad introdurre alcuni concetti basilari di multi level thinking, ossia di pensiero multilivello. Una delle chiavi del successo dei campioni che, anno dopo anno, riescono a restare sempre sulla cresta dell’onda.

PER UNA COMPRENSIONE PIÙ FACILE, È CONSIGLIATO LEGGERE ANCHE >>> Partire con la mano giusta: la strategia vincente nel gioco preflop

Cos’è lo squeeze nel poker

Lo squeeze è la mossa che possiamo attuare quando un giocatore che parla prima di noi rilancia e riceve un call, anch’esso seduto alla nostra destra. In questa situazione, giunti al nostro turno, si tratta di piazzare una forte 3bet per far passare entrambi e portare a casa un ricco piatto senza troppa fatica.

È una tecnica che, quando eseguita nel momento giusto e nel modo corretto, può farci davvero guadagnare parecchio e spargere un po’ di timore tra gli avversari circa la pericolosità del nostro gioco, quando mettiamo chips nel piatto.

Detto in questo modo sembra banale, ma come sempre non è così. Partiamo col dire che non è una giocata che si può fare sempre. Vediamo per quale motivo.

In quali situazioni si può usare lo squeeze

Perché lo squeeze funzioni a dovere e si creino le corrette dinamiche tra i giocatori, dobbiamo saper riconoscere a colpo d’occhio quando piazzare la nostra 3bet. Ci serve quindi che siano presenti, allo stesso tempo, diverse condizioni:

  • Devono esserci due avversari nella mano, uno che rilancia pre flop e un secondo che va a vedere il suo rilancio.
  • Sia l’avversario che fa raise, che quello che farà call sul suo rilancio, devono essere giocatori loose. Se il primo aggressive e il secondo passive, abbiamo fatto bingo. Hanno quindi dato a intendere di adottare uno stile di gioco che li porta a rilanciare e chiamare rilanci molto spesso pre flop, spesso con starting hand non fortissime. Se c’è storia di frequenti fold su 3bet, possiamo dire che abbiamo tutte le carte in regola per pianificare il nostro squeeze.
  • Dobbiamo essere di posizione su di loro.
  • Dobbiamo avere tutti e tre uno stack che dia sufficienti margini di manovra. Se uno dei due ha già investito una quota significativa del proprio stack nella mano in questione, sarà molto più difficile farli passare e quindi far andare a segno la nostra mossa.
  • Stiamo giocando una variante di poker che permetta rilanci importanti, come ad esempio il No Limit Hold’em o il Pot Limit Omaha. Qualsiasi gioco con puntate limit non ci permetterebbe chiaramente di fare una 3 bet di importo tale da poter sfruttare la dinamica che vogliamo andare a creare.

Perché funziona lo squeeze

Il punto di vista dell’original raiser

Lo squeeze funziona perché si crea una dinamica dove possiamo contare su una fold equity sotto steroidi, si crea cioè una situazione nella quale l’original raiser si trova a valutare se fare call sulla nostra 3bet sapendo che:

  • Oltre al nostro rilancio, ha ricevuto anche un call da un altro player, che parlerà di nuovo dopo di lui. Potenzialmente questo puó rilanciare ulteriormente mettondolo in difficoltà, ma dovendo agire prima non ha informazioni al riguardo.
  • Se anche il player “in mezzo” facesse call e di conseguenza dopo di lui non arriverebbee un ulteriore rilancio, si troverebbe in ogni caso a dover giocare tutta la mano in tre player, peraltro parlando sempre per primo. Non è certo la situazione ideale a prescindere.
  • Il fatto che noi abbiamo 3bettato forte su due avversari, comunque lascia il sospetto che possiamo avere una monster. D’altro canto è pressoché la stessa giocata che faremmo con una coppia di assi o di K servita.

Come la vede il player “messo in mezzo”

Passando al secondo player coinvolto, quello cioè che ha fatto call sul rilancio del primo giocatore, la situazione non migliora di certo. Anche lui si troverà a dover decidere se chiamare in una situazione in cui:

  • Ha visto l’original raiser passare la mano. Da un lato, vista in termini assoluti, sarebbe quasi un vantaggio e la sua situazione è migliore che di fronte a un suo call (può giocare in due invece che in tre). Dall’altro lato però la cosa ha tendenzialmente un risvolto psocologico per cui, in genere, chi fa solo call su un rilancio, invece che optare per una 3bet, attribuisce al raiser originale una mano pari o migliore della propria. Difatti il solo call invece del raise presuppone spesso la speranza di migliorare la propria starting hand strada facendo. Vedere quindi passare una mano che si reputava migliore della propria, va spesso ad alimentare il timore di fare un grosso errore chiamando per la seconda volta.
  • Se si parla di un player un po’ più esperto, tendenzialmente non si verifica il primo punto. Può essere che il payer “di mezzo” abbia fatto call sull’original raiser proprio perché ha notato che si tratta di un giocatore loose. Il suo call quindi può essere nato dalla consapevolezza che il primo a rilanciare può averlo fatto con una starting hand non eccezionale. Se è così, beh siamo di fronte alla situazione da manuale.
  • Anche lui, qualora e nonostante tutto decidesse di fare call, si troverebbe a giocare tutta la mano fuori posizione. Peraltro contro un player che già ha 3bettato forte pre flop su due avversari.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE >>>> Scopri la bussola del tuo torneo di poker: il Fattore M

Come fare lo squeeze in modo perfetto

Come abbiamo scritto in precedenza, spesso lo squeeze si basa sull’immagine loose del giocatore che ha rilanciato per primo pre flop, unito alla consapevolezza di tale immagine da parte del giocatore che chiama. Ipotizziamo la situazione in cui:

  • Player I (original raiser): Adotta uno stile loose al tavolo. Spesso a fatto raise pre flop, per poi passare di fronte a una 3bet.
  • Player II (giocatore di mezzo che ha fatto call): È a conoscenza dell’immagine loose di player I, di conseguenza il range di mani con cui farà call sarà più ampio.

Questa è appunto la situazione perfetta per piazzare il nostro squeeze e intascarci le chips che hanno già messo in mezzo. Ma per far sì che tutto vada secondo i piani, dobbiamo fare attenzione a tre cose:

  • La nostra 3bet deve avere una size adeguata. Il nostro rilancio per lo queeze deve essere abbastanza alto da convincere gli avversari a mollare il colpo. In genere un rilancio di entità pari o superiore a circa 5 volte il primo raise dovrebbe essere sufficiente (se per farlo dobbiamo mettere oltre il 50% delle chips del nostro stack, andiamo direttamente all in)
  • Posizione, posizione e posizione. Fino alla nausea, la posizione corretta al tavolo è fondamentale per sfruttare i vantaggi della maggior parte delle tecniche. Dobbiamo quindi, pre flop, parlare necessariamente dopo i due avversari (l’original raiser e colui che farà call su questo). Inoltre meno sono gli avversari alla nostra sinistra, meglio è. Se mancano diversi giocatori dopo di noi, le probabilità di trovare qualcuno con una mano molto forte aumentano, e questo non è certo una cosa desiderabile.
  • Avere un’immagine adeguata. Perchè lo squeeze funzioni, è importante essere credibili nella nostra 3bet. Questo significa che se fino a questo momento abbiamo giocato sempre in modo prevalentemente solido e tight, abbiamo più chance che il nostro squeeze vada a segno. Se, al contrario, abbiamo fatto re-raise preflop con una certa frequenza e/o siamo stati pizzicati più volte a fare bluff, avremo molte meno possibilità di riuscire nel nostro tentativo.

Come fare lo squeeze in modalità torneo

Quando stiamo giocando ad un torneo, sopratutto nelle fasi avanzate quando i bui aumentano e il rapporto di questi con gli stack si riduce, o squeeze diventa una tecnica che osserveremo con una certa frequenza.

Avendo meno margine di manovra, molto probabilmente per fare una 3bet di importo elevato come richiesto  dovremo andare direttamente all in.

Fare all in in squeeze ha una forza particolare per diverse motivazioni. In primis gli avversari folderanno con un range di mani maggiore, se chiamare il nostro all in dovesse mettere a repentaglio il loro torneo. Altro aspetto favorevole, non essendoci gioco dopo il flop, la forza della propria starting hand diventa l’unico aspetto cruciale, in quanto l’original raiser non avrà margine di gioco successivo. Naturalmente salvo entrambi abbiano stack di molto maggiore al nostro, ma è difficile che in quel caso chiamino entrambi. Più spesso, in situazione del genere, l’original raiser andrà piuttosto a isolare la mano rilanciando con i suoi resti, in modo da far passare il player “di mezzo” e giocare lo showdown in due. In quel caso probabilmente abbiamo scelto il momento sbagliato, ma tant’è. giochiamo lo showdown e incrociamo le dita.

In questa situazione lo stile di gioco degli avversari è ancora importante. Dovremo fare all in in squeeze solo su orignal raiser e caller entrambi Loose. Ma non basta. Dovremo fare decisamente molta attenzione alle differenze tra gli stack di tutti e tre. Se non abbiamo uno stack sufficiente, non riusciremo ad avere sufficiente fold equity, pertanto difficilmente la nostra mossa andrà a segno.

Diciamo che in linea generale per fare all in in squeeze dovremmo avere un fattore M compreso tra 10 e 15. In caso contrario il call sarà decisamente troppo appetibile per i nostri avversari. Se quindi siamo più short, meglio attendere di poter andare all in per valore.

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