Casey Stoner era un fenomeno indiscusso, ma il carattere non era usuale. Ecco chi ha voluto parlare del lato umano dell’australiano.
Uno dei talenti più amati dell’era moderna in MotoGP è stato Casey Stoner. L’australiano, unico in grado a portare al titolo piloti la Ducati in quel meraviglioso 2007, verrà ricordato come un fenomeno straordinario, che avrebbe potuto vincere ben di più rispetto a quanto ha realmente ottenuto in carriera.
Come ha raccontato in una recente intervista, Casey arrivò nel team di Borgo Panigale come un rimpiazzo, che non costasse troppo alla casa italiana. In realtà, proprio nell’anno di debutto in sella alla Desmosedici, fece subito capire di che pasta fosse fatto, pur non avendo vinto alcun titolo nelle Classi leggere.
Al primo appuntamento in Qatar, Stoner piegò Valentino Rossi con una facilità quasi disarmante, allungando sin da subito nel mondiale. In Turchia, Cina, Catalogna e Gran Bretagna ottenne un poker di successi che lo resero il favorito numero uno per il titolo, poi arrivato a Motegi con grande anticipo. Era nata una stella straordinaria.
Gli altri anni in Ducati lo hanno portato a vincere altri Gran Premi, ma per tornare al mondiale dovette aspettare il passaggio alla Honda. Ancora una volta, come accaduto con la casa italiana, divenne iridato al primo anno su una nuova moto, cannibalizzando il campionato del 2011.
La stagione successiva fu l’ultima da pilota, prima di annunciare il ritiro a causa di un motivo particolare: non riusciva più a divertirsi. Da quel momento, la vita di Stoner si è complicata notevolmente. Nonostante diversi test con la Ducati, non tornò mai alle corse, anche a causa della sindrome da stanchezza cronica che ne caratterizzò l’esistenza per un lungo periodo. Eppure, quello che non tutti conoscono è il particolare carattere dell’australiano, di cui qualcuno ha voluto parlare.
Stoner, Oscar Haro ne descrive la personalità
Casey Stoner avrebbe potuto vincere molto di più, ma due titoli mondiali sono stati sufficientemente appaganti. A raggiungerlo tra coloro che hanno lasciato il mondo della MotoGP, è Oscar Haro, che ha detto basta dopo tante stagioni nel team Honda LCR in qualità di direttore sportivo.
Lui è uno di quelli che hanno creduto nell’australiano, seguendolo nella sua fase iniziale di carriera e lanciandolo verso la gloria: “Casey è stato uno dei migliori, penso che sia i tifosi che gli addetti ai lavori lo riconoscano senza farsi problemi. Tuttavia, ho dovuto calmarlo, dicendogli “Casey, hai 300 cavalli nella moto”. Era un vero e proprio pazzo, rischiava davvero troppo quando saliva sul suo mezzo. Spesso, il suo talento non gli bastava, perché non aveva la misura del rischio“.
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Impossibile non essere d’accordo con Haro, anche se Stoner ha lanciato una piccola frecciatina a Valentino Rossi, pochi giorni fa, accusandolo di tentare dei sorpassi troppo rischiosi come quello di Laguna Seca. Ma si sa, i piloti son fatti così, ogni piccola cosa è un motivo per discuterne, cercare di incutere timore o risollevare vecchie ruggini. Ma tra i due, quello che non è mai mancato è il rispetto reciproco.