Ripercorriamo insieme la storia di questo strumento ludico che accompagna l’umanità da molti secoli.
Fin da bambini abbiamo quasi tutti maneggiato delle carte da gioco francesi, quelle che si utilizzano per giocare a poker. Si tratta banalmente di 52 carte, divise in quattro semi, ciascuno dei quali compare su un quarto di queste, tredici carte composte da 9 numeri da due a dieci, tre figure e un asso.
Vediamo insieme quindi come è nata questa suddivisione, per quale motivo e quale significato si nasconde dietro i quattro simboli che sono stati scelti.
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Le tipologie di carte da gioco coggi
Ad oggi esistono una quantità sterminata di carte da gioco, a partire dalle classiche carte utilizzabili per giochi completamente diversi o varianti dello stesso gioco, come ad esempio le carte francesi da poker. Esiste anche una tipologia di giochi di carte che utilizza carte specifiche e utilizzabili solo per quel gioco.
Immaginiamo per esempio le carte di Magic: The Gathering e similari. Ne esistono di tutti i tipi, da quelle che nascono dal merchandising di un’opera o ne gettano proprio le basi. Immaginiamo, tra le più conosciute in Italia, le carte di Pokèmon. In genere sono carte utilizzate sia a scopo di collezione, che per giocare anche in modalità torneo o, più recentemente, addirittura online con dei mazzi digitali. Anch’essi con le relative carte rare o collezionabili. Abbiamo ad oggi davvero una quantità sterminata di varianti e di tipologie diverse di carte da gioco. Ma da quanto tempo l’uomo le utilizza e a quando risalgono le prime rivenute?
La prime carte da gioco della storia nascono in Cina
Come era facile aspettarsi, l’origine delle carte da gioco arriva da molto molto lontano, sia nel tempo che nello spazio rispetto alla moderna civiltà europea. A seconda della maggioranza degli studi in merito, si può datare la comparsa delle prime carte da gioco, o comunque di qualcosa di assimilabile, intorno all’inizio degli anni del 1000 A.D. in Cina. Pare che la comparsa di ciò che oggi chiamiamo carte da gioco, sia pressoché contemporanea alla comparsa in generale della carta, ma anche e soprattutto della carta moneta. Sembra plausibile, e molti storici ne sono convinti, primo tra tutti Wilkinson, che nei primi giochi di carte la posta in palio fosse lo stesso strumento utilizzato per giocare*. La carta moneta appunto. Questa sembra un’abitudine riguardante solamente il primo periodo, poi sono nate carte da gioco che coprissero esclusivamente quella funzione.
Le antiche carte cinesi avevano tre “semi”: Jian o Qian (Monete), Tiao (Stringhe di monete, dove il nome stringa si riferisce al foro centrale che le monete cinesi per poterle appendere e impilare su una corda), Wan (Diecimila), e a questi si aggiungevano altre tre carte singole Qian Wan (Migliaia di Diecimila), Hong Hua (Fiore Rosso) e Bai Hua (Fiore Bianco). Queste erano rappresentate da ideogrammi con numeri da 2 a 9 sui tre semi.
Ci sono in ogni caso altri ricercatori che sostengono, al contrario, che le carte derivino direttamente dai tasselli del domino. Non possiamo sapere con certezza se l’origine sostenuta da una delle due tesi sia corretta in toto. Di certo però sappiamo che la parola cinese p’ai viene utilizzate per descrivere sia le carte che le tessere per il gioco del domino o del mahjog il che fa pensare certamente a un legame stretto tra le storie nei secoli di entrambi gli strumenti di gioco.
* Una cosa davvero curiosa è che questa pratica antica e abbandonata di mettere in palio lo stesso strumento che si utilizza per giocare, viene ad oggi ancora utilizzato, ma per quanto riguarda l’altra tipologia di carte da gioco, le collezionabili appunto: pensiamo alle già citate carte collezionabili di Magic: The Gathering e Pokèmon, per parlare sempre delle più diffuse e conosciute al grande pubblico in Italia ed Europa. Nei tornei o in alcune partite di questo gioco, invece di mettere in palio denaro o altri premi (anche perché spesso e volentieri sono giochi cui partecipano anche minorenni o addirittura bambini), ci si contende il possesso di una qualche carta rara e/o molto ambita e preziosa.
Le contaminazioni: le carte persiane e arabe
Prima di giungere nel Vecchio Continente, la maggiorparte della cultura e delle tradizioni indiane e cinesi passarono attraverso la Persia per poi giungere fino alle coste mediorientali occupate dagli arabi. Proprio questi modificarono e fecero evolvere le carte da gioco primordiali in qualcosa di simile a quelle che conosciamo e utilizziamo ancor oggi.
Tra queste popolazioni spiccano storicamente i Mamelucchi, una popolazione araba che dominava le coste a nord del contentinente africano. Questi utilizzavano a scopo ludico un mazzo di 52 carte divisi in quattro semi: daràhim (denari), tùmàn (coppe), suyùf (spade), jawkàn (bastoni da polo). Il numero di queste poteva variare a seconda del periodo o della regione, ma grosso modo lo standard andava delineandosi in quel modo.
Ciascuno di questi semi era costituito da 13 carte, tra cui dieci numerate e tre con dei disegni che rappresentavano, in ordine: il re, il vicerè ed il sottodeputato. Naturalmente, come sancito dal Corano, qualsiasi rappresentazione di persone era vietata, pertanto anche le carte da gioco potevano mostrare solamente disegni o figure astratte, ma in ogni caso anche le carte con figure avevano indicata una piccola didascalia con i nomi di quanto rappresentato.
I primi mazzi di carte da gioco rinvenuti dagli archeologi
Un primo mazzo di carte originale mamelucco, completo di 56 carte, fu rinvenuto nel 1939 ed è oggi esposto nel museo Topkapi Sarayi di Istambul. Nonostante questo specifico mazzo risalisse al XV secolo, è stato ad ogni modo uno strumento essenziale per la ricerca, in quanto ha consentito l’interpretazione storica di frammenti di carte datati tra il XII ed il XIII secolo. Ci sono alcune prove che suggeriscono che questo mazzo si sia evoluto da un mazzo precedente composto da 48 carte che aveva solo due figure per seme. Altre sembrano invece far pensare che le prime carte cinesi arrivate in Europa siano passate per la Persia, che a sua volta ha portato la sua influenza ai Mamelucchi. Non si sa ancora se le carte usate nel gioco della Ganjifa dagli indiani abbiano avuto una contaminazione da queste ultime, o sia avvenuto il contrario. Quelle indiane in ogni caso si distinguono per alcune caratteristiche: sono rotonde, generalmente dipinte a mano con schemi intricati e comprendono più di quattro semi. Anche fino a dodici.
Le prime carte da gioco in Europa
Nonostante il 38° concilio di Worcester del 1240 venga spesso portato a scopo di dimostrazione della presenza di carte da gioco in territorio inglese già nel XII secolo, è decisamente probabile che i giochi de rege et regina che sono citati in questo, non siano che gli scacchi. È altresì probabile che le carte da gioco videro la prima diffusione almeno un secolo e mezzo o due dopo, nel XIV quindi, con l’aumentare degli scambi commerciali e dei viaggi da e verso i territori dei mamelucchi egiziani.
Le prime testimonianze storiche in Europa portano a vedere Italia e Spagna come primi luoghi di diffusione, per poi diffondersi in tutta Europa cambiando forma, rappresentazioni e stile da zona a zona. Basandoci sulle evidenze storiche, i primi riferimenti importanti circa le carte da gioco sono stati:
- In Catalogna, Diccionari de rims de Jacme March nel 1371
- Un’ordinanza fiorentina vieta il gioco delle naibbe (naibe), nome antico per indicare per le carte da gioco, il 23 maggio 1376
- Nel sermone Tractatus de moribus et disciplina humanae conversationis un frate domenicano di Basilea descrive un gioco utlizzando le carte. Siamo nel 1377.
- Sempre nel 1377 un’ordinanza di Parigi pone il divieto nei giorni feriali del gioco delle carte.
Il mazzo di origine europea più antico mai rinvenuto è datato tra il decennio precedente e quello successivo al 1400. Chiamato “Italia 2” è conservato al Museo Fournier de Naipes di Vitoria.
Sempre intorno al Quattrocento risale la prima comparsa anche dei Tarocchi, composti da un mazzo di carte tradizionale con una serie di carte particolari dette Trionfi, e utilizzati per giochi di presa.
Una prima evoluzione estetica in Europa
In Europa le figure presenti sulle carte cambiarono per riflettere le famiglie reali e i loro vassalli, in orgine quindi avevamo come figure re, cavalieri e servi. La regina, che ad oggi viene utilizzata come figura, venne introdotta in modi e tempi diversi a seconda della regione. Nei mazzi tedeschi più antichi giunti fino a noi dalla metà del 1400, la regina sostituisce il re in una delle due coppie di semi due ricoprendo il ruolo di carta dal valore più alto. Dopo il 1500 ci sono pervenuti mazzi da 56 carte contenenti quattro figure: re, regina, cavaliere e servo.
Dal momento che i produttori di carte da gioco ritenevano che i semi non dovessero per forza essere gli stessi per tutti, nei primi mazzi erano presenti gruppi di semi molto diversi, sia per il nome che per la forma, pur restando sempre quattro per ogni mazzo. In Germania venivano spesso utilizzati come semi cuori, campane, foglie e ghiande, stessi simboli presenti anche nei mazzi tedeschi per il gioco dello Skat. Gli stessi semi li troviamo poi nei mazzi bavaresi per il gioco del Watten e del Mao Mao.
A partire dal 1600 poi, le carte italiane e spagnole usavano come semi per lo più spade, bastoni, coppe e denari.
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I tarocchi
Sappiamo con certezza che la prima invenzione dei tarocchi ebbe luogo nell’Italia settentrionale sempre in questo periodo. Molto diffusa è l’erronea credenza che vede gli zingari come portatori dei tarocchi in Europa.
I tarocchi costituiti di 22 Trionfi e 56 carte comuni, erano finalizzati allo svolgimento di complicati giochi di “presa e risposta”. Ad oggi invece vengono utilizzati principalmente per pratiche esoteriche, prime tra tutte la cartomanzia. Usanza nata verso la fine del diciottesimo secolo, quando i praticanti dell’occulto di allora occlti vollero associare i simboli sulle carte dei tarocchi ai geroglifici egizi.
La Francia e la nascita dei semi: cuori, quadri, picche e fiori
I quattro semi ad oggi ancora utilizzati nelle carte appunto chiamate francesi, i cuori, quadri, picche e fiori ebbero origine verso la fine del quindicesimo secolo.
Questi semi sono sopravvissuti decisamente a lungo, tanto da prevalere quasi su tutti gli altri ed arrivare fino a noi. Una delle motivazioni principali è da ricercare nella semplicità di questi disegni, certamente più veloci da produrre e quindi più economici rispetto ad alternative più elaborate in voga al tempo.
Il simbolo dei fiori, allora chiamato trèfle per la somiglianza alla foglia del trifoglio, con tutta probabilità trae ispirazione dalla ghianda dei semi tedeschi citata poc’anzi.
Anche il simbolo “Picche”, pique in francese, ha tratto ispirazione dal seme tedesco della foglia. Successivamente ha poi assunto il nome dell’arma per ricalcare il seme delle spade dei mazzi italiani (oggi sopravvissuto in quelle che vengono chiamate “carte napoletane”).
In Inghilterra decisero di adottare gli stessi semi usati in Francia. I nomi assegnati sono sopravvissuti fino a oggi nella nomenclatura inglese. Parliamo cioè dei quattro semi: hearts (cuori), clubs (bastoni, ma indicano il simbolo che in italiano chiamiamo fiori), spades (vanghe, che indicano il nostro italiano “picche”) e infine diamonds (quadri).
In un primo momento la rappresentazione delle figure nelle prime carte dette “a semi francesi”, venivano riprodotte a figura intera, ispirandosi allo stile spagnolo del tempo. Col passare del tempo il disegno è diventato via via meno dettagliato e più schematico, tanto che molti particolari comuni si sono persi nel corso dei secoli.
I cambiamenti più significativi li troviamo in particolare nelle carte:
- Re di cuori. Questo inizialmente brandiva un’ascia sopra la testa, oggi invece tiene una spada dietro la testa, tanto da guadagnarsi il nome di re suicida
- Il fante di picche. In origine questo portava una lancia o una lunga spada, che poi è divenuta lo strano oggetto che si può osservare sulle carte di fabbricazione moderna.
Un miglioramento degno di nota anche nell’uso pratico e non solo estetico, si è verificato verso la fine del diciannovesimo secolo, quando decisero di capovolgere quelle figure che avevano il seme a destra per facilitarne la lettura quando sono tenute in mano disposte a ventaglio.
Le carte moderne
Oltre all’evoluzione grafica, ancora in corso, merita attenzione particolare ciò che riguarda l’evoluzione dei semi utilizzati. In genere questi prendono il nome dal paese di origine, ma il loro utilizzo non rispecchia quelli che poi sono i confini nazionali reali.
Per fare un esempio, le carte da gioco italiane fanno uso di semi diversi a seconda della regione. Inoltre, al di là delle carte che usano i semi specifici di qualche regione d’Italia, vengono largamente usate dai nostri connazionali anche carte con semi spagnoli, francesi e tedeschi.
Generalmente i semi delle carte spagnole, portoghesi e italiani utilizzano tutte la stessa tipologia di simboli, seppur con variazioni stilistiche. Per questo motivo bastoni, spade, denari e coppe sono chiamati nell’insieme “semi latini”. Si differenziano principalmente tra loro per quanto riguarda la parte più estetica di rappresentazione e di disposizione dei disegni nelle carte di bastoni e spade.
Sulle carte con semi spagnoli e portoghesi, ad esempio, possiamo osservare che le spade sono disposte in modo dritto. Nei mazzi di carte italiane, invece, le spade sono disegnate ricurve e disposte in modo da incrociarsi. Per quanto riguarda le carte spagnole e portoghesi poi, i bastoni sono più grossi e nodosi, quelli dei semi italiani sono al contrario dritti e molto più fini. Nelle carte da gioco italiane e portoghesi, infine, spade e bastoni sono disposti in modo da intrecciarsi, in quelli spagnoli invece non si intrecciano mai.