Valentino Rossi, nove mondiali in carriera, ha scritto la sua pagina più bella con il passaggio dalla Honda in Yamaha in MotoGP.
Il rapporto tra Valentino Rossi e la sua Yamaha M1 può essere definito un vero colpo di fulmine. Dopo anni di dominio in sella alla Honda, il Dottore scelse di scrivere una storia diversa e di prendere una decisione folle. Nonostante, nel suo passaggio alla casa di Iwata, portasse con sé tecnici e un know-how tecnologico notevole, lasciò il certo per l’incerto. A 25 anni il centauro di Tavullia aveva bisogno di una nuova sfida, qualcosa che lo motivasse a dimostrarsi migliore, agli occhi degli altri e soprattutto davanti allo specchio.
La carriera iniziale di Valentino era stata etichettata da un velo di ipocrisia, come una scalata facile. Figlio di un ex pilota delle due ruote, era arrivato in 125 minorenne, aveva goduto di ottimi mezzi per scalare tutte le classifiche, vincendo nella classe cadetta e in quella di mezzo con l’Aprilia. La casa di Noale era il punto di riferimento dell’epoca, il team in cui tutti sognavano di correre. Dopo le affermazioni iridate in classe 125 e 250, Rossi debuttò in classe 500 sulla Honda e, quasi, sfiorò l’impresa al primo anno in top class.
Nella classe regina ereditò in Honda il ruolo di un dominatore indiscusso come Mick Doohan. Il pilota australiano è stato cinque volte consecutive campione del mondo nella classe 500 dal 1994 al 1998. L’arrivo di Valentino in Honda garantì quella continuità tecnica che permise alla casa giapponese di dominare nei primi anni 2000, fino a quando un coraggioso Rossi non decise di continuare il suo percorso professionale in sella alla moto rivale, la Yamaha.
Valentino Rossi e la lettera della M1
Il centauro di Tavullia vinse il mondiale 2004 e replicò l’anno successivo nel 2005, riportando la Yamaha sul tetto del mondo anche in classifica costruttori. Ad eccezione del 2000, la Honda aveva dominato la classe regina dal 1994 fino al 2004. Rossi scrisse una importante pagina di storia della casa di Iwata in sella alla sua M1. Il rapporto di amore con il suo bolide fu spontaneo ed emozionante. Valentino ha vinto, complessivamente, quattro titoli mondiali (2004, 2005, 2008 e, infine, nel 2009) in sella alla Yamaha M1.
Dopo ventisei anni, il pesarese ha deciso di dire addio alla MotoGP nel 2021. A Valencia, il giorno della sua ultima apparizione in pista, il Dottore è stato omaggiato da tutti i suoi colleghi. Una festa per una leggenda del Motorsport a cui ha voluto partecipare anche la Yamaha. La casa giapponese ha dedicato una lettera toccante al suo alfiere. Una dedica a firma della M1 stessa, la moto che ha reso Valentino un pilota immortale.
Sul sito della Yamaha, il 14 novembre 2021, è apparsa la dedica al Dottore da parte della M1. Vi riproponiamo i passaggi più commoventi. “Ricordo sabato 24 gennaio 2004 come fosse ieri. Il nostro primo appuntamento in Malesia. Aspettavo uno come te da così tanto tempo. Ero nervoso, ma è stato amore a prima vista per entrambi. Ho capito subito che la nostra relazione sarebbe stata qualcosa di veramente speciale. Abbiamo avuto quell’innegabile scintilla irripetibile e tutti i pezzi del puzzle si sono appena riuniti“.
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I momenti di gloria in sella alla M1
Subito dopo i test malesiani, Valentino Rossi riuscì nell’impresa di aggiudicarsi il primo GP in sella alla M1 in Sudafrica. L’all-in della Yamaha su Valentino Rossi fu vincente sin da subito. Sull’erba di Welkom il pilota e la sua amata moto si fermarono, subito dopo il primo trionfo, dopo una sfida infuocata con Max Biaggi e la sua Honda. Dopo una stretta di mano, molto significativa tra i due, VR46 parcheggiò contro le barriere di gomme la sua M1 e si mise a sedere accanto al suo bolide. Pianse e baciò la sua moto sul cupolino, inginocchiato davanti alla sua regina.
Per la qualità dell’avversario, per la sfida all’ultima curva, per il suo passaggio in Yamaha, il Gran Premio motociclistico del Sudafrica 2004 rimane una delle gare più significative della storia della classe regina, non esclusivamente per Valentino Rossi. La M1, nelle prime uscite del 2004, era una moto nervosa che il centauro di Tavullia dominò con maestria.
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“Abbiamo vinto quattro titoli MotoGP e 56 gare insieme. Abbiamo portato gioia a milioni di persone in tutto il mondo e creato ricordi che dureranno una vita. Abbiamo fatto la storia perché abbiamo lavorato insieme e abbiamo tirato fuori il meglio l’uno dall’altro…ma, purtroppo, anche le storie d’amore più belle finiscono. Valentino, sei parte di me. Parte della mia storia. Parte di ciò che sono oggi e di chi sarò molto tempo dopo che ci separeremo. La nostra è una connessione davvero speciale e mi mancherai più di quanto saprai mai. Grazie, Valentino. Con amore, la tua YZR-M1“. Un messaggio finale da brividi per una storia indimenticabile del Motorsport.