Ogni torneo può essere suddiviso in diverse parti: la fase iniziale rappresenta le fondamenta, ricoprendo un ruolo decisamente cruciale.
Prima di partire con la nostra strategia nel dettaglio, mi sento di fare alcune altre piccole precisazioni. Le strategie e gli stili di gioco per approcciarsi a un torneo in modo profittevole sono davvero varie e non esistono regole certe che funzionano nella totalità delle situazioni.
Quello che andremo ad approfondire non sarà quindi un elenco rigido di tecniche e regole, ma più che altro un approccio corretto e profittevole al gioco. Così facendo terremo sempre l’attenzione su quei principi basilari che adatteremo volte per volta al tavolo che andremo ad affrontare, al tipo di avversari e di struttura e, naturalmente, alle nostre caratteristiche e peculiarità.
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Esistono tanti diversi tipi di torneo di poker, ciascuno con le proprie caratteristiche che andranno a influenzare il nostro gioco su diversi fattori. Il tipo di torneo che andremo a parlare sarà il più classico, il No Limit Hold’em Shootout, quindi un torneo di Texas Hold’em a eliminazione, senza possibilità di re-buy, quindi di riacquistare un nuovo ingresso pagando nuovamente il Buy-in o una parte di esso.
La giocabilità di un torneo è data essenzialmente dalla sua struttura di livelli e lo stack di partenza in dotazione i giocatori. Maggiore sarà il rapporto tra lo stack e i bui e maggiore sarà il tempo tra un cambio di livello e il successivo, maggiore giocabilità in generale avrà il torneo. Un torneo con giocabilità più alta andrà a spostare maggiormente la possibilità di vittoria ai giocatori con maggiore Edge, riducendo quindi quella che è la varianza, l’abilità e l’esperienza incideranno quindi maggiormente sull’esito finale del torneo.
Non è un caso che un torneo con struttura meravigliosamente giocabile come il Main Eventi delle World Series Of Poker veda spessissimo, anno dopo anno, i migliori giocatori, spesso sempre i medesimi, nelle fasi finali del torneo disputarsi il titolo. Al contrario un torneo con struttura Turbo, o addirittura Hyper-Turbo, possa vedere con maggiore frequenza giocatori inesperti o casuali tra l’elenco dei vincitori. Potendo giocare molte meno mani e avendo costantemente la pressione dell’imminente aumento di bui, è naturale che la fortuna circa le starting hand ricevute ricopra un ruolo tutt’altro che marginale circa la scalata di un torneo di questo tipo.
Il fulcro della questione non è che alcuni tornei siano migliori di altri in assoluto, ma il fatto che alcuni presentino una varianza più o meno alta va logicamente a incidere sulla quota di bankroll che potremo destinare al buy-in.
Una struttura con cambi di livelli repentini e/o stack proporzionalmente più ristretti ci darà, come abbiamo visto, una varianza maggiore. Questo si traduce in una maggiore oscillazione potenziale rispetto al valore atteso reale delle nostre giocate. Al contrario, se ci apprestiamo a partecipare a tornei con maggior giocabilità, possiamo anche permetterci di investire quote di bankroll percentualmente maggiori. Questo a patto naturalmente di avere edge sul gioco, gli esiti reali del gioco si discosteranno in modo meno importante dal valore atteso che produciamo partita dopo partita.
Un primo suggerimento è certamente quello di presentarsi con un po’ d’anticipo sul luogo dell’evento. Questo ci darà modo di trovare la giusta concentrazione e di entrare gradualmente nel mood adeguato ad affrontare le ore di gioco che ci aspettano. Inoltre avendo tempo a disposizione, possiamo sfruttare questi momenti per raccogliere le eventuali informazioni organizzative che possono rivelarsi utili strada facendo e talvolta per conoscere gli avversari con i quali ci scontreremo a breve.
Questo può sembrare un aspetto marginale, ma nelle pause o prima dell’inizio si è generalmente più rilassati e meno attenti a nascondere informazioni circa la propria personalità e il proprio stile di gioco. Raccogliere parte di queste informazioni gratuitamente, scambiando due parole invece di investirci chips, non è certo un’occasione da buttare.
Altre accortezze che possono sembrare marginali o poco importanti, vengono spesso tralasciate a danno delle performance successive. Parlo nello specifico della preparazione personale. È importante presentarsi a un torneo riposati, rifocillati a dovere e, soprattutto, con abiti comodi e adeguati a dover stare seduti per molte ore senza causarsi problemi o fastidi dovuti a una non perfetta circolazione sanguigna o altro di questo tipo.
Questa formula, che letteralmente significa “mischiate le carte e distribuite” è la frase pronunciata dal floorman che sancisce l’inizio del torneo. Da quel momento i dealer procederanno con la distribuzione della prima mano e il countdown per i cambi di livello inizierà a scandire il tempo di gioco.
Se ci siamo preparati adeguatamente, già da questo momento potremo contare sulla concentrazione necessaria a impostare correttamente il gioco. Solitamente questo punto molti player staranno ancora cercando il proprio tavolo, si staranno sedendo e pensando ancora ad altro. Sfruttare il fatto di essere già nel mood giusto mentre gli altri sono ancora in modalità “cazzeggio”, può aiutarci in quello che dicevamo poco fa: studiare gli avversari e raccogliere informazioni che possono rivelarsi preziose.
Nei primissimi livelli, soprattutto in tornei con struttura molto giocabile, avremo decisamente poca pressione circa il rapporto del nostro stack con bui ed eventuali ante. Di conseguenza è perfettamente inutile prendersi rischi infilandosi in grossi piatti con mani mediocri o accanendosi contro un avversario particolarmente imprevedibile.
PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE >>>> ICM: saperlo calcolare darà una svolta al tuo gioco
Abbiamo visto che la prima fase del torneo ci serve essenzialmente per raccogliere informazioni. Pertanto, salvo arrivino mani particolarmente forti, si può anche tranquillamente limitarsi ad osservare.
Lasciare i nostri bui nel piatto a questi livelli non costerà pressochè nulla. Studiare quindi le mani e le decisioni che prenderanno i nostri avversari scontrandosi, è oro per quando ci troveremo noi a doverli affrontare, magari in un momento in cui la singola mano fa la differenza.
Badiamo soprattutto alla frequenza con cui un avversario apre il gioco preflop o, ad esempio, quanto fa limp. Osserviamo anche se mostra pattern di gioco ripetitivi come frequenti continuation bet o 3bet in bluff.
Analizzando le mani in cui si arriva allo showdown possiamo inoltre notare eventuali preferenze, ad esempio la propensione per mani speculative come connectors e suited, magari giocate fuori posizione.
Cerchiamo anche di ricordarci quali giocatori sono più propensi a innervosirsi e farsi condizionare il gioco dai cambi di umore.
Le prime fasi del torneo sono una miniera d’oro da questo punto di vista. Con un investimento davvero irrisorio di chips possiamo preparare in modo realmente efficace una strategia ed eventuali contromisure da mettere in pratica finché siamo allo stesso tavolo o se, più avanti, un cambio di tavolo dopo l’altro, capiterà di incontrare gli stessi giocatori in fasi successive.
Altro aspetto certamente non marginale, i bui molto bassi in rapporto allo stack ci permetteranno anche di costruirci a poco prezzo l’immagine che desideriamo agli occhi degli avversari. Se più avanti ci troveremo a scontrarci con gli stessi player, possiamo far fruttare questa per impostare le giocate in modo ancor più imprevedibile. Questo può rivelarsi solo uno dei tanti vantaggi dovuti alle false informazioni che abbiamo diffuso inizialmente.
La strategia base che abbiamo descritto suggerisce un gioco principalmente tight, che è l’approccio consigliato in genere quando non abbiamo completa padronanza di tutte le fasi del torneo e se non abbiamo anni di esperienza e migliaia di tornei nello storico.
Nel momento in cui siamo in grado di padroneggiare anche situazioni un po’ più complesse o al limite, possiamo anche provare altri stili di gioco più loose e aggressivi.
Alcuni player adorano ingrandire il proprio stack nelle prime fasi per aggredire maggiormente dopo, sfruttando il vantaggio di potersi prendere maggiori rischi. Questa impostazione richiede però in primis la consapevolezza di ciò che si sta facendo. Bisogna cioè farlo con cognizione di causa. Se sappiamo che il vantaggio successivo dovuto al nostro gioco big stack compensa i maggiori rischi iniziali e ci ripaghi per quelle volte che verremo eliminati prematuramente nel tentativo, possiamo tentare questa strada. In caso contrario, concentriamoci sullo studio del gioco e sul fare esperienza in merito.
Ricapitolando: le prime fasi di gioco possono rivelarsi un’importante fonte di informazioni. L’ICM ci suggerisce che non è generalmente profittevole prendersi rischi eccessivi in questo momento. Il poker in modalità torneo è anche e soprattutto una gara di resistenza, sparare tutte le nostre cartucce all’inizio può farci arrivare stanchi nei momenti finali, ove basta una semplice disattenzione per mandare in fumo tutti gli sforzi fatti fino a quel momento.
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