La cosiddetta “bubble”, italianizzato bolla, indica la fase in cui una sola eliminazione ci separa dalle posizioni In The Money, quindi le posizione a premi.
Se potessimo misurare con un cardiogramma quale è il momento di maggior tensione per tutti i player dall’inizio del torneo, certamente il picco maggiore verrebbe registrato nella fase di bolla.
Chiedendo casualmente ai vari player che incontriamo, tutti hanno delle storie rocambolesche di come hanno preso un cooler o una bad beat storta che li ha fatti andare a casa a mani vuote, eliminati proprio in bolla.
Vediamo quindi come affrontare un po’ più serenamente questo momento topico, amato in parte dai player più aggressivi e spavaldi e, al tempo stesso, il più odiato più o meno da tutti coloro che si trovano a dover mettere chips nel piatto proprio.
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Per evitare il tergiversare volontario allo scopo di fare meno mani degli avversari, rischiando di conseguenza l’eliminazione, la pressocché totalità delle case da gioco impone di giocare hand-to-hand in fasi cruciali come questa.
Giocare hand-to-hand significa che il gioco si ferma e il floorman avviserà i dealer quando potranno distribuire la mano successiva. Una volta terminata la mano al tavolo, il dealer procederà all’assegnazione del piatto. Passerà poi alla raccolta delle ante per la mano successiva e il posizionamento dei bui, eseguirà lo shuffle del mazzo, ma senza distribuire le carte. Si fermerà quindi in attesa che la mano corrente termini su tutti i tavoli e il floorman dia il via per la distribuzione successiva.
Nel caso ci fosse un all-in, si terminerà la mano arrivando al river e concludendo l’ultimo giro di puntate, ma non si proseguirà con lo showdown finché la mano corrente non sarà giunta al termine su tutti i tavoli ancora attivi. Questo per evitare che l’eventuale eliminazione di un partecipante condizioni il gioco delle mani ancora in corso sugli altri tavoli. Una volta terminata la mano da parte di tutti, si procederà allo showdown sui tavoli che presentano degli all-in.
Qualora si verifichi una o più eliminazione, il torneo riprenderà il suo corso regolarmente e tutti i partecipanti ancora in gioco saranno a premi. In caso contrario si andrà avanti a giocare hand-to-hand fino ad almeno una eliminazione.
Il momento della bolla rappresenta quella fase in cui la fold equity va alle stelle per più o meno tutti i partecipanti sopravvissuti fino a questo momento. Molto banalmente, la differenza di valore del nostro stack prima e dopo l’uscita dell’ultimo partecipante che si piazzerà in una posizione non a premi è notevolissima, anche se avessimo uno stack composto da un solo gettone del valore più piccolo.
Facciamo un esempio per capirci:
Ipotizziamo di trovarci in un torneo con 10 posizioni a premio e siamo in gioco ancora in 11 giocatori. I bui sono 1000 / 2000 ante 100. Abbiamo subito un brutto colpo e, versata l’ante, il nostro stack è composto da un’unica chips del valore di 100.
Aiutandoci con un software di calcolo dell’ICM, vediamo la differenza tra l’equity del nostro stack in fase di bolla, quindi mentre siamo ancora in 11 giocatori e come cambia dopo l’eliminazione di un solo avversario:
Come possiamo osservare, la nostra equity in questa situazione è pressochè pari a zero (3.35$ su un montepremi totale di 14,000$). Nel momento in cui un nostro avversario viene eliminato, osserviamo come le cose cambiano sostanzialmente:
Guardando la situazione di adesso, non possiamo non notare che l’equity del nostro stack quasi inesistente, ha guadagnato oltre 90 volte il valore precedente. Tutto per il semplice fatto di essere sopravvissuti all’eliminazione, oltretutto neanche per mano nostra, di un avversario.
Naturalmente abbiamo preso un caso limite, ma in questo modo la cosa rende decisamente bene l’idea. Quante chips avremmo dovuto vincere per ottenere lo stesso risultato in termini di equity? Non bastano numerosi double-up!
Una volta capita la dinamica dell’equity in bolla, andiamo a vedere come mettere in pratica quanto appena appreso.
Partiamo col dire che ci sono diverse correnti di pensiero al riguardo e alcune anche abbastanza discordanti. La questione cambia molto a seconda di molte variabili, quali la dimensione dello stack, l’immagine che abbiamo costruito al tavolo, lo stile di gioco che abbiamo osservato negli altri player, la struttura dei premi e, non per ultimo, l’incidenza del montepremi sul nostro bankroll.
Come abbiamo visto nell’esempio riportato, il valore dell’ultima nostra chip in gioco è enormemente maggiore di quelle in eccesso rispetto agli stack avversari. Detto in altri termini, se il nostro stack copre abbondantemente quello dell’avversario, la potenziale nostra perdita di quella parte in eccesso ha un valore relativo in denaro molto inferiore alla stessa quantità di chips che compongono l’intero stack avversario. Ciò significa che mettere nel piatto la stessa quantità di chips per noi che abbiamo uno stack maggiore, costa infinitamente meno rispetto a colui che si gioca l’eliminazione.
Capito questo e avendo quindi ben chiare le dinamiche della fold equity, la logica suggerisce di avere ottime chance nell’indurre il fold da parte degli avversari più corti di noi rilanciando preflop per rubare i bui o piazzando qualche bluff o semi-bluff mirato.
Se i giocatori più corti di noi al tavolo hanno però sufficienti margini di manovra (quindi che contano su fattore M superiore a 5), possiamo letteralmente “bullare il tavolo” facendo incetta di gettoni che, nella migliore delle ipotesi, ci spianeranno la strada verso il tavolo finale.
Nel caso in cui, al contrario, non abbiamo molto margine di manovra, o siamo decisamente short, la questione è molto molto delicata. Ci troviamo nella situazione ove dobbiamo a tutti icostri sopravvivere. Opteremo quindi per entrare solo in mani poco rischiose. Cercheremo di giocare solo di posizione e con mani molto forti. Questo per evitare di dover giocarci il torneo in situazioni ambigue o non chiare.
Saremo certamente bersaglio di bluff e semi-bluff avversari e i nostri bui saranno probabilmente sempre sotto assedio. La cosa importante qui è essere consapevoli che giocare queste mani sarà estremamente costoso per le puntate e i rilanci che gli avversari faranno ai nostri danni, sfruttando la dinamica descritta prima.
Evitiamo di difendere i bui se sappiamo che necessitiamo un flop miracoloso per non farci passare. Se vogliamo prenderci rischi, non è certo questo il caso. Una cosa saggia è provare anche a tenere sott’occhio la situazione sugli altri tavoli. Se possiamo contare su un minimo di margine di manovra e sono in gioco player molto molto short, cerchiamo di pazientare finche questi non verranno eliminati con enorme vantaggio da parte nostra.
Saper riconoscere i nostri avversari è qualcosa su cui abbiamo investito tanto tempo e tanto impegno. Questo è giusto. Uno dei momenti topici in cui mettere in pratica ciò che abbiamo imparato circa la selezione e il riconoscimento dello stile di gioco dei nostri avversari.
Siamo di fronte a un player money scared o no?
Questa è una domanda la cui risposta è estremamente importante per prendere le nostre decisioni nel modo corretto. “Money scared” significa letteralmente spaventato dai soldi. Stiamo parlando quindi di giocatori cui andare a premi o meno fa una grossa differenza, a livello semplicemente emotivo oppure anche reale. Questa condizione è spesso data da caratteristiche personali in genere oppure dal fatto dell’aver commesso il grave errore di essersi iscritti a un torneo che il nostro bankroll non ci avrebbe permesso di giocare serenamente.
In ogni caso, a prescindere da quelle che sono le motivazioni di questo, possiamo dire che un player che ha una paura esagerata di essere eliminati in bolla, avrà una Ford equity addirittura maggiore rispetto a quella che già viene data dalla situazione attuale. Con un po’ di esperienza riusciremo a riconoscere queste tipologie di giocatori in mezzo agli altri. È superfluo aggiungere che se riscontriamo una maggiore sollecitudine l’avversario il nostro gioco si dovrà adattare di conseguenza aggredendo più spesso e in modo più deciso.
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Daniel Negreanu è considerato uno dei giocatori più forti e poliedrici di tutti i tempi. Questi è solito rilasciare interviste e pubblicare testi circa l’evoluzione del gioco e delle strategie adottate. Naturalmente parla principalmente di situazioni high roller (quindi di tornei e partite cash-game ad altissimi livelli), ambiti certamente non per tutte le tasche.
Questo va purtroppo a rendere leggermente meno efficace e adattabile quanto dice alle situazioni “di tutti i giorni”. Come è naturale pensare, giocare partite con Buy-in elevatissimi screma molto il livello dei partecipanti, pertanto le strategie elaborate e descritte dal pro-player canadese nascono su alcuni presupposti che talvolta non ritroviamo nei tornei a livelli più popolari. Parlo naturalmente del poter dare per buono quasi sempre un comportamento razionale da parte degli avversari. Un livello di multi-level thinking mediamente più alto. Maggior oculatezza da parte degli avversari a prendersi rischi inutili o controproducenti per entrambi, qualora ti scontrassi con loro.
Fatta questa lunga -e doverosa- premessa, i consigli di questo storico campione non possono certo essere buttati via per i motivi citati. Quando Lewis Hamilton (grande campione di Formula 1) sale a bordo della sua auto privata e fa una gita domenicale in campagna, andrà di certo ad adattare il suo stile di guida. Lo modificherà tenendo conto del fatto che gli altri automobilisti che incrocia per strada non avranno il livello di acutezza, che si riflette in prevedibilità, dei professionisti con cui gareggia in pista. Stessa cosa dobbiamo fare noi quando sentiamo racconti e consigli riguardanti partite professionali, da adattare al livello del contesto ove giochiamo.
Negreanu recentemente ha parlato dell’evoluzione nell’approccio più profittevole da tenere mentre affrontiamo la bolla di un torneo di poker. In questa specifica circostanza, la maggioranza di esperti ritiene fondamentale per metter le basi alla propria scalata verso il tavolo finale. Daniel decide però di uscire dal coro: non è indispensabile giocare in maniera oltremodo aggressiva, sostiene.
Citando un estratto della sua intervista: “Se hai uno stack abbondante, dovresti sfruttare questa situazione, ma non ritenfo che abbia molto senso giocare come un maniac. Devi in ogni caso evitare di sprecare tutte le tue chips solo perché in bolla, secondo molti, devi essere aggressivo a tutti i costi”.
Nelle situazioni in cui si è short, invece, resta fondamentale usare tutta la razionalità e la freddezza necessaria quando ci apprestiamo a ragionare su numeri e stime.
Prosegue Negreanu: “Se ti ritrovi short, è necessario stimare quanto a lungo puoi resitere, quante chips stai lasciando sul tavolo per ogni giro di bui e quante mani puoi passare per arrivare a premio. Tutta la tua strategia in bolla dipende esclusivamente dalla grandezza del tuo stack“.
Dopo questa lunga disanima, possiamo sintetizzare la base della nostra strategia di gioco in zona bolla in questo modo:
Siamo short
Se riscontriamo una situazione di shock stack, quello che dovremmo fare è di attaccare soprattutto i bui di player con stack medi. Avremo anche cura di evitare confronti con player molto lunghi, salvo in presenza di starting hand molto forti. In quel caso chiaramente possiamo permetterci qualche attaco in più.
Abbiamo stack nella media
Se il nostro Stark si aggira vicino alla media, la miglior strategia da poter adottare consisste nell’attaccare principalmente i bui dei giocatori più corti. Allo stesso tempo andremo a evitare il confronto diretto con player che mostrano stack medi e big. A maggior ragione se notiamo che stanno fondamentalmente facendo il nostro stesso gioco.
Godiamo di uno stack abbondante o addirittura siamo i chip-leader del tavolo o del torneo
Beh, sì siamo riusciti ad arrivare in zona bolla con uno stack molto abbondante, ora è realmente il momento di sfruttare questo vantaggio enorme. Andremo ad aggredire tutti i giocatori, quindi sia quelli con stack piccolo che stack medio in modo classico. Possiamo permetterci inoltre di attaccare anche altri giocatori con stack lungo. Questi saranno più propensi a mollare il colpo per non prendersi rischi eccessivi con un giocatore come noi che potrebbe eliminarli.
A queste tre regole generali andremo ad applicare poi le varie strategie che abbiamo visto circa l’adattamento del nostro gioco. Nello specifico ci baseremo, oltre che sulla dimensione dello stack avversario, sul concetto generale di fold equity. Aggrediremo maggiormente un giocatore chiuso e/o passivo. Cercheremo il re-steal su player che hanno mostrato giocate poco solide o che per altri motivi possono spingerci a pensare che possano avere plausibilmente mani marginali.
Saper padroneggiare il gioco in zona bolla è una di quelle abilità che più di molte altre possono fare una differenza sostanziale in termini di profitto medio sul nostro gioco. Sedevi decidere su cosa perfezionarti per prima cosa, questa è la situazione su cui mettersi a studiare senza riserve.
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