Per moltissimi giocatori di poker, o di qualsiasi gioco competitivo in generale, le forme di superstizione sono una questione abituale e diffusissima. Alcune di queste però non possono che lasciare sbigottiti per quanto sono inusuali e strane.
La scienza ha già dato ormai diverse spiegazioni empiriche o matematiche a ciò che chiamiamo in genere “fortuna”. Le discipline matematiche sanno calcolare con esattezza, a patto di avere dati circa le condizioni di partenza, le probabilità che un certo evento accada. La parte razionale di ciascuno di noi, con un minimo di conoscenza elementare, è in grado di eseguire queste operazioni.
Perchè allora la superstizione è così diffusa anche tra le persone più istruite e i giocatori più esperti e preparati?
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Capire la superstizione
Sappiamo che con semplici calcoli è possibile avere una stima più o meno accurata della probabilità con la quale un evento può accadere o meno. Altrettanto facile, almeno restando all’interno di un cornice di gioco, è conoscere quali sono i fattori che vanno realmente ad incidere su questa probabilità.
Sappiamo benissimo quindi che indossare dei capi di abbigliamento piuttosto che degli altri non può in alcun modo condizionare l’ordine con cui verranno distribuite le carte. I diversi gingilli o cimeli portafortuna, così come eventuali riti propoziatori, non cambieranno certo quello che saranno gli eventi futuri.
Semplicemente, gli eventi che vogliamo condizionare sono degli effetti, le cui cause sono note dal principio. Se la totalità o quasi di queste cause non sono sotto il nostro controllo e, di conseguenza, non possiamo modificarle in nessun modo con le nostre azioni.
Ma allora per quale motivo se sappiamo che la superstizione non funziona, continuiamo tutti, chi più chi meno, a ripetere alcuni rituali senza alcun effetto nel mondo esterno?
La risposta al quesito per certi versi è già contenuta nella domanda. Possiamo dividere a questo punto due gruppi ben distinti di superstiziosi.
Diversi tipi di superstizione per diversi tipi di personalità
Da un lato abbiamo le persone che realmente credono in una qualche efficacia di riti scaramantici o azioni che possono modificare gli eventi futuri in un certo qual modo controllabile.
Dall’altra possiamo trovare al contrario coloro che in qualche modo sanno bene o si sono resi conto del fatto di non poter modificare certi eventi esterni e sono quindi consci della poca differenza che può portare un riti scaramatico o altri tipi di azioni o oggetti portafortuna, può benissimo essere che trovi per certi versi una qualche utilità nella superstizione. Ma di un tipo diverso.
Secondo alcune ricerche un terzo delle persone sono superstiziose. Oltre alle due categorie sopra citate, ne esiste una terza che possiamo chiamare “superstizione a intermittenza” o “parziale”. Parliamo cioè di individui solitamente razionali, che però in situazioni particolari stress o incertezze, tendono a cercare di riprendere il controllo sugli eventi tramite la superstizione. Cosi facendo usano questa come ultimo avamposto prima della sensazione di perdita totale del controllo di ciò che accade intorno.
I pericoli della superstizione non consapevole
Una doversoa considerazione da fare è che la superstizione non si basa sulla razionalità e spesso nessuno è in grado di dare una spiegazione logica e sensata per il comportamento, spesso al limite dell’assurdo, di alcuni giocatori.
La psicologia negli anni ha cercato di analizzare il fenomeno e trovare qualche osservazione utile a fini pratici. Si dice che le convinzioni di alcuni giocatori abbiano delle caratteristiche del tutto simili e riscontrabili in altri disturbi, compresa la certezza che un certo comportamento dettato da superstizione può portare le probabilità a loro favore.
I giocatori tendono ad analizzare le loro vincite e perdite in cerca di identificarne le cause. Un giocatore, posto di fronte ad un’evidenza oggettiva che si oppone a quello in cui lui crede, facilmente troverà delle spiegazioni o addirittura delle prove per sostenere la sua vecchia convinzione.
Lo psicologo Willelm Wagenaar, le cui ricerche hanno interessato anche il campo specifico, sostiene che quando sono sconosciute le cause di qualcosa, i giocatori tendono ad attribuire gli eventi alla fortuna o alla possibilità.
Come possono evolversi le superstizioni
L’umanità intera, fin dagli albori è stata affetta da bias di come quelli appena descritti.
Per quanto le cause di qualcosa possano essere spaventose, il non conoscerLE PER NULLA è sempre peggio
Sono passati un numero enorme di anni da quando il primo uomo che ha visto un fulmine cadere in una foresta portando fiamme e devastazione, ha iniziato a domandarsi prima chi – e molto tempo dopo “cosa” – può aver causato una devastazione del genere.
Non trovandone le cause, per poter sopportare in modo accettabile quel pericolo, ha provato a dare qualche spiegazione che, per quanto poco logica o provabile, fosse quanto meno più sopportabile dell’ignoranza totale su ciò che accade. Tempo dopo, sviluppandosi la civiltà, molte superstizioni divennero sempre più complesse e diffuse, trasformandosi via via in rituali e credenze sempre più evolute, fino a ciò che ancora oggi anima diverse comunità religiose e sette.
Sono quindi tutte panzane inutili?
I più materialisti direbbero ovviamente di si, almeno chi sposa le tesi più radicali e puriste. Ma analizzando la questione sotto un altro punto di vista, possiamo trarne qualcosa di interessante.
La superstizione è realmente tutta da buttare?
Iniziamo col dire che difficilmente qualcosa che coinvolge per così tanto tempo una percentuale cosi alta di persone può essere solo ed esclusivamente aria fritta. Una qualche utilità pratica chi ripete per anni gli stessi rituali dovrà pur averla.
Di recente è stato approfondito molto lo studio di vari effetti prima inspiegabili con la pragmaticità delle prime scienze sperimentali. Per fare un esempio abbastanza conosciuto oggi, viene spesso portato l’effetto placebo, che viaggia poi in coppia con il suo fratellino cattivo, l’effetto nocebo.
In poche parole si tratta del fenome per il quale, ad esempio in campo medico, il solo fatto di prendere una medicina che si è convinti abbia un effetto positivo, può portare benefici reali, anche se poi la tale medicina non fosse altro che acqua e zucchero. Al contrario, capita di frequente che alcune persone convinte che qualcosa che porti sfortuna gli porterà dei danni, si troveranno poi a riscontrare realmente esiti sfortunati.
Il potere delle convinzioni
Un altra teria a riguardo è quella che descrive la cosiddetta Self-fulfilling prophecy, ossia la profezia che si autoadempie.
Banalmente, un tale è convinto che se prende l’auto il lunedi mattina senza le sue scarpe nere porta fortuna, farà un incidente. Un lunedi mattina quel tale prende l’auto per andare al lavoro e si ricorda a metà strada di non aver messo le scarpe giuste. L’agitazione e la paura di fare un incidente per quel motivo lo distrae per tutto il tragitto, portandolo poi a non vedere per tempo gli stop del camion davanti e ci va a sbattere in pieno.
Altro caso, una ragazza cerca lavoro da un mese senza risultati. Un’amica appassionata di occultismo le ragala un talismano dicendole che la aiuterà a trovare lavoro rapidamente. Tornando a casa è molto positiva circa il funzionamento del talismano e casualmente nota un annuncio di lavoro, con tutto l’ottimismo e la sicurezza del mondo chiama e fissa il colloquio per il giorno seguente. Magari quell’annuncio era li da settimane, ma la sicurezza in più data dalla convinzione legata al talismano, l’ha aiutata a guardarsi meglio intorno notando l’annuncio. Inoltre la sicureza e l’ottimismo le hanno fatto fare la telefonata che ha portato al successo.
Questi esempi non dimostrano chiaramente l’efficiacia funzionale del talismano o delle scarpe porta fortuna. Ma in qualche modo hanno comunque influito sull’esito.
La discussioni qui porterebbe di conseguenza al chiedersi se e quanto sia lecito vendere e lucrare su di una soluzione di questo tipo (di cui spesso la spesa economica è uno dei principali stimoli a farla poi funzionare realmente), ma per ora fermiamoci all’osservazione.
La superstizione come difesa dall’assumersi responsabilità
Un altro motivo importante che spinge le persone a cedere alla superstizione, è la capacità di quest’ultima a fungere da scudo nei momenti in cui si deve fare i conti con se stessi o con qualcuno.
Quanto è bello ogni volta che combiniamo un disastro scaricare la responsabilità sulla sfortuna? Se i bambini sono veri esperti ad accampare scuse quando prendono brutti voti a scuola, certi adulti non sono da meno quando si tratta di qualche insuccesso o aspettativa disattesa. Alcuni sono così bravi a trovare giustificazioni e scuse il più possibile credibili, tanto da ingannare anche se stessi e convincersi che l’esito di una loro disattenzione o imprudenza sia stato causato da mera malasorte.
Inutile dire che questo atteggiamento è quanto di più distruttivo possa esserci. L’assumersi in modo sincero le proprie responsabilità, quindi il saper riconoscere in modo chiaro e onesto le cause che hanno condotto a un esito non desiderabile, è parte essenziale del processo di crescita e apprendimento.
Nel momento in cui rifiutiamo di far risalire un esito indesiderato a qualche nostro comportamento o azione da aggiustare, non correggeremo mai le storture alla base e le cose non potranno che peggiorare. Anzi, magari in questo caso sì che le cose andranno proprio a fortuna, quindi a caso, ma non è certo ciò che cerca chi agisce o lavora cercando una certa prevedibilità o controllo. In un percorso di crescita e miglioramento continuo.
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L’uomo in cerca di schemi
Uno dei meccanismi che ha da un lato aiutato l’umanità a crescere fino a sistematizzare addirittura diversi metodi scientifici, è la capacità di confrontare l’esito di un fenomeno con altri simili, così da notarne uno schema e, col tempo, sistematizzare un modello. In parole semplici, se tutte le mattine che ho osservato nella vita, il sole spunta a est. Facilmente posso aspettarmi che anche domattina accada la stessa cosa e andare a dormire rassicurato del fatto che non dovrò preoccuparmi almeno di questo fatto.
Così poi, osservazione dopo osservazione, siamo arrivati a poter prevedere e modellizzare una serie enorme di fenomeni e meccanismi di causa-effetto.
Facendo però un passo indietro, è vero che un meccanismo di questo tipo ci permette di creare nuova scienza, ma di contro, se non gestito a dovere, può condurre alle più grandi cantonate.
Come detto, questa tendenza naturale dell’uomo a ricercare uno schema e relazioni di causa effetto in ogni aspetto della vita è ed è stato fondamentale. Ciò che urge non dimenticare, è che oggi abbiamo la fortuna di poter soddisfare questa spinta con metodo. E sappiamo che alcuni fenomeni, al momento, non sono spiegabili o influenzabili senza tenero conto che alcune dinamiche che vorremmo tanto inscatolare in qualche nostro schema per trovarne una spiegazione, semplicemente una spiegazione non ce l’hanno. E se anche l’avessero, non ci è accessibile.
Conclusioni
Dopo questo viaggio tra le sfaccettature della superstizione, concetto da alcuni venerato, da altri rifiutato come la peste, possiamo trarre la conclusione che no, non tutte le forme di superstizione sono inutili o dannose nel gioco del poker o nella vita.
Come nel caso della self-fulfilling prophecy per aspettative positive o dell’effetto placebo, seppur non ci sia efficacia materiale nel rimedio o nella strategia, considerando una cornice più ampia possiamo osservare come in fondo una qualche utilità pratice c’è.
Il solo fatto di predisporsi meglio o peggio verso qualcosa può riflettere tranquillamente una certa utilità. Non si può negarlo. Il limite riguarda però il fatto di riuscire adeguatamente a sfruttare solamente questa sfumatura del meccanismo della sueperstizione.
Qualora invece cadessimo nelle fallacie descritte derivanti da un suo uso improprio della superstizione o una sua sopravvalutazione, penso che sia sufficiente notare solamente la proporzione tra quanti credono che la superstizione sia determinante negli esiti del gioco e quanti tra questi siano nelle posizioni più alto di qualsiasi classifica di vincita.