La notizia del ritiro di Suzuki a fine stagione ha con ogni probabilità inciso sul rendimento di Rins e Mir nel GP di Francia. Ma ora si deve voltare pagina.
L’addio all’improvviso al mondo della MotoGP della Suzuki è stato certamente un colpo al cuore per tanti appassionati del marchio e non solo. Una casa che ha fatto la storia del motociclismo, che spesso ha provato a rompere il duopolio Honda-Yamaha, ma che ha sofferto più di ogni altro la crisi economica dovuta alla pandemia. E per questo ha dovuto dire addio ai suoi sogni di gloria, almeno in pista. Per dedicarsi anima e cuore alla produzione di moto stradali e allo sviluppo di tecnologie che le permettano di essere sempre al passo con i tempi.
La Suzuki aveva firmato un contratto con la MotoGP per poter essere presente fino al 2026, ma ora sta trattando con Dorna la sua uscita a fine stagione. Il tutto dopo un annuncio arrivato senza che la squadra sapesse realmente la situazione. Anzi. Addirittura Livio Suppo da settimane parlava di rinnovi con Alex Rins e Joan Mir, non escludendo anche qualche cambio, così come la possibilità che si valutasse per il futuro una squadra satellite della Suzuki. E invece altro che raddoppio: la casa giapponese dice addio e rischia di lasciare già da adesso macerie dietro di sè.
Mir e Rins, l’addio di Suzuki ha lasciato il segno
A Le Mans già si son oviste le conseguenze. Già nelle parole dei due piloti si è capito come la situazione abbia scosso entrambi, anche se sembrano aver affrontato la cosa in maniera differente. Mir ha appreso la notizia ma era già in contatto con altri team per parlare del suo futuro. Rins invece ha anche pianto dopo aver appreso che la casa giapponese lascerà a fine anno e solo in un secondo momento ha cominciato ad elaborare il tutto.
Il tutto ovviamente poi si è riflesso sul lavoro ai box. I meccanici, seppur scioccati, hanno comunque da grandi professionisti continuato il loro lavoro alla grande, mettendo nelle condizioni i due piloti di lottare sia in qualifica che in gara per le posizioni di testa. la moto infatti è competitiva e, con la classifica così corta lì davanti, tutto ancora può accadere, come ha ribadito lo stesso Suppo, che ha fatto intendere come ci sia il pensiero di chiudere magari con un titolo (come nel 2020) l’avventura nella classe regina.
Rins e Mir però poi in gara hanno compiuto un autentico disastro. Il primo, già reduce da un netto passo indietro dopo un inizio di stagione che sembrava nettamente in ripresa dopo l’opaco 2021, si è reso protagonista di un dritto pericolosissimo, con un rientro dopo la prima variante che poteva creare un incidente non di poco conto. Per fortuna le Ducati, che erano in testa in quel momento, erano ancora impegnate nella esse, altrimenti le conseguenze sarebbero state peggiori. Il campione del mondo 2020 invece, quando era davanti e sperava in una seconda parte di gara in rimonta (alla sua maniera) per chiudere sul podio è scivolato nell’ultima curva, gettando via una buona opportunità.
Due ko casuali? Verrebbe da dire di no, visto quanto accaduto in precedenza. La controprova la vedremo al Mugello. Ora infatti non è il momento di lasciarsi andare alla depressione. Anche perché per due in cerca di un sedile per il 2023 come loro (che in teoria non avranno difficoltà a trovare, visto il talento che hanno), serve tutta la lucidità possibile per portare a termine una stagione che si sarà non delle migliori, ma che può riservare ancora delle buone sorprese.