Una volta consolidata una strategia di base vincente, iniziare a padroneggiare l’arte della lettura dei tell involontari e volontari, oltre che a saper gestire e camuffare i propri, può dare un importante spinta alle nostre vincite.
I tell involontari sono dei movimenti o segnali che lasciamo trasparire durante il gioco. Questi segnali possono venire interpretati per avere conferma di una qualche ipotesi di lettura della mano avversaria o, più in generale, per rendere più accurati e precisi i range che andiamo via via assegnando agli altri player in gioco.
Andremo oggi a vederne e analizzarne qualcuno tra i più comuni e diffusi, soprattutto tra i giocatori meno esperti.
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Tell volontari e involontari
Una prima grande suddivisione riguarda la natura del tell di cui stiamo parlando. Questi si dividono in tell involontari e volontari. I primi sono quei segnali involontari che dipendono da reazioni emotive e inconsce: per esempio il cambio di colore del volto o del palmo delle mani, un aumento improvviso della sudorazione, tremori nelle mani o nella voce. Tutte le reazioni insomma che semplicemente “sfuggono” al controllo del giocatore con la mente impegnata su altro.
I tell volontari, al contrario, sono dei movimenti o delle azioni che vengono eseguite come una sorta di recita per depistare, ma intesi quasi come automatismo inconscio, quindi non necessariamente voluti o preparati. Per capirci, un po’ come quando due bambini litigano, uno dei due si fa male e anche l’altro si mette a piangere come tentativo di non vedersi attribuire la responsabilità dell’accaduto o come quando becchiamo il gatto o il cane a fare qualcosa che non deve e questo si guarda intorno facendo lo gnorri. Un’azione attiva quindi atta a depistare, non necessariamente completamente cosciente. Andiamo oggi a concentrarci sui primi, quindi i tell involontari. Quali sono i principali e più comuni e cosa possono significare.
Tell involontari: la respirazione
Il ritmo e la profondità con cui una persona respira dicono tantissimo sullo stato d’animo e le emozioni provate in un tale momento. Generalmente una diminuzione del ritmo di respirazione, magari accompagnato anche da respiri più lenti e profondi, quasi a volerli nascondere, sono un segnale di voler nascondere qualche incoerenza. In genere, specialmente quando questo tell arriva in concomitanza con una giocata aggressiva, indica una debolezza nella mano o comunque la paura di venire chiamati fino alla fine.
Al contrario, un improvviso aumento del ritmo di respirazione, magari abbinato a una minor profondità del singolo respiro, in genere è segnale di tensione derivata da una mano molto forte. Non di rado lo noteremo quindi in avversari che nascondono una coppia servita di assi o di re o tra coloro che settano una coppia al flop o chiudono punti alti e non comuni come un full house.
Tell involontari: tremore delle mani o nella voce
Uno dei tell più facili da notare. I tremori nelle mani o nella voce difficilmente si riescono a nascondere adeguatamente e sono anche più semplici da notare anche da lontano. A differenza quindi della respirazione, che magari possiamo sfruttare principalmente con i giocatori seduti accanto, ma difficilmente con chi è seduto all’estremo opposto del tavolo, i vari tremori da tensione al tavolo in genere sono ben visibili anche a distanza. Una mano tremolante del nostro avversario o la voce che inizia ad andare a scatti o tremare, in genere segnalano la tensione dovuta al voler nascondere una mano molto forte.
Stiamo bene attenti quindi a osservare le mani dei nostri avversari durante la partita. In genere questi tremolii sono abbastanza evidenti quando prende delle chips per puntare o rilanciare, ma anche quando non sta facendo azione. Ricordiamoci di osservare con attenzione i movimenti dei nostri avversari quando non tocca a loro parlare. Sentendosi meno “sotto i riflettori”, spesso lasciano passare dei segnali in più sentendosi più al sicuro, per esempio se vediamo l’avversario tremare un po’ mentre ad esempio sistema o gioca con le chips del proprio stack o con qualche portafortuna o gingillo che si è portato al tavolo. Abituarsi a notare qualcosa in quei momenti può letteralmente farci risparmiare, nel tempo, un piccolo capitale.
Prestiamo attenzione in particolar modo ai giocatori alle prime armi. Questi saranno meno abituati a controllare questi aspetti, dovendosi focalizzare maggiormente sugli altri aspetti del gioco che ancora non padroneggiano completamente. Evitiamo quindi di inventarci giocate strane o qualche hero call inutile. Semplicemente se vediamo un player principiante che si sente molto forte e noi non abbiamo il nuts, lasciamo perdere e aspettiamo tempi migliori.
Tell involontari: stack ordinato o disordinato
Le modalità con cui un giocatore ordina le chips nel proprio stack può dire davvero molto sul suo modo di giocare. In linea generale, maggiormente sarà ordinato lo stack, più conservativo e tight sarà il giocatore. al contrario, i player più attivi e spregiudicati, raramente sistemano le chips con tale accuratezza. Anche per una semplice questione pratica. Giocando molte mani e avendo frequenti “entrate e uscite”, tenere in ordine meticoloso lo stack richiede un lavoro costante quasi ad ogni mano. Un player che gioca di rado, al contrario, ha tutto il tempo di mettersele in ordine. Un po’ come Paperon De’ Paperoni che si fa lucidare le monete del deposito, conscio del fatto che non le spenderà mai neanche sotto tortura.
La cosa si sviluppa poi su vari gradi di intensità. Passiamo dal giocatore simil-compulsivo che allinea persino le fantasie sui bordi delle chips creando veri e propri paradisi di simmetria e ordine, fino al giocatore che si fa richiamare più volte dal dealer perchè non riesce a tenerle ferme e continua a mischiarle e rimischiarle, talvolta rendendo anche difficoltoso vedere in quel modo l’entità dello stack stesso.
Lo stack nel cash game
Nelle partite cash game il modo di sistemare il proprio stack apre il fianco anche ad altre osservazioni. È abitudine comune tra molti player inesperti (o semplicemente molto conservativi o money scared), fare di tutto per non concludere una sessione di gioco in negativo. Capiterà spesso quindi di vedere alcuni di questi giocatori tenere separate le fiche corrispondenti all-importo cambiato inizialmente, dagli eventuali gettoni in surplus che costituiscono la vincita della sessione. Specialmente dopo diverso tempo o quando manca poco alla chiusura del tavolo o comunque alla fine della sua sessione di gioco, questi player saranno estrememanente restii a investire più di quanto sono in attivo.
Inutile dire che in questo frangente possiamo contare su di una fold equity schifosamente più alta del normale. Ottimi quindi bluff e semi bluff se riusciamo a superare quella soglia psicologica con le nostre puntate o rilanci. In quegli spot abbandoneranno spesso anche progetti o mani buone, ma non imbattibili. Osservare questo aspetto ci aiuta anche a capire quando tirano cattive arie. Se vediamo un player come quello di cui parliamo che va avanti ad aggredire nonostante ciò potrebbe comportare un’inversione di segno circa la sessione, mettendo il temibile meno davanti al netto dei cambi, possiamo avere qualche conferma in più circa il fatto che sia meglio mollare il colpo se non abbiamo proprio il nuts o in ogni caso buone chance di chiuderlo.
Il re dei tell involontari: lo sguardo
“Uno sguardo dice più di mille parole” ha detto qualcuno. Mai come nel poker si tratta di un detto azzeccato. Dove cade lo sguardo di un giocatore, il modo con cui osserva gli avversari, le carte o gli stack sul tavolo, il fatto che riesca a mantenere lo sguardo senza abbassare gli occhi o farli sfuggire da un’altra parte, quando parla con un altro giocatore, specialmente se ci sta giocando contro nella stessa mano. Questi tell involontari possono rappresentare tutti degli ottimi segnali per interpretare i pensieri del nostro avversario circa la mano in corso.
Segnali di forza: una rapida occhiata al proprio stack
In genere controllare che le armi siano cariche e le proprie truppe schierate, è un meccanismo che prende il via poco prima di passare all’attacco. Allo stesso modo quando un giocatore fa cadere lo sguardo sul proprio stack prima di fare azione, è un segnale che aggiunge punti alla probabilità che siamo di fronte a un avversario con una buona mano.
Si parla sempre di un’occhiata di sfuggita, uno sguardo che dura quindi una frazione di secondo. Se la cosa diventa eccessivamente evidente, quasi a volersi far notare, potrebbe in rari casi essere una recita nel goffo tentativo di simulare forza per tentare un bluff.
Segnali di forza: ricontrollare le carte personali
Talvolta capita di notare che dopo l’arrivo del flop o di una delle altre due carte comuni l’avversario dia una controllata veloce alle proprie carte personali. A seconda della situazione, può far trapelare una grande forza della propria mano o un progetto chiuso. Specialmente se cadono carte “pericolose” o che potrebbero far completare un draw. In particolare se si tratta del colore.
Molti player non espertissimi, tendono a non memorizzare il seme delle proprie carte, ma solo il valore. In particolar modo se si tratta di carte off suited, di semi diversi quindi. Qualora quindi cadano ad esempio tre o quattro carte di picche, può essere che un giocatore si ricordi di avere una carta nera, ma non si tratti di fiori o picche. Una rapida ricontrollata in genere rappresenta questo scenario.
Una seconda motivazione alla base di questo gesto, è quando si chiude “un punto troppo bello per essere vero“. Si apre magari con 7-9 e al flop cade 5-6-8. O, sempre con la stessa starting hand, arriva un flop che recita 9-9-7. In quei casi viene quasi automatico controllare che realmente si abbia in mano delle carte così perfette per quelle board. Se dopo l’occhiata alle proprie carte segue il segnale visto prima, quindi lo sguardo al proprio stack, è decisamente probabile che siamo di fronte a qualcuno con una mano davvero forte e che si prepara ad aggredire senza pietà.
Segnali di debolezza: una rapida occhiata al nostro stack
Lo sguardo dei nostri avversari può anche aiutarci a capire quando c’è debolezza da quelle parti. I tell più comuni sono. Se notiamo che al nostro avversario cade l’occhio sul nostro stack mentre sta decidendo come agire, molto probabilmente non è troppo sicuro della propria mano o del punto che ha chiuso. Una dinamica simile possiamo notarla facilmente negli sport “fisici”. Un pugile, tanto per fare un esempio, nel momento in cui passa la maggior parte del tempo a studiare l’avversario, invece di focalizzarsi sulla propria tecnica e il proprio allenamento, generalmente è intimorito dall’incontro che si preannuncia.
È una cosa più che naturale. Nel momento in cui non siamo sicuri dei nostri mezzi, è istintivo preoccuparci di quanto può farci male il nostro avversario. Un rapido controllo allo stack, nel caso del poker, ricalca proprio questa dinamica. Paura di ricevere una puntata o un rilancio troppo alto direttamente in faccia. Naturalmente, come già abbondantemente spiegato nell’articolo linkato all’inizio (che, qualora non l’avessi letto, ti consiglio di recuperare al più presto onde evitare di fraintedere i discorsi che stiamo facendo qui), questi tell non vanno assolutamente presi in modo troppo radicale o semplicistico. Ci servono solamente ad aggiustare il tiro e perfezionare le letture.
L’interpretazione che abbiamo appena dato a questo tell, in particolare, va contestualizzata. Se l’avversario ci chiede di mostrargli meglio il nostro stack perchè non riesce a contare le chips o se si ferma parecchio tempo a guardarlo per contare, magari sta semplicemente calcolando le implied odds per decidere come muoversi con un progetto. Altra motivazione può essere quella di calcolare le size delle eventuali puntate, così da farci committare o meno, a seconda delle circostanze. Attenzione quindi ai principi generali prima di fraintendere e generalizzare aspetti che invece vanno letti e presi in altro modo.
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Segnali di debolezza: mostrare le carte a un amico o al vicino di posto
Premesso che si tratta di una scontata violazione del regolamento e che quasi sempre precede un richiamo, in partite particolarmente informali o tra principianti può succedere che un player ancora nella mano mostri le proprie carte personali a un amico o al vicino di posto per qualche motivo.
Se ciò accade, quasi certamente siamo di fronte a un punto forte, o comunque un tipo di mano che rispecchia lo schema di gioco e di puntate in corso. Difficilmente un player in bluff totale andrà a far vedere le proprie carte a qualcuno a mano ancora in corso. L’amico che vede la mano e poi guarda il board stranito, sarebbe un segnale davvero scontato in quel caso e anche il giocatore peggiore al mondo eviterebbe di certo di fare una stupidaggine del genere. Ciò porta però a escludere tale possibilità e di base ha dato lo stesso quel tell banale, ma al contrario.
Segnali di debolezza: le attese infinite
Può capitare che un player si fermi a pensare parecchio tempo. Al netto del fastidio causato dalla cosa, in genere si tratta di tutt’altro che un segnale di forza. Un player che si ferma a riflettere molto tempo prima di decidere l’azione, con tutta probabilità sta semplicemente calcolando le pot odds o cercando di farsi un’idea circa le carte che gli possono servire, nelle strade successive, a batterci o comunque migliorare la propria mano.
Per quanto riguarda questo tell specifico però, incide parecchio nella valutazione che possiamo dare lo storico del giocatore. Può tranquillamente essere che un giocatore perda molto tempo per abitudine. Altro caso, la lunga attesa può essere uno stratagemma per far passare i pochi minuti mancanti al cambio di livello o alla pausa. Ci sono mille motivazioni anche esterne al gioco che possono portare a lunghe riflessioni, è importante valutare bene la situazione e capire se si tratta del tell descritto o di un’attesa motivata da altro.
Segnali di debolezza: gli insta-call
Siamo al flop e dopo la nostra puntata, sentiamo immediatamente chiamare il call o vediamo delle chips arrivare nel piatto in pochi secondi. Fossimo giocatori alle prime armi, potremmo quasi venire intimoriti dalla cosa. Sembra quasi una sfida, no? Ecco, in genere chi ha una mano realmente forte, non ha di certo tra le priorità farlo capire a tutti e spaventare gli avversari che gli darebbero altre chips se si sentissero buoni.
La rapidità nel call, in genere, può avere due interpretazioni tra le più probabili. La prima, scontata, è ciò che dicevamo poco fa. Un tentativo di spaventare l’avversario e fargli interrompere l’aggressione cercando di trasmettere un messaggio del tipo: “guarda che se punti ti chiamo al volo”, il giocatore può voler fare un tentativo di comprare qualche altra carta gratis o a minor prezzo. Magari è un goffo tentativo di preparare un bluff al river, qualora non entri un progetto o si sia convinto di poterci far passare in quel modo.
Un altra interpretazione che possiamo dare a questa azione riguarda per la maggiore i giocatori meno esperti o che comunque credono un po’ di più nella fortuna o qualche superstizione. Un call molto rapido può rappresentare facilmente l’impazienza nel vedere se finalmente arriva la carta che serve per chiudere la scala o il colore desiderato. In entrambi i casi comunque una mossa di questo tipo non dovrebbe spaventarci, anzi, ci darà spesso una mano nella lettura della mano avversaria e nell’ampliare il nostro range di puntata o rilancio.
Abituarsi ad osservare con attenzione tutto quello che accade
Abbiamo visto una disanima dei principali tell involontari che possiamo notare al tavolo da poker. Come già detto, è di fondamentale importanza capire bene come vanno utilizzate le informazioni raccolte grazie a questi.
Quello che preme maggiormente difatti non è trasmettere mille esempi e studi sui tell involontari, ma è più il prendere un’abitudine all’attenzione. Prestare ascolto e osservare i movimenti corporei e del viso, il modo di parlare e gli altri aspetti non verbali degli altri giocatori. La padronanza dell’uso dei tell nel poker è un’abilità che richiede tantissimo allenamento ed esperienza. Non ci sono scorciatoie. Osserva con attenzione tutto ciò che accade e ogni volta che c’è uno showdown o un player mostra le proprie carte, verifichiamo e confrontiamo la realtà con le supposizioni che abbiamo fatto.
Si tratta quindi di aggiustare man mano il tiro e perfezionare col tempo quella che è forse una delle abilità più spettacolari e che danno maggiori soddisfazioni quando la nostra lettura si rivela esatta.