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La mossa che può portarti in Paradiso oppure all’Inferno

Il Triple Barrel Bluff è una giocata molto forte che può spiazzare anche gli avversari più  esperti, ma è importante eseguirlo con la giusta tecnica, altrimenti può rivelarsi un vero e proprio suicidio per il nostro stack e le nostre tasche!

Come per tutte le giocate che consistono in pattern di puntata in bluff, anche quella del triple barrel richiede una conoscenza profonda della dinamica che sta alla base della giocata stessa, sia per fare in modo che la giocata vada a a segno con maggiori probabilità, sia per evitare di ottenere l’effetto opposto e lanciarsi inesorabilmente in un bagno di sangue annunciato.

Vediamo quindi come e in quali circostanze possiamo provare questa potente tecnica, così da sfruttarne a pieno la forza, senza però prendersi al contempo troppi e inutili rischi.

PER CAPIRE MEGLIO QUESTA TECNICA È UTILE LEGGERE ANCHE >>> L’importanza del bluff nel poker, spiegata in modo semplice

In cosa consiste un triple barrel bluff

Come possiamo intuire già dal nome, il triple barrel consiste nell’aggredire l’avversario con una puntata lungo tutte le strade del board. Barrel si può tradurre come “Barile” oppure viene usato anche per indicare la parte terminale della canna di un’arma da fuoco. Possiamo adattarne il nome come “Tripla fucilata“, o qualcosa del genere, per rendere bene l’idea di cosa intendiamo con questa giocata. Tre forti colpi d’arma da fuoco che andremo quindi a sparare contro il nostro avversario, per indurlo a fare fold prima del termine dei giri di puntate.

Si tratta quindi di una giocata che solitamente viene eseguita quando abbiamo impostato la mano in modo aggressivo rilanciando già pre flop, così da dare un’immagine di forza ancora maggiore e coerente.

Come abbiamo già anticipato, questa giocata può andare a mettere in difficoltà anche i giocatori più esperti. I quali, seppur conoscendo il tipo di mossa di cui parliamo, possono fare in ogni caso un po’ di fatica ad individuarla se seguiamo le accortezze che andremo ad elencare e spiegare a breve.

Teniamo sempre a mente che buona parte del profit che faremo giocando a poker deriva dalla quantità di piatti che riusciremo ad aggiudicarci con una mano meno forte dei nostri avversari. Probabilmente nessun’altra tecnica è in generale così efficace e di grande impatto come il triple barrel bluff sotto questo aspetto. Capiterà spesso di riuscire a spingere al fold, oltre che avversari con mani e punti mediocri, seppur migliori della nostra, ma talvolta andrà a segno anche contro giocatori che hanno in mano punti chiusi decisamente forti, che non avrebbero mai passato di fronte ad altri tipi di giocata.

Contro quali avversari si può tentare in sicurezza un triple barrel bluff

Come sempre, la prima cosa da fare è valutare e riconoscere il nostro bersaglio ideale. Il triple barrel bluff è una giocata che funziona generalmente bene contro quasi tutti gli avversari, eccezion fatta per i calling station più convinti.

Trattandosi inoltre di una tipologia di bluff un po’ più elaborata, che va cioè sviluppata lungo tutti i giri di puntata, è decisamente più efficace contro gli avversari che hanno un livello di gioco e di ragionamento maggiormente raffinato. Come per le altre tipologie di giocata in bluff, perchè il gioco funzioni dobbiamo costruire uno scenario nella mente del nostro avversario, così da sfruttare la falsa pista e le intuizioni errate che abbiamo creato con la nostra giocata studiata e preparata a tavolino.

Risulta quindi inutile provare a ingannare un avversario che gioca senza far caso a ciò che fanno gli avversari. Se pertanto siamo di fronte a qualcuno che punta, rilancia o chiama solamente quando ha una starting hand forte e chiude un punto che ritiene sufficiente, senza al contempo badare o interrogarsi sulla mano avversaria, non sarà possibile trasmettergli le false informazioni che ci serviranno per trarlo in errore.

Ho scritto “un punto che ritiene sufficiente” e non “un punto forte” perché parliamo di giocatori di bassissimo livello. Questi sono capaci di seguirci fino al river, facendo ripetutamente call e prendendo di petto i nostri tre missili come se niente fosse, arrivando magari allo showdown mostrando fieri una semplice top pair, magari senza kicker. Cosa che li farà andare gambe all’aria più o meno in ogni occasione in cui non trovano di fronte un bluff totale.

Teniamo di conseguenza sempre bene a mente che, come per molti altri ambiti, anche nel poker spesso non sono gli avversari più abili e furbi a farci i danni peggiori, ma proprio gli “sciocchi”. Coloro cioè che non seguono il ragionamento logico e razionale che andiamo a minare con le nostre false piste create ad hoc.

Come non è mai quindi una buona idea provare qualche bluff contro questi giocatori, a maggior ragione il triple barrel va evitato assolutamente in questi casi.

Condizioni necessarie per effettuare un triple barrel bluff

Per poter eseguire un triple barrel bluff che trovi la massima efficacia e probabilità di andare a segno, è importante che siano presenti questi condizioni: posizione al tavolo, conoscenza dell’avversario e stack idoneo.

Dei primi due aspetti abbiamo già parlato. Per quanto riguarda invece il discorso chips a disposizione, è di vitale importanza poter qui contare su uno stack di dimensioni adeguate. Per mettere in campo la nostra mossa, dovremo rilanciare preflop. Fare poi una puntata al flop. Puntare al Turn. Fare l’ultima puntata al River, qualora non abbiamo ancora trovato il fold da parte dell’avversario lungo le strade precedenti. Naturalmente le puntate devono essere sempre e necessariamente adeguate all’entità per piatto per avere chance di successo, altrimenti non possiamo fare affidamento sulla fold equity che ci serve.

Tutto questo significa che dobbiamo esser certi di poter contare su uno stack tale da poter far fronte a tutte queste puntate, già prima di iniziare la nostra mano.
Questo aspetto è fondamentale da tenere sott’occhio. Il triple barrel, qualora non vada a segno, può costare parecchio e addirittura compromettere un torneo, qualora non si siano fatti correttamente i calcoli iniziali.

Un esempio di triple barrel bluff

Proviamo a fare un esempio di massima che rende l’idea. Immaginiamo di fare un raise di 4 big blind e trovare un call. Il piatto sarà quindi, prima del flop, pari a circa 10 bui. Per proseguire con una puntata di size adeguata, punteremo ad esempio 7 big blind. In caso di call da parte dell’avversario avremo creato ora un piatto di 24 bui. Sul Turn puntiamo 18 bui. In caso di call del nostro rivale, al momento dell’arrivo del river saremo di fronte a un pot pari a ben 60 big blind. A questo punto per fare una puntata credibile dovremo investire almeno 2/3 del piatto, 40 big blind quindi. Facciamo 45 per stare più sereni.

Per poter giocare questa mano abbiamo investito in tutto ben 4 + 7 + 18 + 45 = 74 big blind. Vero che in caso di fold avversario vinceremmo un ricco piatto di 60 bui, dei quali oltre 30 di puro guadagno. Ma è anche vero che se al river ci toviamo un call e allo showdown scopriamo l’avversario con il nuts, abbiamo perso in una singola mano ben 74 big blind. In un torneo un colpo del genere difficilmente non fa differenza. Se facciamo cilecca due o tre volte in poco tempo, in poche occasioni si riuscirà a tornare in gioco facilmente.

Perché l’arma del triple barrel bluff non può mancare nel nostro arsenale

Iniziamo ora a capire la potenza di questa mossa e il successo che può determinare l’eseguirla nel modo corretto, al momento giusto e contro l’avversario idoneo. Ma oltre allo scontato enorme vantaggio di farci aggiudicare piatti più o meno grandi con mani marginali o scarse, sganciare tre forti puntate consecutive in bluff ci aiuterà allo stesso tempo a bilanciare il nostro range e regalarci potenzialmente una vincita enorme quando puntiamo forte su tutte le strade con un punto alto chiuso o addirittura il nuts.

Il primo step del triple barrel bluff: come capire se piazzare la continuation bet iniziale al flop o lasciar perdere

Abbiamo già anticipato che questa giocata è quasi sempre preferibile inizi con un nostro rilancio pre flop. Trattandosi di triple barrel bluff, la mossa successiva consiste naturalmente in una continuation bet al flop. Onde evitare di infilarci in cosiddetti gineprai dai quali si esce poi a pezzi, vediamo di capire su quali tipi di board ha senso o meno proseguire con la nostra aggressione.

Ipotizziamo, dal momento che parliamo di una tecnica di bluff, di aver missato completamente il flop. La nostra starting hand non avrà di conseguenza trovato miglioramenti con le prime tre carte voltate dal dealer.

Prima valutazione: siamo di fronte a un flop coordinato o no?

Ad esempio se cade un flop del tipo 56T, saremo sicuramente di fronte a un board più facilmente legabile rispetto a un 3AQ.

In linea di massimo, teniamo la regola generale che un flop meno ordinato è sempre più favorevole quando vogliamo tentare un continuation bet in bluff. Il motivo è che banalmente il nostro avversario avrà avuto meno chance di migliorare la propria mano o di trovare un progetto profittevole da poter seguire.

Un altro aspetto da tener certo in considerazione riguarda l’aspetto di lettura che il nostro avversario può fare circa le nostre carte personali. In genere il fatto che abbiamo rilanciato pre flop farà pensare con tutta probabilità a una mano composta da assi e/o carte alte. La nostra puntata su un flop del primo tipo nel nostro esempio sarà pertanto molto meno credibile rispetto alla stessa puntata, ma eseguita sulla seconda tipologia di flop riportata.

Il range che ci verrà attribuito sarà cioè più facilmente attribuito a un flop scoordinato, per questo motivo questi sono i flop che dovremo cercare di usare come base per il nostro primo proiettile del triple barrel bluff che stiamo mettendo in campo.

Naturalmente il tipo di player inesperto che abbiamo citato all’inizio, quello che dicevamo fa caso solo alle proprie carte, il punto che va a chiudere e non bada per nulla al gioco degli altri, è completamente immune da queste valutazioni. Motivo per cui abbiamo detto prima e qua ribadiamo non va mai preso di mira quando stiamo preparando il nostro attacco un bluff.

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Triple barrell bluff, il secondo colpo: facciamo fuoco anche al turn?

Seguendo la stessa logica usata poco fa circa il flop, anche per quanto riguarda il turn dovremo dirigere la nostra attenzione sul valutare quali carte andrebbero a migliorare potenzialmente il nostro range di carte percepito.

Diciamo che in linea di massima le migliori sono le carte alte, meglio se più alta della maggiore del flop o di quella di mezzo. Se non va a chiudere potenziali scale o colori di eventuali progetti in essere da parte di qualcuno, decisamente meglio ancora.

Questo perchè in una buona percentuale di casistiche, il nostro avversario avrà fatto call al flop avendo centrato la top pair o la middle pair. L’arrivo di una carta più alta di queste avrà di certo maggiori chance di spaventare il nostro rivale. Se anche stesse ipotizzando una nostra continuation bet in bluff al flop, la possibilità che abbiamo ora centrato la carta caduta al turn può facilmente aumentare le chance che opti ora per il fold, lasciandoci quindi portare a casa il nostro bel piatto.

Triple barrell bluff: il river

Facciamo conto di aver proseguito bene fino all’ultima strada. Abbiamo ad ora quindi rilanciato pre flop, puntato in continuation bet al flop e aggredito anche al turn. Sempre con la size adeguata al piatto e con l’immagine che abbiamo dato al tavolo fino a questo momento.

Arrivati al river dobbiamo prendere la decisione cruciale di questa mano. Sparo l’ultima pallottola, la più grande, o lascio perdere ed evito di suicidarmi se penso non sia cosa?

Per prendere la decisione corretta a questo punto, dobbiamo fare mente locale su ciò che è successo fino a questo momento. Contiamo sul fatto di aver dato l’immagine di avere carte alte o comunque una starting hand molto forte. La mano si è sviluppata fino a questo momento anche e sopratutto su questo presupposto.

Il primo aspetto cui dovremo prestare attenzione sarà di conseguenza riguardante la possibilità che ci siano potenziali progetti di colore o scala chiusi con l’arrivo del river. Non possiamo escludere che il nostro avversario ci abbia seguiti facendo call tutte le strade nella speranza di chiudere uno di questi draw. La chiusura potenziale di uno di questi potrebbe quindi per noi costare molto caro. Inoltre difficilmente sarà credibile che siamo noi stessi ad aver giocato in questo modo aggredendo basandoci sulla speranza di chiudere quel progetto.

Un occhio in particolare a quei progetti che possono aver preso l’avvio al turn. Non di rado il nostro avversario può averci seguito al flop leggendoci in bluff, aver preso la quarta carta su cinque di un progetto al turn, per concluderlo a river.

Detto questo, andremo quindi a cercare di sganciare la nostra terza puntata aggredendo nei casi il river ci serva una carta compatibile con il nostro range percepito e che riduce al minimo le probabilità di aver apportato un miglioramento alla mano della nostra controparte.

Naturalmente se siamo partiti con un semi-bluff e lo chiudiamo al river dopo aver puntato forte tutte le strade, possiamo dire i aver fatto bingo. In quel caso non serve dire che puntare forte per valore è la mossa scontata per la quale optare.

L’evoluzione storica del triple barrel bluff

Prima che diventasse consuetudine osservare gli incredibili hero call con bottom pair o carta alta che ci hanno regalato i campioni moderni, il gioco del poker era molto più standard e basato sulla forza delle mani in sè, piuttosto che su un livello di pensiero così elevato. Riuscire a fare bluff e contro-bluff così sofisticati era quindi una rarità dovuta più al caso che allo studio tecnico raffinato su cui oggi tanti campioni basano la propria carriera e popolarità.

Player che quindi facevano call sulle tre strade del triple barrel ovviamente se ne vedevano davvero pochi.

Intorno al 2002, per quanto riguarda il poker stiamo quindi letteralmente parlando di un’altra era, molti concetti ora quasi banali erano del tutto sconosciuti ai più. Anche a buoni livelli. In pochissimi conoscevano nozioni come i range di starting hand relativi a una certa posizione al tavolo, il floating al flop e le varie tecniche e betting pattern che abbiamo analizzato nelle puntate precedenti. Coloro che oltre a conoscerle sapevano sfruttarle adeguatamente erano realmente una rarità anche nei tavoli high stakes o nelle partite più ricche e importanti.

In linea generale il gioco era, grosso modo per tutti, scegliere una starting hand più o meno forte, agire di conseguenza pre flop, vedere se al flop si chiudeva qualche punto o si trovava un miglioramento, per proseguire prendendo decisioni basata quasi del tutto su questi semplici aspetti. Tutto il resto veniva in genere tralasciato o tenuto quasi per nulla in considerazione.

Viene da sè che i pochi che avevano capito e approfondito la cosa, facevano soldi a palate semplicemente facendo raise pre flop e proseguendo con una continuation bet standard. Questa trovava quasi sempre un fold da coloro che non avevano hittato nulla e un call da quelli che avevano punto. Lasciando quindi abbondante spazio per mollare subito il colpo senza prendersi rischi quando non andava a segno quella giocata.

Le prime contromosse e l’invasione dei maniac

Dal momento che non ci voleva chissà che intelletto superiore per capire la cosa, qualcuno ha iniziato a notare che vedere dei player proseguire imperterriti a giocare ogni volta seguendo lo schema raise pre flop – continuation bet al flop.

A quel punto la semplice strategia si è un po’ evoluta. Dalla semplice continuation bet al flop, per mollare il colpo qualora non si fosse trovato subito il flop, si è iniziato a sparare anche sulla seconda strada e, per i più arditi, anche sul river.

Ora siamo in un periodo in cui i giocatori più aggressivi avevano per le mani un’arma potentissima, di conseguenza ancora radicalmente spiazzante.

Un esempio lampante di questa nuova epoca è l’italiano Dario Minieri. Nel periodo che va dal 2005 al 2010, il ragazzino romano ha distrutto di prepotenza, uno dopo l’altro, una miriade di storici e fortissimi player portando uno stile di gioco nuovo. Non era raro vederlo sparare forte flop e turn, per poi mettere resti al river senza battere ciglio. Sia che avesse full d’assi, sia che non avesse neanche guardato le carte.

Il giovane Dario Minieri al tavolo da poker

L’arrivo dei range e un nuovo cambio di paradigma

Negli anni successivi, quindi indicativamente dopo il 2010, concetti basilari come l’utilizzo dei range per la valutazione delle mani si è diffusa tra la stragrande maggioranza dei giocatori abituali. Questo ha portato nuovamente ad un radicale cambio nel modo generale con cui ci si approcciava al gioco.

Se agli inizi del duemila era sufficiente incappare in un avversario che non avesse hittato nulla al flop per appropriarsi del piatto con una semplice continuation bet e qualche anno dopo servivano 3 barrel, con la diffusione dei concetti un po’ più avanzati, non è più stato così semplice.

Ad oggi paradossalmente siamo nella situazione in cui quasi più nessuno si lancia in una triple barrel bluff, se non in una ristrettissima selezioni di mani e situazioni. Questo significa che, salvo non siamo in un tavolo davvero di giocatori amatoriali o sprovveduti, per poter far andare a segno la nostra triple barrel dovremo mettere in campo tutte le nozioni che abbiamo trattato oggi, senza tralasciarne nessuna.

In definitiva, la triple barrel bluff è la bomba atomica nel nostro arsenale di tecniche al tavolo. Ma come tale, prima di sganciarla, dobbiamo esser certi di avere la giusta distanza di sicurezza e aver mirato in modo preciso al bersagio designato.

In caso contrario, i rischi superano di gran lunga i benefici. Su questo non ci piove.

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