Per Valentino Rossi il 2021 potrebbe segnare la fine di una striscia da record. Serve un miracolo per impedirlo in questo finale di stagione.
La carriera di Valentino Rossi sta volgendo al termine, una notizia che ha caratterizzato tutta la seconda parte della MotoGP targata 2021. Il 5 agosto infatti, in occasione di una conferenza stampa straordinaria indetta proprio dal “Dottore”, è arrivato l’annuncio del prossimo ritiro, quando il Circus del Motomondiale si trovava in Austria per il Gran Premio di Stiria.
Gli occhi dei fans, degli addetti ai lavori e del pesarese stesso hanno iniziato a riempirsi di lacrime, consapevoli che il vuoto che verrà lasciato sarà impossibile da colmare. Se si parla del nove volte campione del mondo infatti, vengono in mente tutte le imprese sportive, i momenti belli e quelli meno positivi, ma anche le grandi qualità umane di questo personaggio.
Valentino Rossi ha segnato un’era di questo sport, avvicinando tantissime persone al mondo delle due ruote. Lui stesso, in un’intervista rilasciata a Guido Meda pochi giorni fa, aveva affermato: “Sono stati 25 anni straordinari, e sono contento di aver fatto appassionare molta gente. Questo prima era uno sport di nicchia, grazie a me ed al mio duro lavoro, in tanti, oggi non ne possono fare a meno“.
Le imprese più belle di questo fenomeno le abbiamo vissute negli anni Duemila, quando riuscì a mettere le mani su sette titoli in top class in dieci anni. Solo Nicky Hayden e Casey Stoner sono riusciti ad interrompere il dominio partito nel 2001 con l’ultimo iride in 500 e terminato con la Yamaha nel 2009.
In un modo o nell’altro, il grave infortunio al Mugello nel 2010 ed il passaggio in Ducati hanno interrotto anzitempo questa abbuffata di vittorie. Come affermato dal pilota di Tavullia in persona, il più grande rimpianto resta, più che Valencia 2006, quanto accadde con Jorge Lorenzo e Marc Marquez nel 2015. Ma questa è acqua passata.
Valentino Rossi, il primato scricchiola
Tra le tante pagine di storia scritte da Valentino Rossi, ce n’è una impossibile da cancellare e riguarda il mondo delle statistiche. Il debutto del #46 avvenne in 125 nel 1996, in sella all’Aprilia. Visti i risultati nei campionati minori, in molti parlavano di lui come di un futuro campione. E non sbagliavano affatto, come poi dimostrato negli anni successivi.
In quella stagione arrivò il primo podio, con un terzo posto in Austria. Pochi giorni dopo fu il momento della prima vittoria, conquistata ad Assen nel Gran Premio d’Olanda. Da quel momento in poi, si è aperta la strada per una serie di successi con pochi precedenti, che lo ha portato al mondiale nel 1997. Nei due anni passati in 250, è arrivato il titolo nel 1999, prima che si aprissero le porte della top class.
Per ben 25 stagioni consecutive, il “Dottore” è sempre salito sul podio, per almeno una volta l’anno. Il 2020, nell’ultimo campionato corso con la Yamaha factory, i risultati sono stati deludenti, ma è riuscito comunque a bere lo champagne grazie alla terza piazza di Jerez, nel GP dell’Andalusia.
Il passaggio al team Petronas lo ha portato stabilmente nelle ultime posizioni della classifica, non riuscendo mai ad avvicinarsi ai primi tre. Il miglior piazzamento è un ottavo posto in Austria, appena dieci giorni dopo aver annunciato il suo ritiro. Mai, in carriera, era andato così male.
Le speranze per il finale di stagione
Per Valentino Rossi la strada si fa dura. Gli ultimi due appuntamenti di Portimao e Valencia non lasciano troppe speranze, ed il record sta per cadere. Il “Dottore” è apparso molto fiducioso per il GP dell’Algarve, dopo il buon passo mostrato ad aprile sullo stesso tracciato.
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Tuttavia, i riscontri delle prime libere non sembrano dargli ragione. Il rider Yamaha si è piazzato ventiduesimo ed ultimo, girando in 1’42”080. Questo significa aver rimediato quasi due secondi dal leader e neo-campione del mondo Fabio Quartararo, un gap enorme. Al nove volte iridato servirà un miracolo per arrivare al podio, ma nello sport nulla è mai deciso anzitempo.