La recente performance di Vettel negli Stati Uniti ha esaltato tifosi ed ex piloti. Lui però sembra deciso a non cambiare idea sul ritiro.
C’era una volta Sebastian Vettel. Quello che, in un giorno di pioggia del 2008, sul circuito di Monza aveva fatto impazzire tutti portando alla vittoria la piccola e priva di pretese Toro Rosso. Biondo, occhi azzurri, viso da bambino, il ragazzo riuscì a conquistare il cuore di molti. Compreso quello del consulente Helmut Marko e del dirigente Christian Horner che, ben presto, lo ingaggiarono alla sorella maggiore.
Con i colori della Red Bull il tedesco strapazzerà la concorrenza, dando vita ad un’era di supremazia, del tutto simile a quella del connazionale Michael Schumacher con la Ferrari dal 2000 al 2004. Primi posti, doppiette, sorrisi e ditini alzati, erano diventati consuetudine. Per lui e per tutti i seguaci del Circus.
Poi però, ad un certo punto, e siamo nel 2014, l’ingranaggio si è inceppato. Il giovane Daniel Ricciardo, sua nuovo vicino di box, lo manderà in crisi e lo porterà ad accettare, per il 2015 l’offerta del Cavallino.
Qui le premesse e le speranze non avranno seguito. Per cui, malgrado delle prestazioni da podio iridato, l’obiettivo posto al principio non verrà centrato. Ancora una volta sarà un giovane rampante a metterlo in difficoltà. Anzi, già la voce del suo arrivo. Dopo aver appreso nel settembre 2018 che al suo fianco l’annata successiva ci sarebbe stato Charles Leclerc, Seb non sarà più lui. Perso, falloso, lontano dagli slanci di un tempo, proseguirà così per tutto il 2019, finché a 2020 ancora da cominciare riceverà la notizia del divorzio a fine stagione.
Passato all’Aston Martin, ex Racing Point, raccoglierà poco o niente, pur mostrando di non aver perso le sue doti di guida.
Vettel fuori dalla F1, è già nostalgia
Giusto qualche mese fa, alla vigilia del GP dell’Ungheria, renderà nota la sua volontà di lasciare il motorsport per dedicarsi alla famiglia. Una scelta ben ponderata che negli Stati Uniti ha ribadito. “Certi momenti mi mancheranno, così come l’adrenalina. Ma ci ho pensato a lungo. E non vedo l’ora di scoprire cosa mi attende“, il suo commento.
E pensare che proprio nel round di Austin il #5 ha dato vita ad una delle prove più esaltanti dell’ultimo periodo, lottando con le unghie e con i denti contro la Haas di Magnussen per un settimo posto, alla fine artigliato.
“Ovviamente mi rode aver dovuto cedere. Ma devo riconoscere che è stato uno dei duelli più belli in cui sono stato coinvolto“, l’eccitazione di Kevin, sconfitto, ma felice per la battaglia e ammirato dalla performance del collega. “Ha guidato in una maniera incredibile. Per cui è un privilegio aver combattuto contro qualcuno di quel livello. Per me è stata una grande lezione. E ne farò tesoro“.
Interessante anche la riflessione successiva del danese. “Non dà l’impressione di essere un pilota a fine carriera. E’ stato grandioso“.
Rapito con il portacolori del team americano, pure Jenson Button, ormai spettatore delle schermaglie in pista. “Se tra le mani ha una macchina che gli piace, è ancora al top. In particolare l’ultimo sorpasso effettuato è stato tra i migliori a cui assistito. E dico di sempre“, le sue parole ai microfoni di Sky Sports F1.
“Ha scelto un punto coraggioso. Superare una vettura all’esterno in una curva ad alta velocità, è da brividi, in quanto se chi si trova all’interno fa un minimo errore, finisci contro le barriere full gas. E’ stato impressionante. In quei casi l’adrenalina è altissima. Ecco perché è come se avesse conquistato la corsa“, la riflessione conclusiva del campione 2009, stupefatto dalle prodezze che è ancora in grado di fare l’asso di Heppenheim, nonostante oggi siano per posizioni meno di prestigio.