Dopo i primi test in Malesia, Vinales racconta i pregi e i difetti della sua Aprilia ma racconta anche cosa dovrà fare lui per migliorare.
E’ stata una buona sessione di test quella vissuta a Sepang, in Malesia, da Maverick Vinales. Lo spagnolo ha potuto usufruire anche di due giorni extra, visto che l’Aprilia beneficia ancora dei punti di concessione previsti dal regolamento. Ed è stato davvero importante, visto che sia lui che il compagno Aleix Espargaro hanno terminato in top-5. La RS-GP ha piacevolmente impressionato, ma guai già a lanciarsi in previsioni troppo ottimistiche.
Dopo l’addio turbolento e traumatico a metà della scorsa stagione alla Yamaha ufficiale, Vinales ha confermato sul campo che la scelta di Aprilia è stata azzeccata. Qui infatti non smette di ripetere che ha trovato professionisti che hanno fame di vittorie e soprattutto un ambiente più familiare.
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Vinales e il cambio di passo in Aprilia
Visto quanto passato nelle scorse stagioni e per alzare l’asticella, la squadra ha messo a disposizione dello spagnolo pilota non solo un preparatore atletico ma anche uno psicologo dello sport, come ha spiegato Massimo Rivola: “Abbiamo deciso, con il suo agente, di formare un gruppo di lavoro per ottenere il meglio da Maverick”. E Vinales ha apprezzato: “Dobbiamo fidarci l’uno dell’altro e, soprattutto, dobbiamo essere tutti sulla stessa lunghezza d’onda”.
In pista le cose si sono subito fatte interessanti per lo spagnolo. Che è sembrato comunque sempre più in sintonia con la moto, ad ogni uscita. “Abbiamo provato diverse cose, in particolare il nuovo motore. E’ stato un vantaggio il fatto che non abbiamo dovuto fare molti test in modo da poterci concentrare sul lavoro con il motore e le impostazioni. Ogni volta che esco dai box mi sento meglio sulla moto“.
Vinales che poi ha spiegato anche cosa deve fare per trovare il limite suo e dell’Aprilia: “Per me è ancora difficile arrivarci e non è ancora possibile tirarne fuori tutto, soprattutto nel giro veloce. Se dovessi correre per la pole position, probabilmente cadrei in qualifica. Non abbiamo problemi, la moto va bene e tocca a me adattarmi alla moto. È difficile per me attaccare al momento giusto perché spesso cerco di farlo nelle aree sbagliate, il che poi porta a errori. Ho capito che la moto doveva essere mossa in modo molto aggressivo per ottenere buoni tempi”.
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E svela anche chi può essere il suo modello: “Anch’io dovrò cadere come Marquez cercando il limite. L’importante è non cadere in gara. Mi sento davvero in un gruppo che crede in me, come se fossi un rinforzo. E, quando sei davanti, la fiducia e l’entusiasmo di ogni singolo componente aumentano ancora di più”.