Tra Mercedes e Red Bull non corre buon sangue e il boss della Stella Wolff lo ha ribadito. Partita la frecciata alla dirigenza rivale.
Continua ad imperare la guerra fredda tra i due team che l’anno scorso si sono giocati fino all’ultimo il titolo iridato. Un rapporto complesso quello tra Mercedes e Red Bull sfociato spesso nella polemica assurda e nell’anti-sportività. Una reciproca antipatia che di tanto in tanto esplode e viene a galla anche ora che gli energetici viaggiano su un altro pianeta rispetto ai tedeschi.
L’ultima punzecchiatura è arrivata da Toto Wolff. L’argomento in causa, il divorzio ancora prima del matrimonio, tra la squadra austriaca e la Porsche. Una strana storia, quella che, secondo il manager viennese nasconde qualcosa che si scoprirà solo in futuro.
Wolff non si fida: svelati i suoi dubbi
A suo avviso l’unione tra la scuderia diretta da Christian Horner e la Casa di Zuffenhausen si farà eccome, malgrado tutta la “sceneggiata” delle scorse settimane. Quando dopo aver fatto intendere di essere prossimi alla firma, è saltato tutto.
La ragione, sarebbe stata la paura da parte del responsabile britannico e del fido consulente Helmut Marko di venire privati dell’autonomia decisionale in termini tecnici e relativamente ai piloti. Questo perché il costruttore germanico avrebbe imposto l’acquisizione del 50% delle quote dell’equipe.
In una situazione del genere, sarebbe stato impossibile per loro continuare ad utilizzare la metodologia attuale e la prima figura in bilico sarebbe stata proprio quella del marito di Ginger Spice. Sostituito, a quanto si vociferava, dall’attuale capo del muretto McLaren Andreas Seidl, vecchia conoscenza Porsche nel WEC. In secondo luogo, avrebbe potuto perdere senso il ruolo del talent scout, in quanto i driver non sarebbero più stati pescati dal solo vivaio Red Bull.
Sebbene sul tavolo siano state messe tutte motivazioni plausibili per il mancato accordo, per il buon Toto non ci sarebbe nulla o quasi di vero. Questo semplicemente perché la squadra con base a Milton Keynes, si è sì creata un reparto per la preparazione delle power unit. Ma la base è quella della Honda.
Per il 50enne, nel 2026, quando cambierà la normativa riguardante i propulsori, un fornitore ufficiale dovrà per forza di cose essere nominato. “Hanno adottato una strategia coraggiosa. Avere una PU loro, senza essere dipendenti da un costruttore, era ciò che avevano sempre voluto. Adesso hanno intrapreso quel cammino. Tuttavia sono curioso di vedere cosa succederà quando cambieranno le regole“, ha affermato sibillino a Motorsport-total.com.
“Hanno creato un nuovo trend. Ma staremo a vedere se il produttore di Stoccarda entrerà lo stesso e brandizzerà il motore, o se lo farà quello di Sakura“, ha proseguito nel suo ragionamento.
Un mancato accordo che danneggia tutti
Non è comunque la prima volta che gli austriaci si trovano in una vicenda del genere. Già tra il 2016 e il 2018, a seguito delle tensioni con Renault, il team decise di scendere in pista con l’unità francese, ma nominata TAG Heuer.
In linea con il pensiero espresso in altre occasioni, il capo della Stella si è detto dispiaciuto di non poter avere da subito un simile binomio da battere. “Come rappresentate di Mercedes mi dispiace non poter lottare con loro. Una partnership del genere sarebbe stata grandiosa. Sia per la F1, sia per l’appeal che avrebbe creato“, ha concluso la sua riflessione, conscio altresì che avere la meglio su un produttore leader nell’automotive, ha tutto un altro sapore e significato rispetto a fare lo stesso contro una bevanda.