Yamaha, resurrezione o solo un bluff? Le parole che lanciano l’allarme

Dopo il podio in Indonesia, Quartararo esulta ma non troppo. Ma a lanciare oscuri segnali per il futuro sono anche gli altri piloti Yamaha.

A Mandalika, nello scorso weekend, una gara bagnata in MotoGP ha decisamente messo a dura prova tutti i team. Se la Ducati, almeno quella ufficiale, continua in un percorso di crescita al rallentatore, ha sorpreso lo stato di forma della KTM, che è andata a vincere con Miguel Oliveira. Ancora non al top la Suzuki, così come ha fatto rumore il tonfo della Honda, orfana ancora una volta del suo gioiello Marc Marquez. Ha sorpreso invece in positivo la Yamaha, che dopo le difficoltà del Qatar ha rimesso la testa davanti.

Fabio Quartararo (foto Ansa)
Fabio Quartararo (foto Ansa)

Ottime prove, qualifiche con qualche piccolo intoppo e una gara in crescendo che hanno portato il campione del mondo Fabio Quartararo ad agguantare una seconda posizione che dà morale per il resto della stagione.

La realtà però è che nella casa di Iwata i dubbi persistono. E sono molto forti. I test qualche settimana fa sulla pista indonesiana avevano raccontato di una griglia molto corta, con quasi 20 piloti racchiusi in un secondo e Yamaha competitive. Il GP ha in pratica rispecchiato i valori visti precedentemente, con la moto giapponese lì davanti sia con il campione del mondo che con Franco Morbidelli.

In condizioni di asciutto, di sicuro avremmo visto una gara parzialmente diversa, forse proprio con Quartararo grande favorito. Sul bagnato il francese ha avuto qualche problema iniziale ma la rimonta finale a pochi secondi dal vincitore ha fatto capire che la Yamaha quest’anno può essere affidabile in condizioni di bagnato. Subito dopo il traguardo c’è chi ha gridato al miracolo, parlando di una M1 finalmente tornata competitiva. Ma la verità è che i piloti in primis non credono in questo “miracolo”.

Yamaha: ecco i problemi della moto

A partire da Quartararo, che ai microfoni di Sky ha ribadito come ci sia tanto da lavorare e che la gara indonesiana non deve essere mal interpretata. Anzi, ha tenuto ha dire che in Argentina “sarà la corsa più difficile dell’anno”. Perché i problemi vissuti alla fine del 2021 e in Qatar si potrebbero ripresentare. “Sappiamo che abbiamo scelto qualcosa sulla moto che avrebbe reso difficoltosa la prima parte del mondiale”, ha poi aggiunto il campione del mondo, che apre qualche spiraglio dopo l’estate, ma ci sarà da soffrire, e tanto, fino ad allora.

Tutti i piloti hanno confermato un grip migliore al posteriore della Yamaha, grande difetto degli scorsi anni. Ma forse su questo può aver inciso la riasfaltatura recente del tracciato. Ma per il resto i problemi sono tutt’altro che risolti. Morbidelli ha confessato di voler continuare a pensare positivo ma ha anche lanciato un allarme a Yamaha, perché per lui questa M1 è ancora difficile da guidare e che per andare come Quartararo deve essere sempre troppo al limite. E questo non va bene.

“Se non è tutto al top, faccio fatica. E per ora comunque l’unica certezza che ho è che stiamo lavorando bene”, ha detto l’italo-brasiliano, secondo cui non ci si deve esaltare per un exploit ma neanche buttarsi giù troppo per quanto visto in Qatar. Ma sembra essere l’unico a pensarla così. Perché Andrea Dovizioso è da settimane che la vede nera. Anche se qualcosina forse in Indonesia, dal punto di vista tecnico ha trovato. Ma troppo spesso ha ripetuto che qualcosa non va e che non è il momento di parlare troppo. Segno che le difficoltà sono importanti. Insomma in Argentina meglio prepararsi al peggio in casa Yamaha.

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