Yamaha e la premonizione di Quartararo diventata realtà: fine di un’era?

Il weekend argentino ha certificato la crisi Yamaha. Che Quartararo aveva predetto. Siamo davvero ai titoli di coda di una favola iniziata nel 2004?

Siamo appena a tre GP in questo 2022 ma c’è già chi rischia di dire addio ai propri sogni di gloria. Ed è la Yamaha, che come Honda sta vivendo un periodo di deciso appannamento, dovuto a una crisi tecnica che non sembra voler finire. Soprattutto per colpe proprie. Una tensione che è sfociata a Termas de Rio Hondo con le incredibili parole del campione del mondo Fabio Quartararo, che ha aperto a un possibile addio a fine stagione, dovessero continuare così le cose.

Fabio Quartararo (foto Ansa)
Fabio Quartararo (foto Ansa)

Ma il francese lo aveva già detto dopo il podio in Indonesia: “In Argentina vivremo il weekend più difficile dell’anno”. Perchè sapeva a che livello è ora la M1. Ma cosa sta accadendo all’interno della casa di Iwata? Come mai si è arrivati a questo punto senza riuscire minimamente a mettere mano a una situazione che era già chiara da tempo?

Yamaha e una crisi senza fine: game over?

Che le cose non vadano troppo bene è dal 2018 che sembra evidente. I segnali c’erano tutti: all’epoca sia Valentino Rossi che Maverick Vinales lamentavano un posteriore sempre in crisi per un consumo anomalo della gomma, per non parlare poi del feeling con l’anteriore e una potenza del motore decisamente insufficiente per poter competere con Ducati. Erano volate anche parole grosse tra piloti e vertici Yamaha, con una situazione che si è protratta fino al 20210, quando finalmente si è cominciato a mettere le basi per un lavoro differente, più simile agli altri team, con una squadra sviluppo in pianta stabile in Europa che doveva dare impulso per una rivoluzione tecnica che nella realtà non è mai arrivata.

Nel frattempo sono cambiati i piloti (Fabio Quartararo e Franco Morbidelli), ma la sinfonia no. Ma se il francese lo scorso anno, merito di una prima parte di stagione sopra le righe, ha salvato la baracca, adesso tutti i nodi sono venuti al pettine. E si rischia davvero di fare un tonfo molto duro.

I numeri parlano chiaro: in tre gare solo un secondo posto per Quartararo in Indonesia, poi un 9° e un 8° posto. Dall’altra parte del box un 11° e un 7° posto, oltre al ritiro in Argentina. Un ruolino così misero non lo si vedeva da tempo. Se nel 2018 e nel 2014 quantomeno arrivarono due podi, prima del cambio di passo coinciso con il ritorno in Europa, per trovare un inizio così scioccante bisogna andare fino al 2003, l’ultimo anno prima dell’era Valentino Rossi, quando tra Checa, Abe e Melandri si racimolarono giusto un settimo e un ottavo posto. Ed è tutto dire, perché parliamo di una Yamaha ancora in cerca di se stessa, che vagava senza una meta. E oggi si è tornati lì, quasi al punto di partenza, senza che qualcuno impedisse questo lento quanto inesorabile declino.

La M1, seppur valida, è vecchia e con i soliti difetti. Mentre le altre vanno, la Yamaha nelle prime fasi fa una fatica tremenda a tenere il passo. Migliora solo col passare dei giri, ma il danno ormai è fatto. E questo quando va bene. Altrimenti la moto in altre occasioni semplicemente non va, o va a strappi, senza una vera spiegazione. Ad Austin il rischio è di vivere un’altro weekend di passione. Ma la certezza ora è una soltanto: che la pazienza sta per finire, in particolare quella di Quartararo.

Il tempo sta per scadere, senza un cambio di passo, il baratro è sempre più vicino. E all’orizzonte non c’è un altro Quartararo o Valentino Rossi disposto a mettersi in gioco per fare la rivoluzione. Perché se manca la voglia dal di dentro in casa Yamaha, non vale la pena. E questo lo ha capito bene il campione del mondo, ma forse tanti altri nel paddock. Che sia ormai inevitabile la fine di un’epoca? Ormai la sentenza è vicina.

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