La “difesa” di Zarco nei confronti del compagni di marca Bagnaia in Thailandia ha fatto evocare un altro caso ben più grave. Ma è giusto?
Il GP di Thailandia ci ha restituito un Mondiale MotoGP di nuovo apertissimo, con ben cinque piloti che sono matematicamente in corsa per il titolo. Davanti Fabio Quartararo è riuscito a sperperare 91 punti di vantaggio su Pecco Bagnaia, con l’italiano che ora è a sole due lunghezze dal campione del mondo in carica, che solo tre mesi fa sembrava ormai avere in pugno la riconferma. Alle loro spalle Aleix Espargarò, ora a 25 punti, seguito poi dal duo Enea Bastianini-Jack Miller, rispettivamente a 39 e 40 punti dal transalpino. Insomma si prospettano tre GP da qui alla fine della stagione davvero di fuoco, dove tutti hanno l’opportunità di poter dire la loro. Anche se, vedendo i numeri, sono i primi due i veri rivali che possono contendersi la corona.
In realtà però questo tema è quasi finito in secondo piano, lasciando spazio a una polemica che riguarda la Ducati. Infatti non è assolutamente piaciuto a qualcuno quanto accaduto sul finale della corsa, quando Bagnaia era inseguito da Marc Marquez nella lotta al terzo posto. In quel frangente infatti è tornato sotto con un ritmo decisamente superiore Johann Zarco, che prima ha superato con facilità lo spagnolo per poi dare vita a una sorta di tira e molla con Bagnaia, che ha portato il pilota ufficiale della Rossa ad avere un piccolo vantaggio all’ultimo giro che gli ha permesso di difendere la posizione.
Secondo la critica, la mossa del francese è stata platealmente una difesa nei confronti del leader Ducati che si sta giocando il titolo. E non ci sarebbe niente di nuovo, perché in realtà i vertici di Borgo Panigale a più riprese nelle ultime gare hanno chiesto, più o meno platealmente, ai piloti dei team satelliti di usare una certa accortezza nei confronti del loro uomo che sta cercando di portare a casa un Mondiale che manca dal 2007 con Casey Stoner.
In realtà il dubbio che quella di Zarco fosse una mossa proprio in difesa del suo leader, anche se non compagno di box, era venuta anche in diretta, ma poi ci ha pensato lo stesso pilota del team Pramac nelle interviste post-gara a confermare che le raccomandazioni da parte dei vertici Ducati su come comportarsi in pista in occasione di “scontri diretti” sono arrivate già da Misano, quando a confrontarsi allora furono Bagnaia e Bastianini. In sostanza Dall’Igna e soci hanno ribadito agli altri piloti che va bene lottare per la vittoria, ma per le altre posizioni “si può dare una mano”. In pratica vuol dire avere quantomeno un occhio di riguardo per Bagnaia che lotta per il titolo.
Zarco-Bagnaia, c’è davvero qualcosa di male?
Naturalmente questo ha rinfocolato le polemiche, con chi ha parlato di atteggiamento antisportivo della Ducati, tirando in ballo anche l’episodio di Valencia 2015 quando, dopo i fattacci tra Valentino Rossi e Marc Marquez in Malesia, lo spagnolo andò a difendere il connazionale Jorge Lorenzo, “scortandolo” fino alla vittoria senza accennare mai a un tentativo di sorpasso che, in caso di rimonta del campione di Tavullia, poteva significare perdita del Mondiale.
In realtà però la differenza c’è ed è notevole, perché in quel caso fu un “aiuto” tra spagnoli ma anche tra due che Valentino Rossi proprio non lo sopportavano, ma cosa ben più grave fu un’alleanza tra un pilota Honda e uno Yamaha, con il primo che di fatto difese il titolo di un avversario. A dire il vero inoltre c’è da dire che negli sport motoristici, come in altri, gli ordini di scuderia sono sempre esistiti. Dalla F1 al ciclismo, le indicazioni dall’alto sono arrivate in passato, ne arrivano e ne arriveranno. E’ questione di business anche, come in questo caso. Di sicuro non piace la maniera evidente in cui sta avvenendo, ma la polemica sembra comunque sterile.
C’è da dire poi un’altra cosa: se Quartararo perderà il Mondiale in favore di Bagnaia non sarà per questi giochi di squadra. Innanzitutto sarà per colpa di una Yamaha che non ha messo nelle condizioni il francese di difendersi dal punto di vista tecnico contro una Ducati che è sembrata fin da subito superiore alla concorrenza. Impossibile guidare al limite per tutti i GP per il transalpino, che prima o poi doveva incappare in qualche giornata storta, dove anche il manico non può nulla contro una moto che non va. Dall’altra deve prendersela con la Dorna, che ha permesso alla Rossa di avere nel Mondiale otto moto in griglia. Dorna che dopo l’addio di Suzuki ha detto che non c’è necessità di altri costruttori nel Mondiale al momento. Ma il business, si sa, è più importante in certi casi.